di Lucia Serino*

Come proteggere un’isola felice

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Tranquilla e discreta, Potenza deve la sua dimensione di città a misura d’uomo all’impegno della polizia

Se il luogo comune vuole Potenza città tranquilla e sicura in una regione stretta da prossimità territoriali che ben altri fenomeni criminali conoscono, è altresì vero che proprio in una provincia apparentemente avulsa da rischi diventa più significativo l’impegno di una prevenzione che qui significa soprattutto impedire il contagio delinquenziale.
Discreta e silenziosa Potenza si inerpica, con i suoi rigori invernali e le sue scalette, su di una vetta che la rende unica nella geografia dei capoluoghi regionali italiani. È il più alto d’Italia e guida una regione che rappresenta, nel Mezzogiorno d’Italia, un altro Sud. La Basilicata è anomala, Potenza lo è ancora di più, per nulla metropolitana, senza le devianze e le derive delle grandi città, con le storture, però, di un luogo che respira la stessa aria dei boschi e delle cime che la circondano e che si è dovuta adeguare ai ritmi dell’essere fulcro catalizzatore della politica regionale. Pochi reati, scarsa violenza, un territorio ben protetto anche grazie al naturale carattere mentale di chi lo abita. Molto controllo sociale reciproco. Ma anche molte nuove emergenze. Scuote la sensibilità cittadina ogni piccola allerta. Paure innate, aggressioni “importate”, atti di intimidazione piccoli o grandi, soggezioni ai nuovi e vecchi criminali dell’economia e, soprattutto, vittime di corporazioni e familismi che in contesti piccoli spesso soffocano le parità di partenza. Non ci sono fatti di sangue, contenuto l’allarme del racket che pur va crescendo in altri contesti regionali, come il Metapontino, avanzano pero gesti quotidiani di microcriminalità che insidia la proverbiale tranquillità domestica. Di indole riservata e discreta, poco tempo per la chiacchiera di piazza, spesso anche per il clima, i potentini conservano molte sane tradizioni intatte importate dall’entroterra perché Potenza, naturale sede di uffici ed enti, dagli anni Settanta in poi si è via via amplificata di flussi di famiglie che dalle campagne si spostavano in città. Crescevano gli abitanti, si espandeva l’edilizia, intaccando però l’urbanistica originaria di viuzze e scalette con nuovi palazzoni a otto, nove piani che si arrampicano a terrazza lungo i tornanti della città. Per molti uno scempio estetico, in effetti le costruzioni si sono issate senza un piano razionale, anzi con qualche speriment

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01/06/2012