a cura di padre Franco Stano
Il bus, condensato di vita
Viaggio volentieri in bus. Qui infatti, dove c’è un punto da cui si parte e un punto in cui si arriva, mi par di leggere un intero condensato della vita. Ci sono delle fermate e c’è gente che sale e che scende, come nella vita. Come nella vita, c’è gente che siede e gente che va in piedi. In piedi vanno normalmente quelli che debbono andare seduti; seduti, quelli che debbono andare in piedi. Ci sono persone che scendono alla prossima fermata e persone che non scendono mai. “Aspetto”, dice l’attesa di chi vorrebbe sedere; cui risponde il dispetto di chi siede: “E spera”.
C’è gente che parla da sola e gente che parla al telefonino, che è esattamente la stessa cosa. C’è chi commenta, chi sonnecchia, chi accavalla innocentemente le gambe e chi alza la voce per il piacere di farsi sentire. Infine, c’è il capolinea, dove il bus di norma arriva vuoto e si trattiene il tempo di un caffè che sarà più o meno lungo a seconda della fretta dei passeggeri in attesa. Se questi non ne avranno, il bus partirà immediatamente; se essi ne avranno, il bus partirà dopo un inspiegabile lunghissimo tempo: nell’uno e nell’altro caso, qualcuno, che giungerà di corsa e con la mano destra alzata, come a prendere possesso del mondo, dovrà aspettare la corsa successiva così non riuscendo a prendere possesso nemmeno d’un posto in bus. È certo, però, che, prima o poi, il bus ripartirà, fra mugugni e sospiri di liberazione! E farà tante fermate, sempre quelle; prenderà tante persone; lo stesso numero; rinn