Rapporto sulla criminalità e la sicurezza in Italia 2010 - parte seconda
1. Il quadro generale delle principali organizzazioni criminali
La criminalità organizzata di tipo mafioso è rappresentata in Italia dai sodalizi criminali più strutturati – Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra e Criminalità organizzata pugliese – che, pur facendo rilevare continui mutamenti nei modelli organizzativi e nelle dinamiche interne, rimangono fortemente ancorati a uno stringente controllo del territorio nelle regioni di origine.
Le linee evolutive delle dinamiche criminali delineano, peraltro, una sempre più marcata proiezione ultraregionale attraverso differenziati modelli di interazione e infiltrazione nei contesti socio-economici nonché l’accentuarsi della dimensione transnazionale nell’ottica di ottimizzare la gestione di interessi economici sempre più qualificati.
Peraltro l’inquinamento dell’economia legale perseguito attraverso meccanismi e modelli di gestione di carattere “imprenditoriale” da parte delle organizzazioni criminali di tipo mafioso, qualifica e accredita piena soggettività alle stesse sia in ambito nazionale che in campo internazionale.
D’altra parte, la presenza e l’operatività in Italia anche di organizzazioni criminali straniere, più o meno organizzate secondo il modello dei sodalizi di tipo mafioso, rappresenta per le associazioni autoctone una realtà con la quale talvolta interagire, una realtà da rendere in altri casi funzionale ai propri scopi illeciti. Altre volte il controllo del territorio, realizzato attraverso gli strumenti tipici dell’intimidazione e della procurata omertà, è talmente pervasivo da determinare per le organizzazioni straniere un condizionamento nelle modalità operative, nei settori di intervento e nella definizione dei limiti territoriali di azione. In altre circostanze, ancora, si registrano una pacifica coesistenza e una comune operatività da parte di organizzazioni nazionali ed etniche o da parte di più organizzazioni straniere sullo stesso territorio.
2. Cosa nostra
Lo scenario complessivo delle dinamiche mafiose riferibili ai sodalizi di matrice siciliana appare connotato da profili di fluidità e sostanzialmente composito, poiché il fenomeno sembra aver perduto, progressivamente, i caratteri storici di unitarietà correlati alla dominanza del modello palermitano verso assetti sui quali incidono gli equilibri e le strategie delittuose locali. Si assiste a una evoluzione verso forme reticolari delle relazioni criminali, che, a differenza delle forti tipizzazioni e chiusure del passato, inducono la creazione di comuni “centri di influenza”, all’interno dei quali convivono, nell’ottica del medesimo progetto delittuoso, componenti appartenenti a diversi sodalizi anche di differente estrazione storica, delinquenti comuni ed esponenti dell’area grigia della collusione, particolarmente efficienti agli scopi dell’infiltrazione del mondo economico e finanziario. A tale modifica strutturale dal modello gerarchico della cupola verso il network delittuoso, corrisponde non solo una più forte fluidità degli illeciti perpetrati, ma anche l’inserimento, sempre più organico nello spettro delle condotte criminali di fattispecie apparentemente più sfumate, quali i reati finanziari e fiscali che divengono pienamente strumentali al più generale sistema di arricchimento mafioso. Addirittura, esponenti dell’area grigia del supporto esterno sembrano poter assumere posizioni di vertice in importantissime articolazioni mafiose.
Recenti indagini, per esempio, hanno rilevato l’ascesa nel territorio mafioso palermitano di un soggetto imprenditoriale con caratura direzionale all’interno dell’organizzazione, a testimonianza di significativi cambiamenti della cultura del sistema mafioso, che nel percorrere forti e innovative scelte, ha sostituito gli esponenti storici – dotati di classico e consolidato profilo criminale – decimati dall’azione di contrasto, con elementi provenienti dall’area grigia del supporto esterno, in possesso di capacità manageriali che ne garantiscono l’investitura mafiosa in vista dei primari obiettivi del sodalizio. L’organizzazione Cosa nostra continua ad avere nel latitante Matteo Messina Denaro il rappresentante provinciale di maggior caratura. Il capo della provincia trapanese è risultato, infatti, principale referente dell’ambizioso progetto di riorganizzazione dei sodalizi palermitani, interrotto nel dicembre 2008 con l’operazione “Perseo”. La predetta strategia criminale prevedeva la costituzione di una nuova Commissione Provinciale palermitana, al fine di disciplinare i rapporti tra le diverse articolazioni mafiose e gli affari di interesse generale.
Dopo le catture di Giovanni Nicchi, Gaetano Fidanzati e Domenico Raccuglia, la crescita di significativi vuoti di potere fa ipotizzare che Cosa nostra palermitana, oltre a essere segnata nei suoi assetti finanziari da incisivi sequestri patrimoniali, sia rimasta priva di elementi di spicco che possano costituire un sicuro punto di riferimento per l’organizzazione.
Il complessivo sistema mafioso è necessitato a continuare la gestione di una politica di basso profilo e di occultamento, nell’attesa di individuare le condizioni più idonee per una progressiva stabilizzazione organizzativa. Tali scelte, rese necessarie dalla pressione esterna, spiegano la concentrazione degli interessi sui tentativi di inquinare gli appalti e i pubblici servizi e nel realizzare il riciclaggio e il reimpiego delle ricchezze illecite in assetti e circuiti produttivi remunerativi, pur continuando a mantenere un forte impegno nel settore delle estorsioni, funzionali sia al controllo del territorio, sia al sostegno economico delle famiglie degli affiliati detenuti, alcuni dei quali continuano a esprimere, a tutt’oggi, dal carcerario non indifferenti capacità strategiche e decisionali.
Le direttrici dell’organizzazione Cosa nostra si confermano quelle della penetrazione del tessuto economico-sociale, attraverso un pervasivo controllo territoriale, esteso anche alle forme di criminalità diffusa. Fondamentali, in quest’ottica, non solo la forza d’intimidazione espressa dalla componente militare, ma anche la persistente capacità di coagulare il consenso di categorie sociali attratte dai vantaggi garantiti dalle collusioni con ambienti amministrativi, istituzionali ed economici.
Le infiltrazioni mafiose nei mercati ortofrutticoli del Centro e Sud Italia, mettono in luce strette relazioni tra esponenti di spicco di organizzazioni criminali calabresi, campane e siciliane. Il dato analitico più rilevante è costituito dal fatto che le numerose attività criminali, convergenti sullo stesso mercato e riconducibili ad aggregazioni criminali geograficamente differenziate per localizzazione, sembrerebbero aver trovato un efficace punto di sintesi, generando equilibri tra i diversi interessi economici connessi.
Un ulteriore settore d’interesse per i gruppi mafiosi, soprattutto palermitani, è rappresentato dall’investimento di cospicue risorse nel settore del gioco e delle scommesse, con l’acquisizione del controllo diretto o mediato, attraverso compiacenti prestanome, di sale bingo, punti Snai e altri esercizi di tale comparto.
Le forti incentivazioni economiche connesse al settore delle energie rinnovabili, insieme all’opacità di talune procedure di individuazione dei territori e di assegnazione dei finanziamenti, rappresentano un obiettivo pagante per la criminalità mafiosa, che trova nell’eolico una nuova opportunità di infiltrazione.
Nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti persiste un forte interess