Mauro Valeri

Eurosicurezza

CONDIVIDI

Come l’Unione Europea combatte il crimine

Sono 500 milioni e vivono in 27 diversi Paesi ma hanno una cosa in comune, sono tutti cittadini dell’ Unione europea. Fare dei 4 milioni di km² (la superficie totale dei 27 Paesi membri) un unico immenso spazio dove regnino sovrane libertà, sicurezza e giustizia è l’obiettivo più ambizioso del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Questo spazio, una volta completamente realizzato, riguarderà numerosi aspetti quali la cittadinanza dell’Ue, la libera circolazione delle persone, l’asilo e l’immigrazione, la politica dei visti e la cooperazione fra autorità di polizia, giudiziarie e doganali degli Stati membri. Cittadini europei liberi di spostarsi, lavorare e vivere in qualsiasi parte dell’Ue ma anche protetti dalla criminalità internazionale e dal terrorismo e che vedono i loro diritti fondamentali rispettati in ogni angolo dell’Unione. Per tutelare la loro sicurezza, anche e soprattutto incrementando la cooperazione fra le forze di polizia, dalle minacce della criminalità organizzata e dal terrorismo, è nato l’Europol, l’Ufficio europeo di polizia. Anche la cooperazione fra, e con, le autorità giudiziarie nazionali è stata incrementata. Il mandato d’arresto europeo ha sostituito le lunghe procedure di estradizione e le squadre investigative comuni permettono ora ai funzionari nazionali di operare sul territorio di un altro Stato membro d’intesa con le autorità di quest’ultimo. Ed è proprio per sostenere e potenziare il coordinamento e la cooperazione tra le autorità nazionali responsabili delle indagini e dell’azione penale contro le gravi forme di criminalità che interessa due o più Stati membri che nasce Eurojust, l’Unità europea di cooperazione giudiziaria. Garantire la sicurezza dei cittadini europei è importante, ma accanto ad essa bisogna anche tutelare gli interessi finanziari dell’Unione lottando contro le frodi e la corruzione, compito principale dell’Olaf, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode. Già, difendere gli interessi finanziari dell’Unione, concetto che sembra così lontano dal nostro vivere quotidiano, ma che diventa così vicino non appena ci fermiamo a pensare che siamo noi a finanziare l’Unione europea. Europol, Eurojust e Olaf, questa la risposta europea alle sfide sempre più impegnative lanciate dalla criminalità. Andiamo a osservarli più da vicino.

Ufficio europeo di polizia
Nasce negli anni ‘70, con la creazione del gruppo Trevi, formato dai ministri dell’Interno e della Giustizia dei Paesi dell’allora Comunità europea, l’idea di instaurare una collaborazione europea per fronteggiare i crimini transnazionali. Ed è dell’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl il primo riferimento a un Ufficio europeo di polizia che potesse avere compiti e attribuzioni simili a quelli dell’Fbi statunitense. Da allora molta strada è stata percorsa, strada che ha portato all’istituzione dell’Europol prevista nel Trattato sull’Unione europea firmato a Maastricht nel 1992. L’Ufficio, con sede all’Aia nei Paesi Bassi, nasce dall’esperienza dell’Edu (Unità antidroga Europol) il cui mandato era limitato alla lotta al traffico di sostanze stupefacenti. In pochi anni però le sue competenze si sono ampliate fino a ricomprendere il traffico di sostanze nucleari, la lotta all’immigrazione clandestina, il traffico di autoveicoli rubati, il riciclaggio, il traffico di esseri umani, il terrorismo e la falsificazione delle monete e degli altri mezzi di pagamento, i reati contro la persona nonché i crimini economici e informatici. Oggi l’Europol è competente a contrastare la criminalità organizzata, il terrorismo e altre forme gravi di criminalità che interessano due o più Stati membri e che richiedono un’azione comune di questi. L’Europol non ha però poteri esecutivi come le forze di polizia degli Stati membri e il suo personale non procede a perquisizioni o interrogatori ma è, in via prioritaria, impiegato per facilitare lo scambio di informazioni, la loro analisi e il coordinamento delle operazioni di polizia tra gli Stati membri. In sostanza, quindi, l’Ufficio europeo di polizia facilita lo scambio di informazioni tra gli Stati membri, le raccoglie e le analizza, trasmettendo ai servizi competenti degli Stati membri le informazioni che li riguardano e segnalando loro i nessi riscontrati tra i diversi fatti delittuosi. Per fare questo c’è però bisogno di un dialogo costante tra l’Ufficio europeo di polizia e i servizi nazionali. A tal fine, ciascuno Stato membro designa un’unità nazionale (UNE) affinché agisca come unico organo di collegamento fra l’Europol e le autorità nazionali competenti. Tuttavia,qualora siano rispettate le condizioni stabilite dallo Stato membro, possono essere consentiti contatti diretti tra le autorità competenti designate ed Europol. Presso l’Ufficio europeo di polizia ogni unità nazionale distacca almeno un ufficiale di collegamento, che costituisce l’ufficio nazionale di collegamento presso l’Europol, per facilitare gli scambi di informazioni tra queste e l‘ Europol e per rappresentarne gli interessi. I locali necessari per lo svolgimento delle attività degli ufficiali vengono forniti dall’Euro

...


Consultazione dell'intero articolo riservata agli abbonati

01/12/2011