Antonella Fabiani
Per una notte con le stelle
I ragazzi del nuovo Millennio e la legalità. Ne parla il sociologo Paolo De Nardis
Liquida, globalizzata, votata al consumo più sfrenato. Se le definizioni del sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman sulla nostra società contemporanea fino a poco tempo fa potevano apparire frutto di una visione apocalittica, oggi appaiono più che mai vere. Sono milioni le persone che ne vedono gli effetti sulla loro vita quotidiana, sulla loro capacità di relazionarsi con gli altri e con una realtà lavorativa sempre più precaria. Uno tsunami che ha travolto in particolare le giovani generazioni costrette a confrontarsi con un sistema di valori e punti di riferimento sociali sempre più irriconoscibili. Malessere e incertezza sono i sentimenti ormai di coloro che si sentono privati della prospettiva di un possibile futuro. Sentimenti che se non trasformati possono esplodere in violenza e diventare un rischio per l’intera società. È importante quindi il richiamo diretto ai valori della legalità che invece oggi rischiano di sbiadirsi rispetto a una cultura che sembra prediligere solo il “qui e ora”.
Ma oggi in che termini è possibile parlare di legalità e in che rapporto stanno con essa le giovani generazioni? «Dal punto di vista sociologico la legalità corrisponde a quello che lo studioso tedesco Max Weber aveva chiamato il “potere razionale legale” – spiega Paolo De Nardis, docente di Sociologia presso il Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale dell’Università La Sapienza di Roma –. In pratica la legalità per noi moderni rimanda a una teoria normativa della società, a una legge che è espressione del patto sociale. E il patto sociale siamo noi a costituirlo e di conseguenza si è razionali nella misura in cui lo si rispetta. Ubbidire alla legge, che è espressione del patto sociale, significa ubbidire a noi stessi che lo costituiamo. In questo senso legalità è sinonimo anche di libertà e cioè aderenza ai princìpi che abbiamo sancito, alla cui garanzia abbiamo posto la legge. L’individuo con il compimento della maggiore età accetta il patto sociale, e di conseguenza si rapporta alla legalità».
La violenza della “quantità”
Incertezza e precarietà, infatti, sembrano essere diventate le parole chiave della nostra epoca “liquida” dopo (come ha spiegato Bauman) lo “scioglimento” di strutture, concetti e relazioni umane fino a ora considerati “solidi”. «A essere cambiato è anche il tempo che, sempre più compulsivamente consumato, in una visione che rimuove il passato ed esorcizza il futuro, tende a essere sempre meno co