Annalisa Bucchieri
Noi più forti
Reclutatori di Hezbollah arrestati a Terni, un marocchino affiliato alla Jihad fermato a Brescia, militanti del Pkk curdo che estorcevano denaro per finalità terroristiche scoperti a Venezia. Uomini pronti all’azione più violenta “disinnescati” dall’attività investigativa della Polizia di prevenzione e delle Digos periferiche nel corso degli ultimi due mesi.
Se da una parte questi episodi ci confermano che l’allerta terrorismo è sempre alta non solo in Europa (come la strage di Tolosa ha tristemente indicato) o in Afghanistan (vedi gli attacchi ai contingenti militari occidentali) ma anche nel nostro Paese, dall’altra ci raccontano una strategia di contrasto e soprattutto di prevenzione nella quale l’Italia eccelle. Tanto da fare scuola.
Lo ribadisce la scelta del Marshall Center, il più importante istituto di formazione e di studio nel mondo sull’antiterrorismo, che quest’anno ha voluto svolgere presso la Scuola superiore di Polizia di Roma i suoi Stati generali. Un tributo implicito all’efficacia della lotta italiana all’eversione e allo stragismo attuata con il potenziamento della prevenzione e della cooperazione internazionale. Il giorno dopo l’uccisione del killer di Tolosa molti hanno lamentato che Mohamed Merah poteva essere fermato prima. Ecco: gli arresti di Terni, Brescia e Venezia non sono avvenuti in flagranza di reato, dopo un ritrovamento di armi, quando ormai era troppo tardi, bensì prima che la macchina organizzativa degli attentati si fosse messa in moto. Ancora nella fase di reperimento di fondi e di reclutamento di adepti.
Di questo raccontiamo nel primo piano di aprile di Poliziamoderna con un’esclusiva intervista al direttore Ptts del Marshall Center, con i contributi dei vertici dell’Antiterrorismo italiano, con un focus sulle donne occidentali convertite alla Jihad. Riguardo al “fronte interno” dell’eversione vale ricordare le parole del capo della Polizia Antonio Manganelli in merito all’incendio della centralina elettrica alla stazione di Milano, dove è stata trovata una scritta no-Tav: «Credo che ci siano tensioni dovute alle gravi crisi occupazionali, alla crisi economica che investe non solo l’Italia, ma l’Europa e l’intero pianeta. L’anarcoinsurrezionalismo e i suoi obiettivi non sempre coincidono con il tema delle tensioni sociali che esistono al di là dell’oltranzismo. Negli ultimi tempi soprattutto per l’adesione dell’anarcoinsurrezionalismo ad un network internazionale, ispirato dalle cellule greche, costituiscono un fenomeno a cui guardiamo con grande attenzione, ma non con preoccupazione perché crediamo di essere noi più forti».