Anacleto Flori

A lezione dal Prof

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Tra una canzone d’autore e una versione di greco, Roberto Vecchioni non ha mai tradito la sua immagine di artista appassionato e coerente. E la vittoria a Sanremo lo ha fatto scoprire anche ai ragazzi che lo hanno applaudito al concerto Uniti nei valori

Successo e fascino non gli sono mai mancati, ma ora Roberto Vecchioni, professore, cantautore e “poetastro” (come lui stesso ama definirsi) ha raggiunto anche la grande popolarità che solo una vittoria al Festival di Sanremo può regalare. Poliziamoderna lo ha incontrato sul palco romano del Gran Teatro affollato di studenti in occasione del concerto Uniti nei valori organizzato dalla Polizia di Stato.

Quale effetto ti fa, a 40 anni di distanza dal tuo primo disco, essere il testimonial più atteso di questo concerto sui valori che esprimono i giovani?
Stare sul palco davanti a tanti ragazzi mi spinge inevitabilmente a guardarmi indietro, a ripensare alle esperienze vissute, a tutto il cammino fatto fino ad oggi, cercando di andare sempre nella direzione giusta: anche quando mi ribellavo. Perché non è detto che la ribellione, soprattutto quella giovanile, sia necessariamente un qualcosa di negativo. Anzi, a volte è necessario indignarsi e ribellarsi contro le ingiustizie, ma sempre in maniera pacifica, senza mai lasciare spazio alla violenza, all’odio. In ogni caso sono stati 40 anni di battaglie, di pochi e, spero, piccoli compromessi; ma la mia vita è stata anche una lunga storia di innamoramento per quelli che sono i princìpi fondamentali dell’uomo: la libertà, la fratellanza, l’onestà e la cultura.

La famiglia è sempre stato il luogo deputato all’educazione delle nuove generazioni. È ancora in grado oggi

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01/05/2011