di Nives Maria Salvo*
“Trame“ di un festival
Scrittori, giornalisti e magistrati hanno risposto al richiamo dell’antimafia partecipando alla prima edizione di una kermesse che la sostiene attraverso i libri
èun centro storico “vestito di nuovo”, quello che a Lamezia Terme per cinque giorni, dal 22 al 26 giugno, ha ospitato la prima edizione di “Trame”, il festival di libri sulle mafie. Parlare di mafie è sempre difficile e in particolare lo è parlare di ‘ndrangheta in Calabria, ancora ultimamente sfregiata da episodi di sangue e dove, nemmeno la fantasia dei narratori si è mai avventurata, e ha preferito romanzare su camorra o Cosa Nostra; ma Tano Grasso, assessore alla cultura lametina, nonché ex Commissario antiracket, non ha avuto dubbi sulla manifestazione e sul luogo che doveva ospitarla, così come non li ha avuti Lirio Abbate, direttore editoriale del festival e inviato de l’Espresso, che dal 2007 vive sotto scorta. I fatti hanno dato loro ragione con 13mila presenze registrate, e piazze affollate fino a notte tarda, soprattutto da giovani, molti venuti anche da più lontano, un record per il territorio. In 54 incontri, professionisti dell’antimafia appartenenti al mondo della cultura, scrittori, giornalisti tra i più esposti, e magistrati tra i più noti hanno parlato di mafia, di come l’hanno respirata nell’aria e ne sono rimasti influenzati nella formazione. Il fine della manifestazione trascende la sfilata saggistica, perché “Trame” è stato un festival contro l’omertà, e quindi contro la rassegnazione. I testi presentati sono stati strumenti utili per cominciare ad affrontare il problema e cercare di combattere il fenomeno, un’iniezione di fiducia alla cittadinanza, un vaccino contro il male oscuro della mafia. Il faro del festival è stato sicuramente lo spirito dei magistrati Falcone e Borsellino, indicati soprattutto alle nuove generazioni. I giovani possono dimostrare di saper essere diversi. Ci sono quelli che si uniformano ai modelli negativi, ma ve ne sono molti altri, quelli di Libera, ad esempio, che si dedicano al recupero dei terreni confiscati alla mafia. Ad aprire la rassegna Don Ciotti, presidente di Libera, intervenuto nel dibattito “Informare in Calabria”.
«Se c’è un peccato oggi, è la mancanza di sapere», ha sostenuto Don Ciotti. «La cultura dà gli strumenti per essere più liberi, la conoscenza permette di rispondere e difendersi». Don Ciotti ha poi messo l’accento sulla corre-sponsabilità: «Basta, parlare di solidarietà a chi h