Cristiano Morabito

A casa di Rex

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Viaggio nel Centro addestramento cinofili di Nettuno, dove vivono e si allenano i poliziotti a quattro zampe con i loro colleghi umani

 I rapporti tra esseri umani si prestano a migliaia di sfaccettature, anche l’amicizia più ferrea può essere messa a rischio da fattori esterni che intervengono a minarla. Un fraintendimento, un semplice non capire la sfumatura di una frase può far cadere anche il rapporto più saldo. Ma c’è un’amicizia, un rapporto quasi simbiotico, che dura tutta la vita e che niente e nessuno può mettere a rischio: quello tra un cane e il suo padrone. I cani vedono, percepiscono, sentono lo stato d’animo del padrone e sono sempre lì a donare tutto se stessi e pronti a correre qualsiasi pericolo pur di compiacere o salvare il proprio capobranco. Un cane, a differenza dell’essere umano, non tradirà mai. I poliziotti questo lo sanno bene e si fidano ciecamente dei loro colleghi a quattro zampe. Poliziamoderna è andata a trovarli nella loro casa a Nettuno, all’interno della Scuola di perfezionamento per ispettori.
Entrando nell’area riservata alla Scuola dei cinofili, ci si accorge subito della “particolarità”. Ad accoglierci c’è Mario Cardea, il dirigente del settore, con la sua “collega” Diva, un bellissimo pastore tedesco di 6 anni che, dopo essersi presentata ed averci “conosciuti”, si va subito a mettere sotto la scrivania del suo padrone.
Parlare di “casa” dei cani poliziotto non è sbagliato: il Centro di addestramento cinofili si estende su un’area di svariati ettari dove i “colleghi” a quattro zampe passano gran parte della loro vita lavorativa. Dalle vaste zone addestrative all’aperto ai box. Ma dimentichiamoci le gabbie anguste e maleodoranti dei canili: le case di Fido sono state in gran parte ristrutturate nell’ultimo anno e, più che a dei box, sono simili a delle vere e proprie villette a schiera. Su ogni porta c’è una targa con su scritti il nome del cane, la data di nascita, la specialità, il nome del conduttore cui è assegnato e il tipo di alimentazione; ognuno ha una cassettina simile a quella postale, con il proprio collare, la spazzola e quanto possa essere utile per la cura dell’animale. In quei 20 metri quadri, divisi tra area coperta, con la cuccia e l’acqua corrente, e un’area all’aperto, il cane-poliziotto attende che, giornalmente, il proprio conduttore passi a prenderlo per iniziare insieme la giornata lavorativa.

Le razze
Soprattutto pastori tedeschi, ma anche Labrador e meticci. Queste sono le principali razze che compongono la nutrita “pattuglia” di colleghi quadrupedi, frutto di una selezione fatta prima dell’acquisto che avviene da allevatori selezionati con la procedura dell’ acquisto in economia. «Un cane – commenta Cardea – costa mediamente tra i 2.700 e i 3.300 euro, con punte più alte per animali particolarmente dotati». Non vengono fatti acquisti cumulativi, ma ogni cane è frutto di una trattativa a sé stante. «Alcuni animali – continua il dirigente – hanno maggior pregio, altri rientrano in quella caratteristica di sufficienza che li rende idonei al servizio di polizia. Non andiamo a vedere un pedigree perfetto, bensì la propensione al lavoro. Per questo, spesso e volentieri, nei nostri box si possono incontrare dei “grigioni”, ossia pastori tedeschi non purissimi ma molto adatti al tipo di attività che andranno a svolgere».
Ad ogni razza è legata una specialità: per cui i pastori tedeschi vengono utilizzati perlopiù nell’ordine pubblico e nell’antidroga, i labrador nella ricerca degli esplosivi.

Il cane da ordine pubblico
La specialità viene definita “pgop”, ossia prevenzione generale e ordine pubblico. La caratteristica principale del cane da op è quella di non avere paura, essere equilibrato. Un “attacco” da parte di un cane in ordine pubblico non deve essere motivato dalla paura, soprattutto dell’essere umano o della massa, ma dall’ordine dato dal conduttore. È chiaro che queste sono caratteristiche che non si possono scoprire con il tempo ma che devono essere preventivamente notate prima dell’acquisto del cane da parte dell’Amministrazione. «Ma ricordiamoci sempre – spiega Cardea accarezzando la sua Diva – che come gli esseri umani, anche il cane può avere degli alti e dei bassi sia umorali che fisici». Anche i cani, dunque, hanno un proprio “bioritmo” e una propria coscienza. Non sono delle macchine e hanno la capacità di saper scegliere tra ciò che è buono e ciò che è cattivo. A differenza di un rettile il cui istinto, dettato dalla fame e dalla sopravvivenza, lo porta sempre ad attaccare, un cane, messo di fronte a una scelta, è in grado di prenedere la decisione che a lui risulta più confacente in base all’addestramento ricevuto.
«È fondamentale – dice Trento Parrucci, ispettore capo e istruttore cinofilo da più di vent’anni – che il cane accetti il proprio conduttore. È un rapporto simbiotico che si deve instaurare tra uomo ed animale. Noi istruttori ci accorgiamo subito se chi viene a sostenere il corso da conduttore cinofilo è in grado di creare questo rapporto fatto di rispetto ed amore reciproco, e che dura tutta la vita».
Altra caratteristica fondamentale del cane da ordine pubblico è quella di saper reagire allo sparo, senza averne paura. Il cane che teme lo sparo, ne avrà timore per sempre e nessun addestramento riuscirà mai a toglierla. «Questi animali – continua Cardea – hanno la stessa percezione del pericolo degli esseri umani. Così come esistono persone coraggiose o paurose, la stessa cosa avviene per i cani. Nella fase di valutazione degli animali prima dell’acquisto, dobbiamo necessariamente tener conto di questa dote e prendere gli animali che si trovano in una fascia medio-alta ma non altissima. Un cane troppo coraggioso e poco controllabile tenderebbe a non rispondere ai comandi e a sopraffare il proprio conduttore».

L’antidroga
Sfatiamo, innanzitutto, la leggenda metropolitana che racconta di cani drogati durante l’addestramento per poter meglio scovare le sostanze stupefacenti. Non è così. Il training del cane antidroga è tutto fondato sul gioco, sulla ricompensa che consiste in una pallina legata ad un laccio che il conduttore dà al proprio “collega” ogni volta che riesce a trovare qualcosa. Durante l’addestramento i cani vengono allenati a distinguere le varie sostanze, non attraverso dei surrogati, ma con stupefacenti reali racchiusi all’interno di un sacchetto di tela. L’arma principale è il naso, infatti, grazie ad un sistema olfattivo particolarmente sviluppato che conta su una struttura “a pacchetto” e che occupa, anche visivamente, più di un terzo della testa (e del cervello) questi animali riescono a sentire odori provenienti anche da contenitori chiusi ermeticamente nonché, cosa impossibile per l’essere umano, anche dall’acqua. Con l’olfatto un cane può percepire una gamma di più di 225milioni di particelle odorose (l’uomo tra i 18 e i 20 milioni), con la capacità di suddividere, selezionare e, soprattutto, ricordare i vari tipi di odori. «Proprio grazie all’olfatto – ricorda Cardea – durante un addestramento nei pressi della spiaggia di Nettuno, nel maggio scorso, uno dei nostri cani iniziò a scavare nella sabbia riuscendo a trovare un carico di ben 22 kg di hascisc suddiviso in panetti, lasciati lì per essere recuperati da qualche trafficante in momenti più tranquilli (maggiore “sequestro casuale” in assoluto avvenuto in Italia, ndr)».
Dunque, come già detto, la caratteristica principale di un cane antidroga deve essere la giocosità. Un esemplare apatico o senza interessi per il gioco non può essere adatto a questo tipo di lavoro. Il cane deve avere un rapporto quasi “morboso” con il suo premio, la pallina che, in natura, rappresenta per lui la preda. Come gli uomini anche gli animali con l’andare avanti dell’età perdono interesse al gioco. Ed è compito del conduttore far sì che questo interesse non scemi mai, curando il proprio animale sia dal punto di vista del fisico che da quello, fondamentale, della psicologia.

Antiesplosivo
Se la caratteristica fondamentale del cane antidroga deve essere quella della giocosità, la voracità è l’aspetto principale che deve avere il cane dei servizi antiesplosivi. Per questo tipo di servizio vengono perlopiù utilizzati i Labrador che, proprio perché particolarmente voraci di natura, possono essere meglio addestrati. Durante il training, i cani vengono allenati a distinguere le diverse gamme di esplosivo. A differenza del cane antidroga che, una volta trovata la sostanza, “raspa” con le zampe fino a scovarla, il cane antiesplosivo viene addestrato a sedersi quando trova delle sostanze esplodenti. Questo, soprattutto, per la sicurezza dell’animale, nel caso in cui l’esplosivo trovato fosse anche “trappolato”. Il premio per il “buon servizio” svolto stavolta non è la pallina con cui giocare, bensì un croccantino di cui l’animale è particolarmente goloso. «E anche durante un corso di addestramento antiesplosivo del marzo scorso – commenta Cardea – uno dei nostri cani ha rinvenuto un proiettile inesploso di un carro armato risalente allo sbarco alleato di Anzio della Seconda guerra mondiale».

I meticci
Non solo cani di razza, anche se non purissima, ma anche quelli che volgarmente vengono definiti “bastardini”. Da qualche tempo la Polizia di Stato cerca anche cani non di razza soprattutto all’interno dei canili cittadini. «Certo – continua Cardea – la scelta non è come per un cane di razza. La media dei meticci adatti al servizio di polizia è di circa 1 a 300, anche perché animali del genere hanno spesso paure ingenerate dall’uomo, soprattutto in caso di abbandono. E poi hanno la tendenza a sentirsi liberi e, proprio per questo, a non recepire i comandi del conduttore». Uno su 300, dunque; ma a detta dei conduttori proprio quel cane può essere eccezionale e particolarmente intelligente. Come Peter, Buki, un meticcio pezzato bianco e nero che è stato di grande aiuto per la ricerca di sopravvissuti dopo il terremoto in Abruzzo, e ancora come Miele, preso da un canile vicino a Viterbo e oggi in servizio antidroga all’aeroporto di Fiumicino.

La carriera
Un cane poliziotto ha una vita lavorativa relativamente breve (8-9 anni) e, soprattutto, legata al tipo di servizio svolto. L’ordine pubblico e la rappresentanza sono i servizi più “usuranti” per un cane. Per questo motivo vengono scelti cani forti fisicamente come i pastori tedeschi. Per i cani antidroga e antiesplosivo la vita è sicuramente più comoda, poiché una volta “annusato” in giro se ci sono pericoli, ritornano sul mezzo di trasporto e non restano a lungo esposti alle intemperie.
Una volta finita la carriera i cani vanno in pensione come gli umani. Nel 90% dei casi, il conduttore esercita il diritto di prelazione sull’animale e lo porta via con sé. Altrimenti viene avviata una procedura d’adozione (vedi box a pag. 10).
Un mestiere, dunque, quello del conduttore cinofilo e del cane poliziotto, non adatto a tutti, ma alla cui base c’è un elemento comune: l’amore dell’uno verso l’altro. «Ricordiamocelo sempre – conclude Cardea – non solo per quanto riguarda i nostri cani, ma anche se si intende prendere un cucciolo da tenere in casa: stabilire innanzitutto una distinzione dei ruoli, il cane identifica nel padrone il capobranco che deve esercitare questa sua prerogativa. Una volta capito questo, l’animale risponderà ai nostri comandi, ma attenzione non perché umiliato, ma perché lui sente il bisogno di questa gerarchia e rispondere ad un nostro ordine e compiacerlo per lui significa gratificazione. Trattare il cane “da cane” non significa maltrattarlo, ma trattarlo per quello che è. Tentare di umanizzarlo sarebbe l’errore più grande. E poi dargli tanto amore, perché lui ci ricambierà con gli interessi e, a differenza degli uomini, non ci tradirà mai!».
È proprio vero, dunque, non esistono cani cattivi, ma cattivi padroni.

 


01/09/2011