Balduino Simone*
Piloti, ma sicuri
Troppi gli operatori vittime di incidenti sulle strade provocati dalla velocità. Oltre ai corsi di guida professionale è necessario pensare la formazione
L’incidentalità dei veicoli in servizio di polizia continua ad essere preoccupante e, quindi, meritevole di attenzione per la necessità di ricercare “rimedi” che portino ad una sensibile riduzione complessiva dei sinistri e, quindi, delle vittime, dei feriti e dei danni patrimoniali ed all’immagine.
I dati sono allarmanti: dal 2000 al 2009, la Polizia di Stato ha avuto 74 vittime. Di queste, ben 51 sono dovute ad incidenti stradali. Di fronte a questi dati, mentre tutti vedono nella formazione la risorsa idonea ad intervenire positivamente, su quale formazione proporre ci sono diverse scuole di pensiero.
L’opinione più diffusa, purtroppo, è quella che propone la frequenza di corsi di “guida sicura”, che insegnano come effettuare manovre particolari, quelle che solo i “piloti” sanno fare e che secondo i fautori della teoria che saper guidare è fondamentale per la sicurezza, dovrebbero saper fare tutti gli operatori di polizia. Queste manovre sono le sole che consentono al “pilota” di controllare il veicolo in condizioni di criticità e, perciò, di superare le situazioni di pericolo.
Il fascino di questa tesi è che essa è l’essenza stessa dell’ovvio. La perizia, infatti, è capacità di fare bene in ogni condizione, specialmente in quelle dove chi non è esperto fallisce.
Proprio per questa sua ovvietà è difficile contrastarla e impopolare criticarla. Ma, la necessità di ridurre l’incidentalità incoraggia chi, come lo scrivente, nutre grandi perplessità su una verità così ovvia, specialmente se espressa con un’aggettivazione inutile com’è, appunto, il corso di guida sicura.
Approfondendo il tema della sicurezza si possono allora scoprire, molte cose nascoste e profondissime lacune. Le riflessioni che proponiamo sono utilissime a tutti coloro che lavorano, guidando veicoli particolari, come quelli destinati ai servizi di polizia o alle emergenze, ove le ragioni della circolazione impongono condizioni di guida “speciali”.
È ovvio che una cosa sia guidare la propria auto e un’altra è condurre un’ambulanza, che deve soccorrere, o una Volante, che a volte deve inseguire, altre volte deve accorrere in aiuto. Condizioni, queste, che richiedono capacità di guida di grande professionalità e che, a ben guardare, si concretizzano tutte nella necessità di guidare più velocemente rispetto a quando si conduce un veicolo “normali”. È la velocità, infatti, che determina la necessità di saper andare oltre il limite dell’ordinario, dove norme precise impongono velocità prudenziali ed adeguate alle condizioni in cui si circola e tenendo presente anche tutti gli ostacoli prevedibili. Così, senza ombra di dubbio, questa invocata perizia di guida super, offerta con corsi di “guida sicura”, si riduce ad insegnare come guidare veloce e saper superare le difficoltà che ciò comporta, come la sbandata del veicolo, la presenza improvvisa di un ostacolo, un’anomalia della strada. Nella circolazione stradale tutte le difficoltà possono derivare solo da questi fattori: dal veicolo, dalla strada, dagli altri utenti. Proprio per queste ragioni corsi di “guida sicura” sono la ri