Luigi Lucchetti*
Le parole difficili
Tra i compiti più difficili che le forze dell’ordine devono assolvere, c’è anche la comunicazione di notizie tragiche e dolorose che nessuno mai vorrebbe dare e ricevere. Consigli e indicazioni per tutelare e tutelarsi dai carichi emozionali
A chiunque di noi può capitare nella vita di dover portare nuove che non si vorrebbero mai dare né ricevere, quei messaggi che recano la notizia della morte violenta o di lesioni gravissime occorse per incidente, mano omicidaria o suicidaria di persone spesso di giovane età, come purtroppo avviene quotidianamente nel contesto di tanti traumatismi stradali. Sono comunicazioni di eventi inattesi destinate purtroppo a cambiare drammaticamente la vita di chi le riceve, sconvolgendone in termini affettivi, sociali, economici e finanche biologici (con i relativi riflessi negativi sulla salute fisica e psichica), il corso esistenziale nel breve-medio periodo e, spesso, indefinitamente. Se niente può in assoluto preparare le persone care ad affrontare l’improvvisa notizia che il loro amato è morto, è indubbio che molte di esse, anche a distanza di anni, riferiscono che quel momento è stato l’evento più terribile della loro vita conservando nitidamente il ricordo traumatico delle relative modalità comunicative. Infatti una comunicazione non appropriata può aggiungere ulteriore sofferenza a chi si trova già a dover attraversare un immenso dolore, e rendere più arduo il difficile percorso di elaborazione della perdita subita. Diversamente, l’incontro con un ambasciatore di morte, sensibile e attento, pone le basi per permettere l’inizio di quel lungo cammino che auspicabilmente porta i superstiti a integrare l’inaccettabile, e a recuperare una positiva prospettiva esistenziale. Nella maggioranza di qu
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