Maurizio Costanzo

Nord uguale Sud

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 Io sono tra quelli che alle prime note dell’Inno di Mameli, si alza in piedi, prova un po’ di emozione e porta la mano destra sul cuore. Sono tra quelli che ha sempre trovato ridicola la polemica sulla qualità o meno delle parole, ritenute giuste al momento della sua composizione, e per questo motivo sono convinto che non vadano davvero “aggiornate”. Sono anche una persona che crede alla Bandiera e alla parola Patria e a quello che ha significato il Risorgimento. Vorrei però dire che sia l’Inno di Mameli, come la Bandiera, come la Patria e come il Risorgimento mi appartengono, come è giusto che sia, ma senza enfasi e retorica. Queste ultime due cose possono farmi apparire “pesante” l’Inno e talvolta il resto. Proprio di recente, quando il Festival di Sanremo ha festeggiato i 150 anni dell’Unità d’Italia, ho trovato eccezionale Roberto Benigni nell’intonare a suo modo l’Inno di Mameli. Alcuni mi hanno detto dopo, esagerando:«Per la prima volta ho capito il significato delle parole». No, per la prima volta si è ascoltato l’Inno di Mameli con il significato sì delle parole, ma senza, ripeto, enfasi e retorica.
L’Unità d’Italia, che si festeggia per la prima volta nel marzo di quest’anno, è cosa importante sulla quale riflettere. Né Garibaldi, né Vittorio Emanuele II, né Cavour né tutti gli altri che hanno scritto le pagine della nostra Storia e che hanno portato l’Italia ad essere anziché un insieme di Stati diversi, un’unica Nazione, sono andati a fare una scampagnata o una gita di piacere. Era forte in loro il desiderio di riuscire a fare l’Italia unita. Che poi sussista, a distanza di 150 anni, un’evidente ed errata differenza tra l’Italia del Nord e quella del Sud, è cosa incontrovertibile della quale spesso, chi ci governa parla, e questo è accaduto per 150 anni, ma che purtroppo non si risolve.
Perciò nel commemorare i 150 anni dell’Unità d’Italia dovremmo darci il compito di ricordare a chi può, ma credo che tutti lo rammentino, di risolvere l’annoso divario fra il Nord e il Sud di questo Paese. I tanti sospetti che avverto intorno al federalismo, nascono proprio dalla preoccupazione che quest’ultimo possa, anziché colmare, aumentare la distanza tra Settentrione e Meridione. Voglio credere che non sia così, perché sarebbe profondamente sbagliato ma desidero anche aggiungere che il federalismo ha al suo interno iniziative che possono venir bene ai governi comunali e di conseguenza ai cittadini.
Auguri a chi festeggerà i 200 e poi i 250 anni dell’Unità d’Italia.

01/03/2011