Roberto Gilardengo*

Il realismo degli alessandrini

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Dal volto multiforme, il capoluogo piemontese è punto di riferimento di sei città, anche grazie a una intensa attività sinergica da parte delle Istituzioni

Nella tranquillità della provincia, i cento anni della questura di Alessandria sono vissuti come un traguardo cui si guarda con discrezione e con quell’understatement che è caratteristico di questo particolare angolo del Nord-Ovest. In realtà è ben più di un secolo che si discute se questo low profile degli alessandrini sia un pregio o un difetto. È freddezza, è cinismo. No, è il giusto distacco dalle cose, è realismo. Le opinioni sono discordanti e, come sempre in questi casi, si può davvero pensare che la verità stia nel mezzo.
Oggi la provincia di Alessandria conta oltre 438 mila abitanti. È territorialmente ampia, soprattutto è molto varia dal punto di vista geografico e conta centri-zona importanti, ognuno dei quali esercita una forza attrattiva notevole sui piccoli comuni che rientrano nella loro sfera di influenza. Novi Ligure e, soprattutto, Ovada, guardano a Genova forse più che al Piemonte. La dinamica Tortona ha spirito e mentalità imprenditoriale tipicamente lombardi. Acqui Terme, nella zona sud della provincia, vive in una dimensione particolare, con la vitivinicoltura e il turismo termale che ne fanno un centro vivace e culturalmente attivo. Valenza, la città dell’oro, che con Alessandria ha legami stretti anche per vicinanza geografica, è unica in Italia con quel mosaico di centinaia e centinaia di botteghe orafe che ne costituiscono il tessuto produttivo. Casale, capitale del Monferrato, dove ha sede l’unico commissariato, si sente legata al capoluogo soltanto per scelte politico-amministrative.
In questa provincia centripeta, Alessandria fatica a essere un punto di riferimento per le altre sei città e, peraltro, sembra non preoccuparsene. A scuola abbiamo studiato che al centro del triangolo industriale e importante nodo ferroviario, il capoluogo era votato al commercio per storica predisposizione, prima ancora che all’agricoltura. Ma oggi lo scalo è fortemente ridimensionato e la vicinanza con Torino, Milano e Genova non è più un valore aggiunto. E per quanto riguarda il commercio, la presenza della grande distribuzione lascia il segno e detta le regole.
Gli alessandrini, comunque, tra un mugugno e l’altro e con quello spirito disincantato e fatalista che, in questo caso, si rivela un pregio, tirano avanti. Scoprono che si può intercettare il turismo che arriva dal Nord Europa, guardano alle strutture militari dismesse con cui hanno

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01/06/2011