di Annalisa Bucchieri e Antonella Fabiani
Un incontro speciale
A Lecce, all’insegna del suo patrono, la polizia incontra la gente. Il concerto della Banda, la consegna del Premio San Michele e la partecipazione di tanti artisti
Forza e fragilità. Tra di esse il poliziotto cerca ogni giorno il suo baricentro, un impegno interiore quotidiano che solo la poesia sa esprimere autenticamente. Lo ha sottolineato il capo della Polizia Antonio Manganelli, consegnando il premio San Michele Arcangelo sul palco del Politeama di Lecce ai 27 poliziotti autori della raccolta di versi Parole d’anima indivisa. «Abbiamo pensato di pubblicare le loro poesie per mostrare l’anima che c’è dietro l’uniforme – ha detto Manganelli – perché in esse i poliziotti esprimono i loro sentimenti familiari, le soddisfazioni, i sogni, le delusioni e i dolori più profondi come quello per la morte di Adriano e Gabriele, qualche giorno fa sulla strada di Bitonto». Al loro ricordo è stata dedicata la lettura di Ancora una notte, fatta con voce profonda e commossa da Flavio Insinna, sbirro “per fiction”. La polizia celebra la poesia, come il prezioso scrigno da cui attingere le parole per capire e farsi capire. Al pari la poesia celebra il sacrificio quotidiano dei poliziotti, dà voce alle fatiche e alle ferite che ogni giorno accompagnano il loro lavoro senza far notizia.
Un premio al valore umano
Non è il momento per parlare di azioni eroiche, arresti, operazioni da apertura di telegiornale. Per le medaglie al valor civile c’è l’Anniversario della fondazione dell’istituzione. Sotto l’egida del patrono della Polizia di Stato San Michele Arcangelo si premiano i valori umani, la profondità di sentimenti, l’impegno nello studio, l’etica professionale. Dei poliziotti, in primo luogo, ma anche dei cittadini. Quest’anno gli altri due riconoscimenti “outsider” sono andati a Pippo Baudo, che ha attraversato generazioni di società e di televisione italiana lavorando sempre nel segno della serietà e del rispetto altrui e alla dodicenne Luciana Canonico, che nonostante sia non vedente dalla nascita è riuscita, complice la dedizione della sua maestra Tina Babuscio, a diventare una promettente pianista.
Arte&Polizia: mondi che dialogano
Così nel segno del premio San Michele si sta insieme, gente in divisa e senza divisa, legati da un comun denominatore di valori, di speranza, di impegno per un futuro migliore. Con questo spirito hanno voluto partecipare all’evento cantanti del calibro di Massimo Ranieri e Ron, gli amatissimi re del sorriso Checco Zalone e Vincenzo Salemme, i gruppi all’avanguardia nella ricerca musicale e di ballo RadioDervish e Arakne Mediterranea. Per un frangente significativo quella distanza tra il mondo della polizia e il mondo della letteratura, dell’arte, della musica, della danza, dello spettacolo si è azzerata mostrando la sua natura virtuale. Sebbene ognuno di questi mondi lavori con un linguaggio e un obiettivo diverso, tutti guardano alla crescita della società sana e al bene della collettività. Un bene che si costruisce solo “facendo comunità”. Come ha ribadito il prefetto Manganelli, C’è più sicurezza insieme non è semplicemente uno slogan, la scritta che contiene scenograficamente il fondale del Politeama di Lecce, bensì «è la filosofia del sistema sicurezza del nostro Paese. Una filosofia che contempla il coinvolgimento sia delle forze dell’ordine sia di tutti coloro che possono dare un contributo per la tranquillità dei cittadini, quindi in partenariato con sindaci, presidenti di provincia, di regione, associazioni di volontariato, soggetti istituzionali e non». A raccogliere il suo messaggio non solo il pubblico del Politeama presente la sera del 28 settembre ma i milioni di telespettatori che hanno seguito la differita del Premio San Michele Arcangelo 2010 in onda su Rai1, sabato 2 ottobre (il 18% di share).
Sicurezza glocal
C’è più sicurezza se il territorio non è relegato a periferia ma considerato maglia fondamentale di una rete unica che regge e protegge il Paese solo a patto di non slabbrarsi in nessun punto. Una rete glocal, dove l’agire globale è composto di sinergie locali. Ecco, San Michele diventa ancora una volta occasione per azzerare le distanze geografiche, sociali, culturali: un evento corale. Lo scorso 29 settembre il patrono è salito a Trieste, quest’anno è sceso fino al tacco della Penisola, nella strabiliante Lecce. Splendido barocco in una pietra abbacinante ed estatica, ma splendidi i leccesi che dalle autorità alle famiglie hanno partecipato a questi giorni di celebrazioni per San Michele Arcangelo. La polizia ha voluto infatti condividere il suo patrono con la cittadinanza. Il concerto della Banda, diretta dal maestro Maurizio Billi, nel teatro greco in piazza Sant’Oronzo, ha segnato un incontro importante con la gente del posto, i suoi artisti, il suo pubblico. Sul palco ha presentato Eleonora Sergio, attrice televisiva, originaria del Salento e fortemente legata alla sua terra come il tenore Antonio Pellegrino, giovane promessa del conservatorio leccese, che ha cantato accompagnato dagli strumenti degli uomini in divisa. In platea e sui gradini dell’anfiteatro romano i cittadini hanno fatto sentire il loro abbraccio alla polizia, soprattutto nel momento del saluto commosso fatto da un collega di Lecce ai due poliziotti morti e al terzo in gravi condizioni per il tragico incidente sulla strada di Bitonto che ha mietuto una quarta vittima, una ragazza pugliese. Insieme nel ricordo, insieme per superare i colpi del destino e ricominciare a vivere.
Family Day
Così San Michele Arcangelo invita al raccoglimento e alla preghiera i poliziotti, ma invita anche gli “altri”, quelli che non portano la divisa, a far visita alla polizia. In ogni città d’Italia, in quest’occasione, le questure e i commissariati aprono le loro porte a familiari e amici per far conoscere il luoghi del loro lavoro, gli spazi e il loro impegno quotidiano per permettere il sereno svolgimento di tutte le attività civili. È il Family Day, un giorno con il sapore di una gita, ma con il senso dell’avvicinamento e della comprensione reciproca. Ancora una volta un giorno di incontri speciali.
PAROLE D’ANIMA INDIVISA
Incontrarsi in un “borgo” virtuale per raccontare, in versi, la vita e il lavoro del poliziotto. È l’esperienza vissuta dai 27 autori del libro Parole d’anima indivisa, ai quali è stato assegnato il Premio San Michele Arcangelo 2010. Sono tutti appartenenti alla Polizia di Stato e sono stati premiati al Politeama di Lecce il 28 settembre, durante una serata dedicata alle celebrazioni per il Santo patrono della polizia. A consegnare loro il Premio è stato il prefetto Antonio Manganelli, il quale ha sottolineato: «Questi uomini e donne in divisa, per far vedere l’anima che c’è dietro l’uniforme raccontano la morte, le loro delusioni e i loro sogni». Un assaggio dei versi di Parole d’anima indivisa è stato dato dall’attore Flavio Insinna, che ha interpretato “Ancora una notte” di Ernesto Cosma. La voce profonda del poliziotto della fiction “Ho sposato uno sbirro”, ha trasportato tutti in pattuglia durante un turno di notte, facendo percepire la tensione delle ore che passano fra chiamate a rischio caffè e sigarette.Gli autori hanno deciso di affidare il Premio ad uno dei poeti che più lo merita: Luca Secco le cui vicende di salute lo hanno costretto ad allontanarsi dalla Polizia. Ora è in pensione, ma la sua collaborazione è stata molto significativa.
L’incontro di questi poliziotti con la cifra poetica è iniziato nel 2007, quando l’ispettore capo Vittorio Masala ha aperto il forum “Poesia” sulla rete intranet di servizio Doppiavela. Da quel momento un crescente numero di poliziotti ha vinto la ritrosia a mettere nero su bianco i propri sentimenti. È diventato naturale darsi appuntamento in quel luogo mediatico denominato “Il Borgo”: «Quasi a conferire personalità fisica e geografica ad un luogo dell’anima – racconta Masala – una località, come quelle che nella narrazione di antiche saghe venivano indicate come elementari agglomerati con forti rapporti parentali, custodi delle attività principali di un popolo, dove si condivideva il quotidiano e le speranze di futuro».
Nel 2009, l’intenzione di costruire qualcosa insieme ha portato i poeti ad uscire dal forum e con la pubblicazione della prima raccolta di poesie dal titolo Anima Indivisa. Quest’anno, il valore del progetto è stato colto dal Dipartimento della pubblica sicurezza che ha patrocinato la pubblicazione di un nuovo libro: Parole d’anima indivisa, quello appunto premiato a Lecce.
L’iniziativa è arricchita dalle voci di nuovi poeti che nel tempo si sono avvicinati al forum ed hanno cominciato a scrivere. Come racconta Roberto Agliata, uno dei principali promotori dell’iniziativa, «Dietro ogni dignitosa storia professionale c’è una storia personale ricca di umanità e talvolta risvolti drammatici, di speranze, di impegno quotidiano; per questo crediamo sia importante dare una più compiuta dimensione individuale del poliziotto».
La poesia si è rivelata un vero e proprio ponte tra le anime, creando sintonia tra colleghi che hanno realizzato un progetto senza mai incontrarsi fisicamente. «Essere riusciti a lavorare senza mai spostarsi dalla propria sede d’ufficio, per la più parte senza mai essersi incontrati è stato difficile – spiega Agliata – ma ha permesso il nascere di rapporti interpersonali basati sulla condivisione di principi positivi. Si è riscoperto l’onore di vestire la stessa giubba – continua – e i valori alti di un’umanità in divisa troppo spesso vituperata e condizionata da altri interessi, che nulla hanno a che fare con la scelta di ciascuno di noi di servire lo Stato e con esso ciascun cittadino, uomo, fratello da tutelare nell’ottica del sistema democratico».
Attraverso il linguaggio poetico si è raggiunto lo scopo di umanizzare il rapporto con le istituzioni, raccontando le piccole grandi storie quotidiane degli uomini e delle donne della Polizia di Stato.
Elisabetta Sabbatucci
UN ANGELO AL PIANOFORTE
Anche se è solo una bambina di dodici anni, Luciana Canonico incanta la platea del Politeama mentre suona al pianoforte uno dei pezzi più belli di Morricone (La leggenda del pianista sull’Oceano) accompagnata dalla Banda della Polizia di Stato, diretta dal Maestro Billi. È il sorriso e la tenerezza del volto a colpire chi l’ascolta mentre suona, a far dimenticare che quella bambina è non vedente. Alla fine dell’esecuzione dell’ultimo brano tratto dalla Suite “Schizzi d’inverno” del compositore lituano Balys Dvarionas, scrosciano gli applausi mentre Luciana saluta in piedi dal palco il pubblico. È la sua seconda esibizione importante, dopo quella al San Carlo di Napoli nello scorso giugno. Riceve il Premio San Michele sul palco del teatro Politeama dalle mani del cantante Massimo Ranieri che elogia Luciana per la sua insolita bravura augurandole di continuare a studiare per diventare un giorno una brava concertista. Vicina a lei la sua insegnante del conservatorio Nicola Sala di Benevento, la professoressa Tina Babuscio, che sostiene con impegno il talento di Luciana ormai da alcuni anni.
Luciana Canonico ha, infatti, una storia difficile alle spalle. Nata in un piccolo centro, Beselice, lontano da Benevento, non vedente dalla nascita, ha manifestato fin da piccola una grande passione per la musica. Passione che i genitori hanno cercato di alimentare regalandole una piccola tastiera. Ma la svolta nella vita di Luciana è avvenuta quando ha incontrato la sua insegnante, Tina Babuscio, al conservatorio Nicola Sala di Benevento: “Luciana deve molto anche ai suoi genitori che hanno fatto molti sacrifici – spiega la Babuscio – io, da parte mia, ho cercato un modo per dare ordine al suo talento naturale. Luciana ha infatti il dono di un orecchio musicale assoluto però non conosceva l’alfabeto Braille. Cosicché io le ho insegnato a suonare con l’unico metodo possibile e cioè quello di farle sovrapporre le sue mani sulle mie”.
Ma il premio San Michele non è il primo riconoscimento alla sua vocazione musicale. A incoraggiare il suo talento è stato anche il capo della Polizia Antonio Manganelli, che lo scorso maggio ha regalato a Luciana un pianoforte, dopo averla ascoltata suonare Chopin al conservatorio, dandole la possibilità di studiare con regolarità anche a casa.
Luciana è straordinariamente felice dopo il concerto e per il suo premio. Si inchina verso il pubblico in sala, tra cui spuntano gli occhi commossi dei genitori e della sua insegnante.
PIPPO BAUDO E LA GRANDE INTUIZIONE
Il palco è il suo habitat naturale ed è allenato a muoversi davanti alle telecamere con la disinvoltura che lo ha sempre contraddistinto in più di 50 anni di televisione, eppure quando Pippo Baudo scende dal proscenio del teatro Politeama di Lecce con in mano il premio San Michele Arcangelo, che gli ha consegnato il ministro dell’Interno Roberto Maroni, l’emozione ha vinto sull’aplomb dell’uomo di spettacolo. Mentre risponde alle domande di Poliziamoderna, la voce è ancora commossa.
Questo premio le è stato dato per la serietà e il rispetto degli altri profusi in oltre 50 anni di carriera televisiva. Quali sensazioni ha provato alla notizia che sarebbe stato insignito del San Michele Arcangelo 2010?
Mi ha colto molto di sorpresa. Essere premiati dalla Polizia di Stato, una forza dell’ordine fondamentale per il Paese, è un riconoscimento di qualcosa che va oltre la bravura e competenza professionale per centrare i valori umani e personali che vi stanno dietro. Noi personaggi dello spettacolo facciamo incetta di premi, ma ognuno ha un peso specifico diverso. E questo lo metto in cima alla classifica.
È il secondo anno che la ricorrenza del patrono della Polizia di Stato è un appuntamento non solo istituzionale ma anche pubblico, un punto di contatto con la cittadinanza e il suo territorio attraverso la musica e la danza. Da uomo di spettacolo cosa pensa dell’utilizzo di linguaggi non tradizionali per creare vicinanza con la gente?
La considero una grande intuizione. Se i poliziotti, angeli custodi della tranquillità sociale, vogliono incontrare i cittadini che servono con tanto sacrificio, pagando spesso il prezzo della vita come accaduto ultimamente a Bitonto, significa che s’impegnano nel creare un rapporto amichevole con la gente. Di questo tutti noi dobbiamo esser loro grati. Inoltre che la polizia prenda a cuore anche i fatti artistici, ospitando concerti, danze, letture poetiche, momenti di spettacolo all’interno dei suoi anniversari, celebrazioni ed eventi pubblici, aumenta il suo spessore culturale e la apre al dialogo con gli altri protagonisti della crescita sociale e civile del Paese.
Le celebrazioni di San Michele sono itineranti. Nel 2009 si sono svolte a Trieste, quest’anno a Lecce, degna rappresentante della bellezza del nostro Mezzogiorno, una terra però travagliata dalla violenza della criminalità organizzata. Da uomo del Sud (nato a Militello Val di Catania, ndr) crede che questi eventi della polizia possono aiutare a radicare la presenza dello Stato nelle zone meno centrali?
Assolutamente sì. Non dobbiamo mai dimenticare che l’Italia è stretta e lunga e spesso tendiamo erroneamente a essere romano-centrici, mentre il rapporto con la periferia è vitale. Io sono un provinciale, mi sono trasferito a Roma per motivi di lavoro, apprezzo quando si decentra con iniziative di questo genere perché il nostro Paese va attivato tutto ed è tutto bello, non esiste solo il Colosseo. In particolar modo trovo la scelta di Lecce attualmente molto giusta non solo perché ambasciatrice di un patrimonio monumentale barocco ineguagliabile, ma soprattutto perché la Puglia è la regione del Sud che sta vivendo la maggior crescita economica su impulso dell’esplosione turistica. Basti pensare alle antiche masserie trasformate in luoghi d’accoglienza che da tutto il mondo vengono a visitare.
A marzo scorso, in occasione della prima giornata della sicurezza informatica, ha ospitato a Domenica In un focus sul concerto contro la pirateria musicale, al quale hanno partecipato centinaia di studenti; un’iniziativa dell’Ufficio relazioni esterne del Dipartimento della pubblica sicurezza, che è stata sviluppata anche online su Msn di Microsoft. Secondo lei i nuovi media possono esportare ai giovani i concetti di legalità e rispetto?
Bisogna cavalcare i new media per comunicare con i giovani, alcuni possono creare dispersione e distorsione ma non possiamo permetterci di non frequentarli. È necessario affrontare tali argomenti difficili con i canali prediletti dalle nuove generazioni, dai socialnetwork alla TVweb, che io interpreto come un aperitivo che smuove la fame di informazione, quindi funziona solo se rimanda ad un approfondimento giornalistico di altra natura. Dobbiamo muoverci verso il futuro ma senza dimenticarci di “aggiornare” i vecchi media. Per esempio la televisione dovrebbe superare la presentazione classica del poliziotto nel momento operativo, quando compie un arresto o interviene in una situazione di pericolo, ma raccontarne la giornata, il vissuto quotidiano. Mi piacerebbe ideare una trasmissione che mostrasse nell’intero arco delle 24 ore il passaggio delicato dalla dimensione privata – il rapporto con i figli, la famiglia, i problemi quotidiani – a quella pubblica di tutore della legge. Sono convinto che la vita di ogni poliziotto sia un romanzo.
CUFALO: «VINCE IL GIOCO DI SQUADRA»
Lecce è stata la padrona di casa della seconda edizione del Premio San Michele Arcangelo, che ha avuto un preambolo significativo nell’incontro in piazza Sant’Oronzo con la cittadinanza: dall’esposizione dei mezzi della polizia alle esibizioni dei cinofili fino al concerto della Banda musicale nell’anfiteatro romano. Giornate intense che hanno impegnato la questura di Lecce a fianco dell’Ufficio relazioni esterne del Dipartimento della pubblica sicurezza. Come ci racconta il questore della città, Antonino Cufalo.
Signor questore, cosa ha significato questo importante evento per la questura di Lecce e per il Salento?
Vorrei esprimere non solo il compiacimento mio e del personale della Polizia di Stato di questa provincia, quanto piuttosto di farmi interprete degli attestati di stima che sono giunti numerosi da rappresentanti istituzionali, autorità civili e militari, organi di informazione e gente comune. Tutti hanno avuto modo di apprezzare la perfetta riuscita dell’evento, realizzato in un clima di commossa sobrietà imposto dalla tragica, recente scomparsa dell’ispettore capo Gabriele Schino e dell’assistente capo Adriano Epifani, e capace, tuttavia, di celebrare i valori alti da sempre connessi alla ricorrenza del Santo Patrono. Ne è testimonianza la nutrita e convinta partecipazione di istituzioni e società civile.
Come si è preparata la questura ad accogliere le celebrazioni nazionali del Santo Patrono?
Non sempre è agevole immaginare lo sforzo organizzativo dell’Ufficio relazioni esterne e cerimoniale del Dipartimento della pubblica picurezza per la realizzazione di un evento articolato e complesso come questo. A tale proposito è stato istituito in questura un team, presieduto dalla portavoce, che si è costantemente confrontata, in una condizione di perfetta sinergia, con l’Ufficio relazioni esterne e cerimoniale. Merito della squadra e del suo funzionario è stato non solo la ricerca dei contatti anche istituzionali necessari ai fini organizzativi, ma anche la cura, quasi maniacale, dei particolari con un impegno ed una dedizione che hanno permesso il superamento di ogni difficoltà insorgente. L’impegno è stato di portata tale da esigere il coinvolgimento, con varia valenza, di funzionari e personale di ogni ufficio. Tutti, perfettamente consci della rilevanza dell’evento, hanno offerto il loro incondizionato contributo che ha concorso al buon esito delle celebrazioni.
Sandra Meo
Portavoce della questura di Lecce