Luigi Lucchetti*
Dire il falso in buona fede
Distorsioni e informazioni devianti possono condizionare la nostra memoria tanto da alterare i ricordi
È oggi divenuto sempre più essenziale per i professionisti che operano in ambito giudiziario e di polizia: (pubblici ministeri, giudici di merito, avvocati, polizia giudiziaria, investigatori privati, criminologi ecc.,) conoscere in dettaglio come funziona la memoria testimoniale, e a quali distorsioni possa andare incontro nonostante l’assoluta buona fede di chi fornisce i suoi ricordi con il solo scopo di collaborare per ricostruire la verità di un fatto giuridicamente rilevante.
Che cosa dobbiamo intendere per “memoria testimoniale”? E’ semplicemente il resoconto di un soggetto che ha assistito o ha partecipato a un evento di una certa complessità, e per lo più accaduto di recente, che viene fornito a fini di giustizia: in occasione di un reato, di un incidente stradale, di una controversia in ambito civile, nell’ambito del diritto canonico ecc. Le informazioni che il resoconto veicola sono sia di tipo verbale: ad esempio Tizio ha pronunciato o non ha pronunciato una certa frase di minaccia, che non verbale, come la memoria visiva della faccia del rapinatore o la memoria spaziale delle posizioni di due veicoli al momento dello scont