Fabio David

Davanti allo specchio

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È stato chiesto a un campione di poliziotti di indicare le principali qualità del proprio lavoro. Ne è emersa un’identità plurale

Davanti allo specchio

 Sbirri, guardie, sceriffi, tutori della legge. Sono molti i nomi con i quali i poliziotti vengono chiamati e sono altrettante le competenze e i ruoli che sono loro attribuiti. Ma è possibile che i poliziotti si riconoscano in tipi diversi di operatori di sicurezza sulla base di qualità individuali? L’identità di polizia è una o può essere considerata plurale, risultato della convergenza fra soggettività e identità professionale?
Queste sono solo alcune delle domande che hanno ispirato la ricerca “Sicurezza e forze dell’ordine. Il punto di vista di un campione di operatori della Polizia di Stato”, condotta recentemente, presso il Dipartimento di scienze sociali de La Sapienza università di Roma, che ha coinvolto operatori di polizia in servizio negli uffici della questura di Bologna, del Compartimento polfer di Milano e della Sottosezione polizia stradale Roma-Sud.
La particolarità della ricerca sta nel fatto che la rappresentazione del poliziotto non proviene dai cittadini, ma dagli operatori stessi.
I risultati ci rinviano un’immagine di professionista a più facce, dalle molte sfumature che permette di delineare una linea continua fra tradizione e innovazione.

Identità e professione
Come sottolinea la sociologa Assunta Viteritti, l’identità «è un equilibrio instabile tra ciò che io sono o credo di essere, e quello che gli altri nello scambio intersoggettivo riconoscono di me; la costruzione di una identità professionale segue lo stesso processo, in un continuo equilibrio instabile fra il modello ideale di professionista, aspirazioni personali e limiti oggettivi della realtà lavorativa».
Da ciò l’identità è considerata sociologicamente come una«costruzione sociale dotata di senso soggettivo, caratterizzata dalla relazione fra autoriconoscimento ed eteroriconoscimento».
La ricerca si colloca sul versante dell’autoriconoscimento, muovendo dall’idea che sia possibile trovare una linea comune nella rappresentazione soc

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01/01/2011