Annalisa Bucchieri
Attenti a quei due
Conduttore cinofilo e cane poliziotto sono legati da un rapporto indissolubile. Lo raccontiamo attraverso cinque storie incredibilmente bestiali
Circa 250 cani per 230 conduttori, quasi un rapporto di uno a uno (contando i cani in formazione o da mandare in pensione). Ad ogni cane il suo conduttore, ad ogni poliziotto è abbinato un collega a quattro zampe. Coppie che si creano già in fase di addestramento, che si allenano insieme e che diventano qualcosa d’indissolubile, sul piano lavorativo e non. Difficile trovare un conduttore che non abbia mai portato a casa il suo compagno di giubba, che non l’abbia curato come uno di famiglia, che non l’abbia adottato quando ne aveva possibilità una volta riformato dall’onorato servizio. Qui abbiamo voluto raccontare il lavoro delle squadre cinofile attraverso cinque storie, storie che parlano di cani di diverse razze e diverse specializzazioni, dall’antidroga all’antiesplosivo, dal servizio di polizia giudiziaria, ovvero di ordine pubblico a quello di recupero e salvataggio. Storie di poliziotti cinofili che hanno saputo come dei talent scout, tirare fuori il meglio da un canile comunale, trasformare un cane difficile, che hanno mostrato coraggio e dedizione ai loro colleghi animali. E della stessa moneta preziosa sono stati ripagati.
Dal canile comunale alla polizia
«Non è di marca…del resto non sono uno che cerca la griffe», risponde scherzosamente il sovrintendente Massimo Mancini a chi gli chiede a che razza appartenga il suo cane Pedro, quando la coppia di “colleghi” della squadra cinofili di Roma partecipa a qualche manifestazione pubblica. Pedro, infatti, è un meticcio (ipotizza Massimo «frutto dell’amore di una notte tra un Labrador ed un Samoiedo»), un bastardino per dirla in termini brutali, e per di più preso al canile comunale della Muratella di Roma quando aveva già tre anni. Insomma una storia da cinema: randagio, senza una famiglia alle spalle, destinato a passare il resto dei suoi giorni in una gabbia con altri tre sventurati cani, Pedro è diventato un poliziotto antidroga con performance da star. Il lieto fine si deve all’intraprendenza e alla costanza di Mancini che accogliendo l’invito di una circolare ministeriale ad adottare il compagno di lavoro in canile piuttosto che acquistarlo in allevamento, ha tentato l’azzardo. E ha raddoppiato la posta con la scelta di un sangue misto. «Quando si pensa al cane poliziotto – spiega il conduttore romano - tutti ne associano l’immagine a un pastore tedesco con fisico da Rambo o comunque a un animale supereroe. Pedro, al contrario, dimostra che anche un trovatello sprovvisto di albero genealogico illustre può dare tanto al nostro lavoro». Naturalmente l’esperimento è riuscito perché Pedro possedeva già in origine grande equilibrio, grande temperamento e giocosità, qualità fondamentali per le attività antidroga che sono state poi sviluppate nei quattro mesi di addestramento a Nettuno. A luglio 2009 entra in servizio in forze presso la squadra cinofili capitolina che ha base logistica a Forte Ostiense. A festeggiare il primo anno di lavoro arriva l’operazione in concerto con il commissariato di Frascati: un controllo a cinque tende sulla spiaggia di Torvaianica dove dormivano alcuni extracomunitari. Pedro trova hashish e marijuana nascosti. L’operazione si chiude con sette arresti., la giornata del cane con una saporita cena e una lunga dormita a casa del suo conduttore. «Riconoscenza e affetto sono il minimo per un collega che non è costato nulla all’amministrazione e lavora gratis», ammicca Massimo carezzando la testa color miele di Pedro. Ad ognuno la sua convenienza, sembra, ribattere Pedro, contento di una vita faticosa ma piena di soddisfazioni.
E Laura scelse un Peter Pan
Solo una donna temeraria quanto paziente sceglie di avere al proprio fianco un “Peter Pan”. Qualità queste che non mancavano di certo a Laura Bisio, conduttrice dal ‘95 nella Polizia di Stato, quando nel 2001 decise di addestrare per il servizio di ricerca e soccorso persone scomparse un piccolo border collie dal famoso nome fiabesco, Peter Pan, per l’appunto. «In realtà sono stata coraggiosa a scommettere sulla riuscita di questa razza mai utilizzata prima per i servizi di polizia – racconta la Bisio, in forza alla squadra cinofili di Genova - Presi in carico Peter Pan quando aveva appena 58 giorni di vita ed era un batuffolo di peli. I colleghi mi canzonavano perché in effetti sembrava un pelouche ma io mi fidai dei consigli del famoso addestratore Massimo Perla. Una volta, mentre prestavo servizio a Nettuno, venne a trovarci e visto che cercavo un sostituto per il mio pastore tedesco Klint, divenuto anziano e meritevole di pensione, mi suggerì di prendere un border collie. Affiancai Peter Pan a Klint per 7 mesi e apprese velocemente: già a 70 giorni abbaiava a comando. Il border collier impara per mimesi con rapidità straordinaria quanto rischiosa, perché assorbe subito sia i comportamenti giusti che quelli sbagliati, quindi sono stata attentissima ad ogni dettaglio in addestramento». A dispetto del nome, il nostro giovane amico ha dimostrato di essere cresciuto in professionalità e responsabilità. Laura ricorda l’attività di ricerca clandestini nei container al porto di Ancona: su 100 volte che Peter Pan ha segnalato la presenza umana ha sbagliato solo in due occasioni. Poi rievoca la settimana di lavoro durissima nella zona rossa de L’Aquila post-terremoto, quando la terra ha continuato a tremare e lei con il suo cane non hanno mai smesso di cercare tra le macerie (foto sotto a destra). Ritrovando 7 persone purtroppo morte a causa dei crolli. Peter Pan è stato un valido assistente pure nel disastro di Viareggio, per la ricerca dei resti delle persone uccise dall’esplosione, un compito dolorosissimo ma importante per dare ai parenti delle vittime la possibilità di una degna sepoltura. Sono anche i momenti difficili che uniscono, così questo piccolo border collie è diventato per Laura più che un collega un componente della sua famiglia, amato anche dal marito (cinofilo pure lui) e considerato un fratellino dalla loro figlia.
I fantastici quattro
Choise, Urs, Ede, Caesar, due pastori belga Malinois e due pastori tedeschi neri, sono cani-poliziotto “d’assalto”. Salgono sull’elicottero, si calano con il verricello ed irrompono attraverso balconi e finestre al pari dei loro colleghi Nocs. Sono la parte a quattro zampe del Unità cinofila specializzata, creata nel 1996 all’interno del Nucleo Operativo Centrale Sicurezza, vent’anni dopo il Nucleo stesso. Addestrati personalmente dagli specialisti del Nocs, i cani vengono presi all’età di un anno e mezzo circa e sono necessari quasi due anni di lavoro per addestrarli all’operatività completa, un investimento formativo di lunga durata inusuale rispetto a quello di altre specialità (antidroga, antiesplosivo, recupero e salvataggio e ordine pubblico che richiedono dai tre ai sei mesi), giustificato dall’eccezionalità e pericolosità del lavoro che andranno a svolgere. Tanto che sono stati dotati di un costoso giubbotto antiproiettile (oltre mille euro) per calibro 9 e calibro 357. Sempre al seguito di una squadra operativa sul campo, hanno principalmente la funzione di “saggiare il terreno” prima dell’azione (infatti sono anche dotati di una speciale videocamera per l’acquisizione delle informazioni) e, nel caso, di intervenire, ma sempre e solo a comando del conduttore. Le loro principali caratteristiche sono quelle di essere particolarmente aggressivi (due volte al giorno si allenano al “morso”), di non spaventarsi in caso di esplosioni o spari e di riuscire ad assalire in coppia un soggetto, cosa molto particolare, perché, in questi casi, i normali cani da compagnia o da guardia tenderebbero ad attaccarsi tra loro per contendersi la “preda”. I cani d’assalto, proprio in virtù della loro indole molto mordace, vengono utilizzati solo nel caso in cui sulla scena non vi siano donne o bambini. Per l’ausilio alle attività Nocs la razza prediletta è quella del pastore belga Malinois (anche gli altri reparti speciali stranieri la utilizzano): è un cane nevrile, esplosivo, che concilia un’alta reattività con la leggerezza (peso di 28kg-30kg max), indispensabile per essere portato a braccio durante le irruzioni, in calata con la corda o arrampicata. Persino i due pastori tedeschi in dotazione all’Unità cinofila del Nucleo sono molto leggeri (max 33kg). Solo così la coppia di poliziotti, uomo e cane, può essere silenziosa come la notte, come recita il motto dei Nocs, e giocare sull’effetto sorpresa.
Baldo e Costantino
Quando morì il suo cane era un momento particolare in cui l’amministrazione non disponeva di un altro a sostituzione. Così Costantino Del Biondo, cinofilo del distaccamento di Padova della Polizia di Stato, per non restare inerte in attesa decise di mettersi a cercare da solo un nuovo collega. Il destino gli fece incontrare Baldo, un giovanissimo boxer di un anno e mezzo. A offrirglielo in dono, fu un ex ufficiale dei Vigili del Fuoco che una volta in pensione ha messo su un allevamento di boxer. Spiega Del Biondo: «Il boxer non è solitamente tra i preferiti e idonei al lavoro di polizia, tant’è vero che nel complesso dei 250 cani che lavorano con le squadre cinofile è presente un solo esemplare di questa razza. Il boxer ha infatti le canne nasali corte, quindi una ricezione olfattiva ridotta rispetto a un pastore tedesco o belga o a un labrador; limitazione dovuta al fatto che è una razza creata dall’uomo attraverso una serie di incroci per ottenere un particolare effetto estetico. Nel caso di Baldo, però, erano presenti altre caratteristiche che mi hanno indotto a fare una prova: appassionato del fantoccio (il premio alternativo alla pallina), privo di paure (vuoto, scale, rumori, posti nuovi), con un’ eredità genetica promettente (figlio di un campione del bellezza e di una campionessa di obbedienza) ha mostrato subito attitudine a soddisfare il suo conduttore imbarcandosi in lunghe e impegnative ricerche. «Preso nel 2006 dall’allevamento, dopo una serie di accertamenti psico-fisici per verificare l’assenza di displasie o parassiti e testare il carattere dell’animale (analisi e prove che ha senso fare solo dopo almeno un anno di vita, ndr), siamo andati insieme al centro addestramento di Nettuno e dal 2007 siamo stati un team operativo fortemente coeso: il boxer si lega molto affettivamente al conduttore – conclude Costantino, aggiungendo - non potevo fare a meno di adottarlo ora che Baldo è stato riformato!». <Pur in pensione bisogna mantenersi in forma e Baldo è pronto per la sgambata e i giochi mattutini in uno dei giardini privati di Padova messi a disposizioni da cittadini amanti dei cani-poliziotto.
Pocho ha un Santo che ha creduto in lui
Tra gli arruolati di fresco c’è una vera promessa: Pocho, non l’asso giovanile del calcio napoletano, ma uno che come lui brilla per il possesso di palla meritandosi lo stesso nome. Anche la sua storia è singolare quanto inusuale. Inutile dirlo, il teatro della vicenda è il capoluogo partenopeo dove un medico compra un cucciolo di Jack Russel Terrier dal pedigree nobile. Ma poco dopo si accorge che il figlio piccolo è allergico al pelo del cane. Pur con sofferenza decide di regalarlo ma non sa decidere a chi. Così chiama per un consiglio Santo Monaco, cinofilo dell’antidroga in forze presso la Questura di Napoli, che conosce tramite amicizie in comune, e lo invita a cena. «Quella sera mi portai una pallina da addestramento, di quelle che utilizziamo come premio dopo che il cane ha trovato la droga. Notai che Pocho era molto propenso al gioco e una volta avuta la pallina non la mollava più. Una possessività e un desiderio del giocattolo che costituiscono la motivazione principale per cui il cane si mette a ricercare le sostanze stupefacenti. Ci pensai e ripensai tutta la notte “Ma se lo prendessi io?”. È pur vero che non è una razza tradizionalmente prediletta per i servizi di polizia, ma probabilmente più per un problema di costi elevati che di propensione al lavoro. Fra l’altro un Jack Russel Terrier essendo di taglia piccola si può intrufolare anche in spazi angusti». Così cinque mesi fa Pocho, all’età di poco più di un anno, è stato adottato da Santo che ha iniziato con grande pazienza e dedizione la fase di affiatamento nel bosco di Capodimonte. In breve il cane era pronto al test di arruolamento a Nettuno che, dice con orgoglio il suo conduttore-papà, «ha superato brillantemente» guadagnandosi l’ingresso al corso d’addestramento e un buon “posto fisso”, oltre che una stanza a casa di Santo.