Annalisa Bucchieri

Salviamo la memoria

CONDIVIDI

A 20 anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio e a 30 da quella di via Carini, un progetto fotografico rivolto ai giovani ci aiuta a ricordare le vittime della mafia a Palermo, tra cui i tanti poliziotti delle scorte, e a ripartire dal loro sacrificio

Quando 30 anni fa a Palermo furono stroncati Dalla Chiesa, la moglie e il poliziotto della sua scorta lei non era neanche nata, quando il capoluogo siciliano e l’Italia intera furono stravolti dagli assassinii di Falcone e 57 giorni dopo di Borsellino lei aveva appena 9 anni e frequentava le elementari a 500 metri da via d’Amelio. Non capiva bene cosa stesse succedendo, fu solo immensamente colpita dalla frase del magistrato Caponnetto, orecchiata dalla Tv: “è finito tutto”, ma nessuno, né a scuola né in famiglia, trovò le parole giuste per spiegare. Del resto come spieghi ad una bambina che “è finito tutto”? È partito dall’esigenza, prima di tutto personale, di trovare un senso e un superamento a quella frase disperata e rassegnata il progetto Topografia della memoria della fotografa Michela Battaglia: documentare così come si presentano oggi i luoghi nella provincia di Palermo dove la mafia ha stroncato vittime innocenti in più di un secolo di storia. Si parte dal primo omicidio di Cosa Nostra riconosciuto come tale, il delitto “eccellente” dell’ex sindaco di Palermo Emanuele Notarb

...


Consultazione dell'intero articolo riservata agli abbonati

01/07/2012