Giancarlo De Leo
Corvi, leoni e palme
Questo mese Poliziamoderna inaugura una rubrica alla scoperta del valore storico-artistico delle sedi della Polizia di Stato. Iniziando dalla caserma Magnanapoli a Roma, casa della comunicazione del Dipartimento della pubblica sicurezza
Pantere e aquile vengono spesso associate all’immagine della Polizia di Stato, grazie al profilo che connota le fiancate delle volanti e al fregio dorato che ogni operatore in uniforme porta sul berretto. E se, a ben vedere, un leone (rampante e con la spada) può essere facilmente rintracciato nello stemma araldico dell’Istituzione, i corvi e le foglie di palma non sembrano proprio far parte della simbologia poliziesca. Sono invece proprio questi gli elementi figurativi che spuntano con maggior frequenza nella decorazione di un interessante edificio storico prospiciente il Palazzo Viminale: la caserma Magnanapoli, attuale sede dell’Ufficio relazioni esterne e cerimoniale del Dipartimento della pubblica sicurezza, di proprietà del Fondo edifici di culto del ministero dell’Interno. Un centro sensibile, dinamico e interattivo con ogni flusso di informazioni che attraversa lo scenario internazionale delle attività di Polizia. E dove si trova anche la redazione della nostra rivista.
Cosa c’entrano quindi i corvi? E le palme? Andiamo con ordine: le tante persone che per la prima volta partecipano a un meeting indetto presso questo polo di comunicazione a 360°, dopo aver percorso un breve corridoio d’ingresso, restano sempre affascinate dallo scenario offerto all’improvviso dallo spazio della sala riunioni: una sontuosa architettura del tutto inaspettata, a pianta centrica articolata, con il perimetro marcato da eleganti colonne classiche, ornate di ghirlande.
Svanito il primo stupore, l’occhio dell’osservatore più sensibile e attento non può fare a meno di analizzare alcuni curiosi particolari decorativi, scorgendo tra le volute dei capitelli ionici delle piccole teste leonine alternate a volatili che, senza eccezione, serrano un pezzo di pane nel becco (vedi box p.13). Il tutto, sovrastato da un’elegante cupola con lanterna che insieme a due finestroni di tipo termale tardo-antico, provvede egregiamente a fornire l’illuminazione naturale dell’ambiente, disegnando su archi e volte una suggestiva luce direzionata, quasi teatrale, di gusto tipicamente barocco. Non a caso. Perché proprio di autentica architettura barocca si tratta, e anche di pregevole fattura: quella tardo-settecentesca di Clemente Orlandi, il maestro che ristrutturò , in occasione dell’Anno Santo 1775, il complesso edilizio che stiamo descrivendo: la chiesa sconsacrata e