Mafalda D�Onofrio

Tutti al passo

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 “Muoversi insieme”, lasciarsi condurre, imparare il ritmo della vita. È questa la filosofia di fondo dell’ippoterapia, metodo di riabilitazione equestre attivo dal 2000 anche alla caserma “Lamarmora”, dove risiede in ambito questura, la Squadra Trastevere della polizia a cavallo di Roma. È lì che siamo andati a “indagare” per saperne di più su questo speciale progetto.

Ippoterapia in divisa
è Violante la prima a venirci incontro varcata la soglia del corpo di guardia, con un sorriso largo e gli occhi sicuri di chi, con il mestiere della polizia ne ha viste di cose già da un po’. Lei che oggi è assistente capo, cavaliere e operatore di riabilitazione equestre, dopo una formazione specialistica ricevuta dall’allora ministero della Sanità. Violante, Nanda e Manuel sono alcuni dei poliziotti-cavalieri che hanno deciso di dedicare parte del loro tempo libero alla riabilitazione di ragazzi più o meno giovani, più o meno speciali.
Francesca, Riccardo e Stanislao (foto in basso da sinistra), sono alcuni di loro che ogni settimana vanno incontro a cavalli e cavalieri di polizia per imparare a montare sul più nobile dei quadrupedi, mentre guardano la vita dall’alto. «Ciò che vogliamo realizzare grazie alla Terapia con il Mezzo del Cavallo (TMC) è una riabilitazione equestre – spiega Gianni, terapista ludico-sportivo del CREC Capitolium, che partecipa al progetto con l’equipe di medici e operatori specializzati – per riuscire a rompere quel muro di silenzio e chiusura che spesso accompagna i ragazzi con handicap neurologici, ortopedici e traumatologici».
Francesca 41 anni, bruna e magra, è cerebrolesa in seguito a una vaccinazione. È lei la prima a riscaldarci l’anima con il suo tocco di mano caldo e morbido e con alcuni versi di una sua poesia da lei scritta, dedicati alla memoria di Carrubo, il cavallo che la conduceva in sella durante le sedute di ippoterapia: “Va mio lui, corri verso sere belle, pensa a me vicino alle stelle, vorrei toccarti ancora una volta, ti sogno con me a briglia sciolta”.

La magia del cavallo, la fiducia nel poliziotto
L’aria che si respira tutto intorno al recinto dei cavalli evoca quella di una famiglia allargata che s’incontra per una giornata da passare insieme. La familiarità è confermata da Luisa, mamma di Riccardo, 11 anni, capelli e occhi castani, con atteggiamenti autistici che impara a stemperare da un anno alle lezioni di ippoterapia, con i cavalieri della squadra Trastevere: «I poliziotti sono diventati così familiari per lui da riconoscerli anche fuori dal maneggio, quando l’incrocia a cavallo in servizio a villa Pamphili».
«Salire sul cavallo è un atto di coraggio in sé – interviene Nanda, assistente capo impegnata in quest’attività di ausiliario della riabilitazione equestre dal 2006 – per i ragazzi con questo tipo di disabilità. Poi c’è la magia del cavallo che restituisce normalità ai disabili a partire dalla muscolatura che si rilassa, scompare la rigidità nel paziente, mentre li porta al passo». E già perché è proprio il passo l’andatura ottimale per la terapia, per quella simmetria nell’appoggio delle zampe che segna un tempo regolare e basculato dalla spinta ad andare avanti. Questa magia, Roberta, psicologa specializzata in riabilitazione equestre, prova a spiegarla da un punto di vista medico-scientifico: «l’attività cadenzata del passo aiuta a rilassarsi, unita alla conduzione del cavallo che è affidata nelle mani del poliziotto-cavaliere, restituisce fiducia al paziente, che si sente protetto e sicuro». La stessa fiducia che i ragazzi acquisiscono insieme nel lavoro di squadra “in ripresa”, quando sono uno dietro l’altro, tutti uguali con le stesse regole da accettare e ricordare. «La memoria così sviluppata – aggiunge con fermezza Karoline, mentre osserva suo figlio Stanislao montare a cavallo – il ragazzo l’applica poi a casa e a scuola e impara a scandire la giornata in tempi e regole precise».
Pare proprio che la caratteristica di questo maneggio sia la specialità dei giovani pazienti e dei poliziotti-cavalieri-terapeuti: «Il rapporto così ravvicinato con il cavallo non finisce con il servizio operativo di pattuglia, continua con l’accudimento, dalla pulizia al cibo – dichiara alla fine del nostro incontro Lucia Muscari, dirigente della sezione specialità dell’Upgsp (squadre a cavallo, cinofili, artificieri, tiratori scelti, nautiche, fluviali, fanfara a cavallo e reparto di rappresentanza) – questo dimostra un’attitudine e un’abitudine nei cavalieri a mettersi a disposizione dell’altro tout-court. è un porsi e un proporsi con un autocontrollo che per i colleghi che si dedicano all’ippoterapia è raddoppiato, dovendo regolare anche il coinvolgimento emotivo che nasce nel rapporto con i ragazzi che svolgono la terapia al nostro centro, ma in questo li aiuta molto l’esperienza del loro lavoro con i cittadini per strada».
Come dire che per i cavalieri Violante, Nanda e Manuel si prospetta una vita da poliziotti di prossimità senza fine mai.

01/10/2011