Cristiano Morabito e Sergio Foffo

London calling

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31 atleti del Gruppo sportivo Fiamme oro della Polizia di Stato difenderanno i colori italiani e cremisi alla XXX edizione dei giochi olimpici estivi

“Save the date”, direbbero gli inglesi, ossia “ricordatevi la data”. Il giorno è fissato ed è il 27 luglio, quando la fiaccola, accesa mesi fa con un rito che si ripete immutabile da decenni con il sacro fuoco di Olimpia, farà l’ingresso nello stadio olimpico di Londra ed andrà ad alimentare quel braciere che arderà ininterrottamente fino al 12 di agosto, giorno della cerimonia di chiusura, accompagnando gli atleti in ogni gara. Un’Olimpiade particolare quella che si terrà in terra inglese, soprattutto per la casualità di due cifre: il 30 e il 60. Infatti si tratterà della trentesima edizione dei giochi estivi che si terranno nell’anno del sessantesimo anniversario dell’ascesa al trono della regina Elisabetta II. Una “casualità” cui, sicuramente, il Comitato olimpico britannico avrà fatto caso al momento della presentazione della candidatura.
Ai nastri di partenza ci saranno ben 292 italiani, la cui missione sarà quella di migliorare la prestazione di Pechino 2008, quando gli azzurri si aggiudicarono 27 medaglie, di cui ben otto del metallo più pregiato. Una pattuglia particolarmente nutrita quella della compagine italiana a Londra, della quale faranno parte anche 31 atleti del Gruppo sportivo Fiamme oro. Risalta subito il numero dei partecipanti che, in 14 discipline, difenderanno i colori italiani e il cremisi delle Fiamme e che sono undici in più (erano 20 a Pechino) della spedizione in terra d’oriente del 2008, in cui i nostri alfieri contribuirono non poco al bottino azzurro, portando a casa ben sette medaglie, di cui tre d’oro. «Ciò che mi preme sottolineare – dice il presidente del GS Fiamme oro, Francesco Montini – è che le tre medaglie d’oro vinte a Pechino sono state ottenute tutte in discipline individuali».
Dunque sarà, come succede ogni quattro anni, l’occasione di vedere all’opera atleti che durante le stagioni sportive non hanno occasione di mettersi in mostra perché praticano quegli sport che, a torto, vengono definiti “minori”, ma che di minore hanno solamente l’esposizione mediatica, poiché il sacrificio per praticarli è lo stesso, se non maggiore, delle discipline più in vista.
La storia delle Fiamme oro ai Giochi olimpici parte da Melbourne ’56, data della prima apparizione del gruppo sportivo della Polizia di Stato e della prima medaglia. Fu infatti il pesista Ermanno Pignatti a salire sul gradino più basso del podio nella categoria dei 75 kg aggiudicandosi il bronzo. Da allora, la partecipazione delle Fiamme alle Olimpiadi estive è stata costante (quella di Londra sarà la tredicesima) ed ha portato ben 61 medaglie (29 ori, 10 argenti e 22 bronzi) all’Italia dei cinque cerchi. Come non ricordare i 200 metri d’oro di Livio Berruti a Roma ’60, oppure le vittorie di Alessandro Andrei e Daniele Masala a Los Angeles ’84, o ancora le 16 medaglie d’oro degli schermidori (di cui quattro solo della Vezzali), oppure gli indimenticabili exploit di Roberto Cammarelle e Andrea Minguzzi ai Giochi di Pechino nel 2008?
«La prestazione di Pechino – continua Montini – sarà difficilmente eguagliabile. Ma io ripongo molte speranze soprattutto in due sport: pugilato e scherma. Nel primo, quest’anno, i mondiali di Baku ci hanno portato solamente una medaglia di bronzo, mentre prima di Pechino, a Chicago, avevamo inanellato due primi posti. A Londra ci presenteremo con Cammarelle, Valentino e la “new entry” Cappai, un minimosca di 19 anni e 49 kg, qualificatosi all’ultimo e il più giovane pugile italiano mai salito sul ring ai Giochi. Per la scherma, dove il nostro Gruppo sportivo è leader a livello mondiale, oltre a Valentina Vezzali, avremo anche Elisa Di Francisca, che potremmo definire come “il nuovo che avanza”. Ma sono anche molto fiducioso nella nostra pattuglia di nuotatori, tra i quali penso che la Grimaldi nel gran fondo potrà darci molte soddisfazioni, e dei tiratori, con la Rossi che quest’anno è arrivata seconda in coppa del mondo».
Dire che in discipline come la scherma il GS Fiamme oro sia leader a livello mondiale, non è un eufemismo, ma è avvalorato dai risultati che negli anni ed in giro per il mondo gli schermidori cremisi portano a casa. La scherma, come anche il pugilato ed altri sport cosiddetti “minori”, si reggono fondamentalmente su personaggi di eccellenza e sui gruppi sportivi militari, senza i quali non sentiremmo mai parlare di azzurro in molte discipline olimpiche. Infatti le Fiamme oro portano avanti da anni una programmazione sistematica che ha permesso al Gruppo sportivo di crescere sia come discipline praticate (attualmente sono 39) sia nel numero degli atleti (circa 350) che ancora, e soprattutto, dal ricambio generazionale che viene assicurato dalle sezioni giovanili aperte su tutto il territorio nazionale. «È singolare notare come alcuni sport – prosegue Montini – siano radicati in precise realtà locali. Ad esempio le Marche, a Jesi in particolare, sono la terra delle fiorettiste, mentre gli uomini fanno base in Toscana, a Livorno; la pesistica, invece, trova la sua maggior espressione in Sicilia, a Caltanissetta, mentre gran parte dei pugili sono di origini campane».
Un’altra particolarità della spedizione cremisi in Gran Bretagna è quella di una maggior presenza di atlete (nove, circa il 25% della squadra) rispetto alle precedenti edizioni. «Nell’ultimo quadriennio olimpico – fa notare il presidente delle Fiamme oro – abbiamo incrementato e curato il numero di donne nelle nostre discipline. Una volta, soprattutto per tradizione, la presenza del gentil sesso era minima, ma ultimamente, seguendo il trend dello sport italiano, il cremisi si sta colorando sempre più di rosa, anche perché, e sono i risultati a confermarlo, il futuro dello sport italiano sono convinto sia riposto nelle donne».
Sono dunque 31 gli atleti cremisi che a Londra difenderanno il tricolore nelle varie discipline olimpiche, una pattuglia nutrita come non mai, che è frutto di una politica gestionale positiva che la dirigenza del Gruppo sportivo porta avanti da tempo, a partire dai concorsi. Infatti dal 2008 sono stati indetti, con cadenza annuale, gli arruolamenti differenziati in polizia dedicati agli sportivi. «Siamo stati fortunati – conferma Francesco Montini – perché il vertice della Polizia di Stato ci ha sostenuti costantemente. Senza questo sostegno non avremmo potuto bandire i concorsi e, quindi, alimentare sempre con forze nuove il Gruppo sportivo, così come non avremmo potuto aprire così tante sezioni giovanili in tutto il Paese e portare avanti idee nuove, dal punto di vista organizzativo, del miglioramento delle strutture, ma anche da quello economico-finanziario».
Ed è proprio l’aspetto economico quello meno conosciuto del Gruppo sportivo e sul quale il suo presidente desidera porre l’accento: «La gestione finanziaria di una struttura come questa non è semplice – dice Montini – ma posso permettermi di dire che siamo dei bravi economi. È inutile nascondere che il costo principale è costituito dagli stipendi degli atleti, ma di contro bisogna dire che, fondamentalmente, noi ci autofinanziamo attraverso gli introiti provenienti dalle sezioni giovanili, da un piccolo contributo del Coni, nonché dalle sponsorizzazioni di grandi aziende che legano il loro marchio a quello della Polizia di Stato. Da queste riusciamo ad ottenere soprattutto il materiale tecnico a bassissimo prezzo o, il più delle volte, addirittura gratis».
Ma il Gruppo sportivo può essere considerato anche come un investimento nel futuro, perché, una volta smessi i panni dell’atleta, gli sportivi delle Fiamme oro che non restano nell’ambito dello sport come tecnici o dirigenti, dopo un corso di aggiornamento di quattro mesi, vengono restituiti ai servizi di polizia. Considerando che l’attività di un tesserato delle Fiamme può iniziare a 17 anni e che la vita sportiva ad alto livello di un atleta può arrivare ai 25-27 anni, una volta non più in attività, la Polizia di Stato riceverà in cambio un poliziotto giovane e in ottimo stato fisico. E negli ultimi anni sono stati restituiti al servizio più di cento poliziotti.
Ma le Fiamme oro non “producono” solo atleti di livello internazionale, ma immettono nel mondo sportivo nazionale anche manager, dirigenti ed allenatori che, a diverso titolo, sono inseriti nelle varie federazioni sportive.
Dunque, Londra chiama e le Fiamme oro, insieme a tutta la spedizione italiana, rispondono che, permetteteci di dirlo anche se il barone de Coubertin se ne avrà a male: l’importante è sì partecipare, ma vincere è meglio!

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Il nostro alfiere: Valentina Vezzali
Abbiamo incontrato, prima della partenza per Londra, la fiorettista Valentina Vezzali che di Olimpiadi ne ha già disputate quattro, vincendo sette medaglie (5 ori, 1 argento e 1 bronzo) e sarà l’alfiere della spedizione azzurra che aprirà la sfilata della squadra italiana alla cerimonia di inaugurazione, portando il Tricolore. Una grande atleta che è di diritto entrata nella leggenda dello sport ma che allo stesso tempo è moglie, mamma e poliziotta.

Dopo tante vittorie in tutte le competizioni, come si affronta mentalmente un’Olimpiade, c’è sempre l’emozione della prima volta o ci si abitua a certi palcoscenici?
L’emozione c’è sempre ed è impossibile essere scevri dal provarla. Questa di Londra sarà la mia quinta Olimpiade, ma ogni volta è sempre diversa ed è sempre un’emozione nuova, perché in quattro anni cambi, maturi ed arrivi alla cerimonia inaugurale ben diversa rispetto a quella precedente. A Barcellona ero ancora una “bambina”, ad Atlanta una “ragazza”, ad Atene una moglie, a Pechino una madre. A Londra arrivo da donna completa, che però ha ancora tanto da dire.

Nessuno più di te meritava l’onore di essere l’alfiere della spedizione azzurra, che significato ha portare il Tricolore durante la cerimonia inaugurale?
È un onore ed una responsabilità. Quando il Coni, che non smetterò mai di ringraziare, mi ha comunicato la scelta e poi mi ha chiesto di essere presente nel corso dei lavori del Consiglio nazionale, con a fianco anche il capo della Polizia, Antonio Manganelli, ho provato un insieme di emozioni uniche e difficili da esprimere. Man mano, poi, ho riflettuto sul valore del portare il Tricolore alla cerimonia inaugurale di un’Olimpiade e, confesso, che questa bandiera, se ci penso, è sempre più pesante, ma allo stesso tempo, aumenta anche il senso d’orgoglio. Tra l’altro, per la mia famiglia, il Tricolore ha un valore affettivo particolare. Mia madre, infatti, è di Reggio Emilia, laddove fu cucita la prima bandiera tricolore. Lei mi ha sempre detto che per questo “sente” in modo particolare l’appartenenza all’Italia.

Che valore ha per un atleta rappresentare il proprio Paese alle Olimpiadi? Il fatto di essere la portabandiera ti fa sentire maggiori responsabilità?
Credo sia l’onore più grande per un atleta. Hai in mano un simbolo di una intera Nazione, anzi del tuo Paese. Sei la prima ad entrare in uno stadio sotto gli occhi non solo delle migliaia di persone presenti ma anche di tutto il Mondo. Prima la voce che annuncia “Italia” e poi tocca a te entrare con la bandiera in mano, precedendo tutti i migliori atleti della tua Nazione. Ho i brividi solo a pensarci. È, senza dubbio, una responsabilità. Personalmente spero di poter portare in alto questa bandiera e di farla sventolare, rappresentando tutti gli italiani, sportivi e non. Ma soprattutto spero di non inciampare!

Oltre all’Italia rappresenti anche la Polizia di Stato…
È una responsabilità maggiore. Avverto da sempre molto vicina la Polizia di Stato e, nello specifico, le Fiamme oro. Ho apprezzato molto la presenza del capo della Polizia, Antonio Manganelli, quando il Coni ha ufficializzato la scelta del ruolo di alfiere. Così come mi fa sempre piacere quando i vertici delle Fiamme oro presenziano tra il pubblico alle mie gare. Essere una poliziotta, l’ho sempre dichiarato, è per me un onore. Ricordo che, quando ero più giovane, guardavo con ammirazione il marito di mia sorella, poliziotto anche lui, quando indossava l’uniforme. Ho sempre sognato di indossarla anch’io e, sono riuscita a realizzare anche questo. Adesso, magari in futuro, mi farebbe piacere essere utile alla Polizia di Stato. Magari da commissario! (dice sorridendo, ndr).

Alla luce delle ultime classifiche internazionali sei ancora la prima della classe. Come ti senti e che sensazioni hai per la gara?
Arrivo a ridosso di questa Olimpiade dopo una stagione particolarmente lunga, in cui ho comunque mantenuto inalterata la leadership nel ranking mondiale. Inoltre, l’incidente stradale di novembre ha condizionato la preparazione fisica d’inizio stagione. Adesso, poi, gli impegni ufficiali da “portabandiera”, oltre ovviamente ad un aumento delle richieste dei media prima di queste olimpiadi, mi hanno un po’ “distratta” dagli allenamenti. Ecco perché quest’ultimo mese, in cui saremo in ritiro a Norcia, con la Nazionale, sarà utile per concentrarmi solo sull’obiettivo che mi sono posta da quattro anni.

Molti atleti hanno dei riti portafortuna o delle scaramanzie… non ti chiediamo quali sono (tanto non ce le diresti perché altrimenti non funzionano), vorremmo sapere solo se sei superstiziosa e se hai dei tuoi riti.
Come tutti gli sportivi, anche io sono particolarmente scaramantica. Ho delle mie “scaramanzie” e dei particolari che non possono mancare durante una gara. Un giorno, quando magari appenderò il “fioretto al chiodo”, li svelerò tutti. Per il momento, ne ho ancora bisogno!

Hai un modo particolare per trovare la concentrazione prima di un assalto?
Ho dei miei rituali. Cerco la concentrazione ascoltando della musica, soprattutto nella fase di riscaldamento atletico. Poi un pensiero al cielo, a mio padre. Infine solo silenzio dentro di me. Mi isolo da tutto e tutti, rischiando a volte di apparire scontrosa o maleducata con chi mi incontra nei momenti precedenti un assalto. Ma in realtà sono solo alla ricerca del silenzio e della piena concentrazione.

Qualcuno afferma che non è possibile conciliare la vita da atleta di alto profilo con quella familiare, ma tu ci riesci molto bene, qual è il segreto?
Non c’è un segreto. Bisogna solo rispettare le priorità e, soprattutto, non scoraggiarsi dinanzi ai tanti sacrifici che sei costretta ad affrontare e che, purtroppo, costringi ad affrontare anche chi ti vuole bene.

Come si arriva a 38 anni a disputare la quinta Olimpiade da protagonista?
Con tanta voglia di mettersi in gioco ogni giorno, infinita passione per lo sport e soprattutto tenacia e forza di volontà per affrontare le mille difficoltà ed i periodi difficili che in una carriera non mancano mai.

Lo sport italiano ad alti livelli è sempre più al femminile, che importanza hanno oggi le donne nello sport?
Io credo che, da un po’ di tempo, lo sport al femminile stia attraversando un periodo d’oro. L’Italia sportiva, già da diversi quadrienni olimpici, ha potuto apprezzare le capacità delle donne azzurre di saper cogliere risultati e di rappresentare al meglio il Paese. Sarebbe facile dire, da donna, che abbiamo una marcia in più rispetto agli uomini. In realtà, abbiamo forse più grinta e tanta voglia di dimostrare il nostro valore! Ma a Londra non ci sarà differenza tra uomo e donna. Siamo tutti italiani e tutti desiderosi di far sventolare il Tricolore!

Un grande “in bocca al lupo” da parte della redazione di Poliziamoderna, del sito web e da tutti i tuoi colleghi della polizia che ti seguono sempre e fanno il tifo per te.
Crepi il lupo e sempre grazie per l’affetto che avverto. Fate in modo che il vostro tifo si avverta anche a Londra. Ne abbiamo tutti bisogno!

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Londra in numeri cremisi
4 – le Olimpiadi cui ha preso parte Valentina Vezzali. Londra sarà la quinta
7 – le medaglie olimpiche di Valentina Vezzali
7 – le medaglie vinte da atleti cremisi a Pechino nel 2008
9 – le donne cremisi alle olimpiadi 2012
13 – compresa quella di Londra, le edizioni delle olimpiadi con FFOO
14 – le discipline delle Fiamme oro a Londra
17 – gli anni di Mirco Scarantino, il più giovane
19 – i giorni delle Olimpiadi
22 – gli uomini delle Fiamme a Londra 2012
30 – le edizioni delle Olimpiadi estive
31 – gli atleti cremisi a Londra 2012
43 – gli anni di Francesco D’Aniello, il più anziano
49 – i chili di Manuel Cappai, il più leggero
61 – le medaglie delle Fiamme Oro alle Olimpiadi estive
105 – i chili dell’atleta più pesante, Roberto Cammarelle
162 – i cm di Anna Maria Mazzetti, la più minuta
191 – i cm del canottiere Lorenzo Carboncini, il più “slanciato”
292 – gli atleti della nazionale italiana a Londra
1956 – a Melbourne la prima medaglia di un atleta FFOO
1960 – a Roma Livio Berruti vince la prima medaglia d’oro per le FFOO

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01/07/2012