Lorenzo Ragona*

Il volo fa 40

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Nel 1971 nasce il primo embrione di quello che diventerà il moderno Servizio aereo. Ne ripercorriamo la storia con le parole di chi ne ha vissuto i primi albori

 Sono passati quarant’anni dall’arrivo del “Poli 01”, primo elicottero in dotazione alla Polizia di Stato. Già da tempo prima la polizia aveva sperimentato l’imbarco di funzionari su elicotteri dell’Aeronautica militare per il coordinamento dei servizi di polizia stradale, i risultati ottenuti avevano aperto la strada alla creazione di un vero e proprio Servizio aereo che potesse fornire adeguato supporto al personale operante a terra. Così nell’estate del 1971 il primo elicottero con la scritta “Polizia” atterra all’aeroporto di Pratica di Mare dove uno sparuto gruppo di poliziotti, piloti e specialisti, appena usciti dalle scuole dell’Aeronautica militare, lo attendevano impazienti di cominciare questa nuova avventura.
Considerato che le sperimentazioni erano state condotte per le esigenze della polizia stradale e che i primi mezzi acquistati, gli elicotteri Jbellc1, non brillavano certo per prestazioni, la prima vocazione del novello Servizio fu di supporto alle attività della Stradale, al cui interno vennero inglobate le Sezioni elicotteri e i Gruppi volo. Il Servizio nascituro però si dimostrò vivace e con un temperamento indipendente, il cuore di poliziotto del personale aeronavigante non poteva non interessarsi a tutte le attività che poche centinaia di metri sotto avvenivano, né non prestare, nei limiti delle possibilità consentite, ausilio ai colleghi impegnati nei più svariati servizi.
L’acquisto di macchine più moderne e performanti quali i piccoli, ma agili e veloci, AB206 e in seguito gli AB212, grossi e potentissimi elicotteri impiegati durante la guerra del Vietnam, resero troppo angusto l’ambito della polizia stradale. Certo rimaneva uno dei compiti più importanti, ma riservato ai grandi esodi, mentre ogni giorno nelle città avvenivano rapine, inseguimenti, oppure grandi calamità richiedevano interventi di soccorso e perlustrazione, gli elisoccorso regionali erano ancora un miraggio e spesso l’elicottero della polizia era l’unica speranza di salvezza per chi necessitava di un trasporto urgente, poi si sa, in caso di incidenti o calamità naturali, il poliziotto che si trova sul posto subito chiama il “suo” elicottero. Egli è consapevole che in caso d’emergenza decollerà senza indugio e senza formalità.
Le Sezioni e i Gruppi volo dei Compartimenti di polizia stradale diventano Reparti volo, e resi autonomi, organizzano le attività di volo per collaborare con gli enti territoriali e in particolar modo con le questure.
Antisequestri, lotta alla mafia, ogni periodo ha avuto le sue attività preminenti e sempre i “poliziotti volanti” hanno adattato le procedure e le tecniche per collaborare con i “colleghi terrestri”, volando sopra di loro come angeli protettori e trasportandoli lì dove sarebbe stato impossibile arrivare. Molte le operazioni di cattura latitanti nelle quali i piloti si sono posati sul tetto di edifici dove stavano per fare irruzione Nocs e colleghi delle Squadre mobili “per dire” al pericoloso ricercato: «Non ci provare, ci siamo anche noi, non puoi scappare». piloti, specialisti, ma sempre e soprattutto poliziotti, il loro cuore è sempre rimasto a terra, assieme ai colleghi che si trovano in prima linea.
Considerato che l’elicottero, grazie alla sua grande versatilità, poteva essere dedicato utilmente ad altre prestazioni, per i servizi di polizia stradale furono acquistati i primi aerei, perfettamente idonei per fornire quelle attività di osservazione richieste e con maggiore autonomia e minor costo di esercizio.
L’evoluzione della tecnologia, la necessità di fornire sempre il supporto più idoneo ai colleghi operanti sul territorio, aprono nuovi e interessanti scenari di utilizzo per gli elicotteri. Le attività di videoripresa, inizialmente utilizzate come attività preliminari a operazioni di pg per una migliore predisposizione delle operazioni,cominciarono a essere utilizzate in altri scenari operativi. L’idea di quanto preziose potessero essere, in svariate attività di polizia, le riprese video effettuate dall’elicottero delle zone interessate, comincia a prendere piede.
La nuova frontiera dell’uso del mezzo aereo diventa proprio l’effettuazione di videoriprese. In particolare nei servizi di ordine pubblico avere le immagini dell’intero evento diventa un ausilio imprescindibile per una corretta gestione dei servizi. Inoltre creare una documentazione video consente il perseguimento di eventuali reati commessi e l’identificazione degli autori, diventa un’esigenza imprescindibile. Oggi sarebbe impensabile acquistare mezzi aerei senza la dotazione di apparecchiature di videoripresa e il personale sta acquisendo una elevatissima professionalità nel campo delle videoriprese da mezzo aereo.

* direttore del Servizio aereo della Polizia di Stato

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«INCOMINCIAMMO COSI’…»
Giuseppe Guagnano, dirigente superiore di polizia con trentasette anni di brevetto di volo alle spalle e da cinque in pensione, è considerato da piloti ed elicotteristi di ieri e di oggi la memoria storica di chi in polizia svolge il servizio sospeso nell’aria.
È uno dei padri fondatori del Servizio aereo visto che ha partecipato al Viminale, nel dicembre del ’70, ai lavori preparatori per la sua istituzione. I primi equipaggi e mezzi entrarono in azione da gennaio ad agosto del ’71. Del Servizio, Guagnano è stato uno dei primi direttori, dal ’79 all’88, tra un intervento operativo e l’altro presso il primogenito Gruppo volo di Pratica di Mare. È stato testimone, con il sopraggiungere della riforma della polizia, anche del passaggio dal vecchio al nuovo sistema: «Quando al Servizio aereo la gestione completa del lavoro, dal profilo operativo a quello tecnico e addestrativo, era svolto da sole dieci persone», precisa Guagnano con una punta di orgoglio.
A lui abbiamo chiesto il tratto caratteristico che accomuna i poliziotti “volanti”, e quali, tra i tanti episodi della sua lunga esperienza gli riecheggiano ancora nella memoria.

LA PASSIONE
«È la passione incondizionata per il volo la malta che lega piloti e specialisti di polizia, pronti a decollare senza mai avere altri pensieri nella testa, per andare a indagare sui crimini e misfatti degli umani, in movimento dal basso di vicoli e palazzi. Vola bene chi lascia i piedi sempre a terra, sembra un paradosso ma significa accettazione del rischio, concentrazione totale e collaborazione costante con i colleghi della centrale operativa di base. Una passione, quella per il volo, che poi contagia pure le nostre famiglie. Non è insolito ritrovarle la domenica al Reparto e vederle fermarsi magari a pranzo insieme ai figli, tra hangar e tavoli improvvisati».

IL RISCHIO
«L’esperienza più difficile è stata sicuramente la più rischiosa: un incidente di volo nel dicembre del ’72 a Malpensa, alla fine di un servizio per il controllo della viabilità stradale. Si è spento il motore in volo durante la fase di atterraggio in aeroporto. L’aereo è precipitato a terra da 40 metri di altezza e da lì il tempo a disposizione, prima dello schianto al suolo, è solo di 40/50 secondi. Ecco, in quei momenti, altro che film della vita che ti scorre sotto gli occhi, un pilota deve avere concentrazione e lucidità mentale sempre al massimo, per cercare in tutti i modi di atterrare con i pattini orizzontali al terreno. Noi riuscimmo a indirizzarci verso un campo vicino alla pista, che essendo stato appena arato, consentì un impatto più morbido con il suolo, così da salvarci tutti».

LE EMOZIONI
«L’11 luglio 1972, Festa della polizia a Nettuno. L’emozione di essere stato a bordo di uno dei tre elicotteri della polizia, che per primi hanno disegnato una striscia tricolore nel cielo, con pochissimi mesi di tempo per l’addestramento, dalla nascita del Settore e l’arrivo dei mezzi. L’allora capo della Polizia Angelo Vicari, dopo l’esibizione decise di anticipare di tanto l’istituzione del Reparto volo a Milano. E solo dopo una settimana ci ritrovammo tutti lì a Malpensa in una struttura vecchia ma storica come la cascina Radetzky, ristrutturata alla bene e meglio».
È con quest’ultima memoria di lavoro che ci congediamo da Guagnano mentre sorride al ricordo che anche l’asino Pasquale, mascotte del Reparto volo di Malpensa, aveva goduto prima di loro del ricovero, seppur breve, nella stessa storica cascina. Ma ha gli occhi lucidi del comando e il tono emozionato di chi l’onore della divisa se lo porterà addosso per tutta la vita, nell’aggiungere che per il marzo del ’73 il Reparto ebbe una vera caserma e un hangar perfetto, così come aveva promesso il capo della Polizia.

Anna Lisa Spitaletta

01/11/2011