di Anacleto Flori e Mauro Valeri
Sotto il cielo di Monaco
Poliziotti bavaresi ed italiani in servizio fianco a fianco tra gli stand dell’Oktoberfest. Tanta birra, musica e allegria, ma con uno sguardo attento alla sicurezza
L’“Himmel der Bayern”, vale a dire il Cielo della Baviera è lungo 100 metri e largo quasi 50. Non è un campo di calcio e, nonostante il nome, neppure un osservatorio astronomico. È solo uno dei 14 stand allestiti dai maggiori birrifici bavaresi in occasione dell’Oktoberfest. Sotto il tendone dipinto di bianco e di azzurro 10.000 persone cantano e ballano sulle panche e soprattutto bevono birra, a fiumi. Un fiume ininterrotto che scorre dalla mattina alla sera e che, di notte, viene continuamente alimentato da decine di autobotti. C’è allegria in giro e tanta voglia di divertirsi: le persone girano tra i tavoli con i boccali in mano, si accalcano nei corridoi, sbandano, complici i fumi dell’alcol. Ci si urta ad ogni passo, qualcuno chiede scusa in tutte le lingue del mondo: entschuldigung, sorry, scusa, pardon. La maggior parte non ci fa neppure caso e la festa continua sotto gli occhi degli uomini della vigilanza interna. Ma non è sempre così. A volte basta una spinta più forte, una birra che si rovescia a terra ,un’ occhiata storta, un apprezzamento pesante su una ragazza ed ecco che volano pugni e si spaccano boccali… È qui che entrano in gioco Dietmar, Johann, Valentino, Rudy e Gustav, 5 poliziotti altoatesini della questura di Bolzano distaccati presso il commissariato bavarese dell’Oktoberfest.
Per capire come questa piccola rappresentanza di polizia italiana possa cooperare con l’efficiente polizia bavarese nella gestione dell’ordine e della sicurezza della più grande festa popolare del mondo, abbiamo trascorso una giornata con loro. La missione inizia venerdi 26 settembre, alle ore 15,00 con il questore di Monaco Wilhelm Schmidbauer che in conferenza stampa presenta la delegazione della polizia italiana e i due operatori di quella francese, presenti per la prima volta. Il questore è visibilmente soddisfatto di questa collaborazione internazionale che vede nostri poliziotti operare nell’area della festa, con gli stessi poteri dei colleghi bavaresi, e che soprattutto permette di superare le barriere linguistiche con i numerosissimi visitatori italiani. Prima di uscire in strada c’è ancora il tempo di fare un giro, accompagnati dal responsabile del contingente italiano, il sostituto commissario Dietmar Angerer, nel commissariato di polizia presso l’Oktoberfest. Nella piccola sala operativa 2 operatori rispondono alle chiamate di emergenza e gestiscono gli interventi mentre altri 2 controllano sugli schermi le immagini provenienti dalle 17 telecamere che scrutano senza sosta, con i loro zoom potentissimi in grado di leggere anche i labiali dei visitatori, ogni angolo dell’enorme piazzale (si estende per 40 ettari!). A qualche metro di distanza ci sono gli uffici della polizia giudiziaria e il corridoio con le camere di sicurezza dove incontriamo diverse persone vestite con costumi tradizionali bavaresi. Saranno dei “fermati”, pensiamo tra noi, ma il nostro accompagnatore ci spiega sorridendo che si tratta di agenti “infiltrati”, in tutto una cinquantina, i quali, sotto la tipica giacca e i tradizionali “Lederhoser”, indossano cinturone ed arma di ordinanza. Per garantire la sicurezza durante lo svolgimento dell’Oktoberfest il commissariato dispone in tutto di 200 poliziotti mentre altri 100 si occupano del controllo delle immediate adiacenze (strade, metropolitane e stazioni ferroviarie). Alle 16,00 è finalmente arrivata l’ora di uscire di pattuglia assieme ai nostri poliziotti. Ci accorgiamo con stupore di non essere soli. Telecamere e giornalisti di tv straniere li seguono passo passo. Il “pattuglione”, composto da 8 colleghi bavaresi, 4 poliziotti italiani e 2 francesi, avanza con passo deciso mescolandosi tra la folla dei visitatori. Alla vista delle ”giacche blu” della Polizia di Stato italiana i nostri connazionali si avvicinano con calore e goliardia.
C’è chi chiede informazioni, chi vuol farsi scattare delle foto con loro e chi, semplicemente, li ringrazia della rassicurante presenza. Passano appena pochi minuti e, complice l’alcol che ormai scorre nelle vene, l’atmosfera si scalda: scoppiano le prime risse e la pattuglia italiana è chiamata ad intervenire in più punti contemporaneamente. Si decide allora di sdoppiare le forze: ogni italiano farà parte di una diversa pattuglia assieme ai colleghi bavaresi. Per fortuna molte delle liti che vedono coinvolti i cittadini italiani si risolvono all’arrivo dei nostri uomini: ascoltano la versione dei fatti, la traducono ai colleghi tedeschi e, grazie alla loro esprerienza che gli deriva da anni di servizio svolti in strada, riescono a tranquillizzare i connazionali. «Sono 6 anni che presto servizio qui – dice l’ispettore capo Johann Ramoser, uno dei veterani dell’Oktoberfest – e il più delle volte riusciamo a chiudere l’intervento con una chiacchierata ed una stretta di mano. Equivoci e incomprensioni dovuti alla barriera linguistica vengono chiariti ancora prima di portare le persone al commissariato per i successivi accertamenti». Certo, non sempre è così, a volte oltre alle parole volano anche i boccali di birra. Non mancano poi i furti e gli scippi, e qualcuno che esagera con gli spinelli. La situazione allora cambia ed i nostri, in questi casi, assistono la polizia bavarese nella preparazione degli atti per la denuncia o l’arresto dei fermati. Molti problemi nascono dal fatto che per le infrazioni più lievi il sistema penale tedesco prevede l’istituto della cauzione da versare per estinguere il reato. Spiegarlo ai nostri concittadini, in tedesco, non è un’impresa facile. Spesso chi viene fermato si rifiuta di pagare, protesta, vuole parlare con il proprio avvocato, rischiando di arrivare davanti al giudice e di beccarsi una bella condanna, da scontare in galera. Ed è anche qui che l’intervento paziente dei nostri diventa fondamentale per evitare altri guai. Capita anche che i cittadini italiani si rivolgano loro in veste di vittime o di testimoni di eventi delittuosi e le indicazioni fornite possono essere preziose per rintracciare i colpevoli. Ma devono essere ascoltati subito, non c’è tempo di far arrivare un interprete. Nessun problema, anche in questo caso intervengono i nostri. Con il passare delle ore gli interventi delle pattuglie diventano via via sempre più frenetici e le pause per tirare il fiato sempre più brevi. A sera arrivano anche il ministro dell’Interno e il capo della Polizia bavaresi Joachim Herrmann e Waldemar Kindler, si informano sull’andamento della festa e salutano gli uomini del nostro contingente con una vigorosa stretta di mano ringraziandoli della loro presenza.
Per Dietmar, Johann, Valentino, Rudy e Gustav c’è appena il tempo per qualche battuta in tedesco e un sorriso di meritata soddisfazione. Dalla festa, intanto, giungono clamori sempre più assordanti: brindisi, cori e canzoni cantate a squarciagola. È ora di uscire di nuovo in pattuglia. Forza ragazzi, la notte è ancora lunga.
Tutto ebbe inizio con un matrimonio...
Anche quest’anno gli organizzatori (e le forze dell’ordine) hanno assistito, dal 18 settembre al 3 ottobre, alla tradizionale invasione del popolo della “bionda bevanda” (nel 2009 furono oltre 6 milioni i visitatori giunti da ogni parte d’Europa e non solo) per quella che ancora oggi è la festa popolare più grande e famosa al mondo: l’Oktoberfest. E pensare che tutto ebbe inizio 200 anni fa con le nozze del principe ereditario bavarese Ludwig con la principessa Therese von Sachsen-Hildburghausen. Ai festeggiamenti, che si svolsero su un prato (Wiese) da quel giorno ribattezzato “Theresienwiese” in onore della sposa, furono invitati tutti i cittadini di Monaco di Baviera. Tra gli sfarzi e le trovate per intrattenere e stupire gli ospiti trovò spazio perfino una corsa di cavalli entrata a far parte dell’immaginario collettivo della città bavarese e che da allora venne ripetuta ogni anno. Oggi di quella corsa non è rimasta traccia, sostituita nel tempo da un vero e proprio luna park, ma soprattutto dagli enormi capannoni impiantati dai sei tradizionali birrifici di Monaco (Paulaner, Spaten, Hofbräu, Hacker-Pschorr, Augustiner e Löwenbräu), gli unici che hanno il diritto di vendere birra all’Oktoberfest. La festa, giunta alla sua 176ª edizione (poiché in alcuni anni durante i conflitti mondiali non fu celebrata), viene ufficialmente inaugurata con una sfilata di maschere e costumi tradizionali che passando per le vie del centro di Monaco arriva al Theresienwiese, ma soprattutto con il grido del sindaco della città bavarese «Ozapft is! – È stato aperto!» (nella foto), pronunciato all’apertura del primo barile di birra. Ciò che colpisce veramente il visitatore è il coinvolgimento popolare (non è difficile incontrare, non solo nell’area della festa ma in tutta la città, intere famiglie vestite con i tradizionali costumi bavaresi) e la partecipazione dei turisti alla caccia del souvenir più ambito dell’Oktoberfest: il Maß, boccale dalla capienza di un litro nel quale la bevanda viene servita nei capannoni.
Mauro Valeri