Antonella Fabiani

Chapeau Accorsi

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Molti i ruoli interpretati sul grande schermo, tra cui anche il commissario Scialoja in Romanzo criminale. L’attore Stefano Accorsi racconta di sé, del suo lavoro e del rapporto con la polizia

Chapeau Accorsi

 Attore tra i più popolari del grande schermo, Stefano Accorsi ha l’accento dolce della parlata bolognese, un talento e una versatilità nascosti dietro modi riservati e gentili. Interprete intenso di moltissimi ruoli ormai nell’immaginario del pubblico (a partire da L’Ultimo bacio di Gabriele Muccino nel 2001 che fece esplodere la sua popolarità) da molti anni vive e lavora a Parigi. Una scelta che se ha fatto rimpiangere la sua presenza nel nostro Paese, non gli impedisce di ritornare spesso per continuare a seguire progetti teatrali e cinematografici. Di passaggio a Roma, si concede in una lunga intervista, per parlare di sé, del suo rapporto con il cinema, con i giovani e la polizia.

La tua la passione per la recitazione è iniziata da quando eri piccolo, guardando i film di Sergio Leone. Rispetto ad allora come è cambiato il rapporto tra la passione e la professione?
Ho desiderato fare l’attore da quando ero ragazzino. Mi piaceva il cinema ma lo identificavo con gli attori perché ancora non sapevo che c’era un Maestro, uno sceneggiatore, uno scenografo. In fondo anche se ero ancora un bambino avvertivo la genialità di un regista come Sergio Leone, perché quando una storia è raccontata bene piace a tutti, anche a quelli che non sono esperti di cinema. Comunque, sì, la mia passione è rimasta la stessa. Assolutamente. A vent’anni ho fatto un provino che è andato bene e mi ha dato la possibilità di fare un film Fratelli e sorelle negli Stati Uniti. Ritornato in Italia ho fatto una scuola di teatro per due anni e poi ho cominciato a lavorare velocemente nel cinema.

Come era la situazione del cinema italiano quando hai cominciato?
Non c’erano molti ruoli per attori della mia età: in televisione c’erano i Ragazzi del muretto, al cinema i film di registi come Moretti, Mazzacurati, Luchetti che raccontavano della generazione dei quarantenni. Poi però hanno cominciato ad esserci altri attori giovani e registi pronti a racco

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01/11/2010