Annalisa Bucchieri

Termometri sociali

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Nel momento in cui ci accingiamo a mandare in stampa la rivista l’Italia è bloccata da neve e ghiaccio. Il quadro meteorologico ci offre una perfetta metafora del congelamento dello sviluppo economico e sociale, nonché del mercato del lavoro, che si sintetizza in una sola parola: crisi. Tra i primi a registrarla sono gli operatori delle forze dell’ordine, quelli che stanno sul territorio e ne vivono sulla pelle le contraddizioni e le difficoltà. Costituiscono, perciò, un termometro sociale sensibilissimo che ci parla delle nuove problematiche della sicurezza pubblica connesse a stretto filo ai singhiozzi (di pianto) dello spread.
A questo argomento abbiamo voluto dedicare il primo piano di febbraio. Sono stati sentiti i commissariati e la polizia amministrativa, così come le squadre mobili e le volanti che hanno iniziato a riaffrontare quei reati di microcriminalità che si stimavamo ormai in calo: taccheggio, scippi, furti in auto e in appartamento, rapine con pistole giocattolo fatte per racimolare anche piccoli bottini di 200 euro. Ma se l’anziana signora che ruba al supermercato la busta di mortadella viene “recuperata” e aiutata dai colleghi del commissariato, che intervengono al pari di assistenti sociali, non tutte le storie volgono a buon fine. Purtroppo i segnali di disperazione arrivano spesso a trasformarsi in tragedie: stragi familiari perpetrate da padri che perdono il lavoro diventando incapaci di sostentare i propri figli; imprenditori che si suicidano non sopportando l’onta di chiudere l’azienda o di licenziare gli operai; negozianti strozzati dagli usurai ai quali si sono rivolti per salvare la propria attività. La piaga dell’usura si è trasformata in business management di stampo mafioso al Nord perché le cosche mirano a diventare maggiori azioniste fino ad impadronirsi delle aziende. Intanto il ceto medio scivola in basso e per tamponare l’emergenza svende i gioielli di famiglia rivolgendosi ai Compro oro, in rapida diffusione su tutto il territorio nazionale (a Roma e provincia se ne contano 250). Sarebbe solo una notazione triste se non fosse che tra chi gestisce questi temporary shop di preziosi vi sono alcuni truffatori poco affidabili sia nelle pesature che nelle quotazioni, disposti a ricevere pure merce rubata in alcuni casi, facilitandone il riciclaggio. La polizia amministrativa non sta certo a guardare e ha dato un primo giro di vite chiudendo con tre operazioni su larga scala Compro oro “non puliti” a Milano, Alessandria e Roma. La sicurezza pubblica è fatta di anche attenzione ai ricordi e ai drammi individuali della gente come dell’economia imprenditoriale. Non ce ne dimentichiamo.

01/02/2012