Cristiano Morabito

Nuovi italians

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Sono stati più di quarantamila “nuovi italiani” solo nel 2009 ed il trend delle richieste previsto per quest’anno è in netta crescita. Come richiedere la cittadinanza nel nostro Paese

Matilda, George, Wu, Delon, Izabela, Florin. Pelle scura, occhi a mandorla, tratti somatici e nomi non proprio tipici del nostro Paese, ma che sono di cittadini italiani al cento per cento. Loro sono quella seconda generazione di immigrati che ormai fanno parte a pieno titolo della popolazione italiana aumentata solo lo scorso anno, grazie a loro ed ai loro genitori, di poco più di quarantamila unità. Cifra che corrisponde agli abitanti di una città di medie dimensioni.
Ma come è possibile diventare cittadini della Repubblica e quale iter bisogna seguire per essere italiani a pieno titolo pur non essendo nati nel territorio dello Stivale? La legge che prevede l’acquisto o la concessione della cittadinanza italiana è la numero 91 del 5 febbraio 1992, opportunamente modificata nel tempo ed ultimamente dalle norme previste all’interno del cosiddetto “pacchetto sicurezza”; mentre l’ufficio che si occupa dell’esame di tutte le istanze presentate è la Direzione centrale per i diritti civili, la cittadinanze e le minoranze, diretta dal prefetto Angelo Di Caprio, incardinata nel Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno che fa capo al prefetto Angela Pria.

Ius sanguinis e ius soli
Sono due i principi fondamentali per cui si può diventare cittadini italiani a pieno titolo ed, in entrambi i casi, si tratta di un “acquisto automatico”. Infatti l’acquisizione “iure sanguinis” si ha nel caso di nascita da padre o madre italiani. Si diventa invece italiani secondo il principio dello “ius soli” (e sono i casi più rari) per nascita nel nostro Paese in caso di genitori apolidi o non in grado di trasmettere la propria cittadinanza in base alle leggi dello Stato di provenienza o, ancora, nel caso di un minore (soprattutto in tenera età) trovato sul territorio italiano e figlio di genitori ignoti. In questi ultimi casi è proprio la legge ad arrivare in soccorso dei minorenni attribuendo loro la cittadinanza italiana secondo i principi previsti dall’ordinamento internazionale che, in ogni caso, tende ad evitare condizioni di apolidia. È importante sottolineare che durante la minore età, i figli conviventi di chi acquista la cittadinanza italiana, divengono anch’essi cittadini.

Acquisto per matrimonio
Sono oltre 60.000 le istanze presentate lo scorso anno per tentare di diventare cittadini del nostro Paese in base al fatto di aver sposato un italiano oppure di essere residenti sul territorio della Repubblica. Non tutti sanno che l’articolo 10 della legge n. 555 del 1912 prevedeva la perdita della cittadinanza italiana per la donna che sposando uno straniero, acquistava automaticamente la cittadinanza del coniuge. Una disposizione che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima con la sentenza n. 87 del 9 aprile 1975.
La cittadinanza per matrimonio o per residenza viene concessa seguendo un iter preciso dettato dalla legge 91/92 e dai relativi regolamenti attuativi, che viene curato dalla Direzione centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze del ministero dell’Interno (negli altri casi, come ad esempio quello della ricostruzione della discendenza “iure sanguinis”, l’iter è completo appannaggio dei comuni o dei consolati nel caso in cui si risieda all’estero).
Si diventa, dunque, cittadini italiani su domanda (come previsto dall’articolo 5 della legge 91/92) per aver sposato un uomo o una donna italiana ed è necessario che siano presenti alcuni requisiti fondamentali perché questo avvenga, i cosiddetti “presupposti di base”, in mancanza dei quali l’istanza non può essere accolta. Tra questi l’articolo 6 della legge prevede come ostativi alla concessione della cittadinanza gravi precedenti penali o motivi inerenti la sicurezza della Repubblica. In assenza di questi elementi preclusivi, la domanda può essere presentata alla prefettura di residenza purché siano presenti alcuni requisiti, quali: essere sposati da almeno 2 anni (3 anni se si risiede all’estero), termine comunque ridotto della metà in caso vi siano figli nati o adottati dai coniugi; essere in possesso di una “residenza legale” (permesso di soggiorno valido ed iscrizione anagrafica); il vincolo matrimoniale deve permanere almeno fino al momento dell’adozione del decreto. Il recente “pacchetto sicurezza” promulgato dal Governo Berlusconi è intervenuto sostanzialmente nella modifica della concessione della cittadinanza per matrimonio. Infatti, precedentemente il termine minimo di durata del matrimonio era solamente di sei mesi e i coniugi non erano obbligati a restare tali fino al momento dell’acquisto tramite decreto (a firma del sottosegretario all’Interno su delega del ministro). Inoltre lo stesso “pacchetto sicurezza” ha inserito l’obbligo di effettuare un versamento di 200 euro all’atto della presentazione della domanda alla prefettura (sia per matrimonio che per residenza).

Concessione per residenza
A differenza dell’acquisto quasi automatico, in presenza dei requisiti di legge, della cittadinanza tramite il matrimonio dove il legislatore non prevede margini di discrezionalità, nel caso della residenza da lungo tempo sul territorio italiano, il discorso è diverso. Innanzitutto non si tratta di un acquisto, bensì di una “concessione” (sancita da un decreto a firma del presidente della Repubblica) e, in seconda battuta, a differenza dell’acquisizione tramite matrimonio, l’articolo 9 della legge 91/92 prevede ampi margini di discrezionalità poiché è necessaria una valutazione complessiva del richiedente. Il requisito fondamentale resta quello della “residenza legale”, ma il periodo da passare sul suolo italiano varia a seconda dello status di chi effettua la domanda di naturalizzazione. Per i cittadini non comunitari il periodo previsto è di almeno dieci anni (4 per i cittadini dell’Unione), cui si aggiungono requisiti quali: un reddito che consenta una base di autosufficienza economica, l’assenza di precedenti penali o motivi inerenti la sicurezza della Repubblica, un buon livello di integrazione e la conoscenza della lingua italiana.

Perdita e rinuncia
Oltre che essere acquisita o venire concessa, si può anche rinunciare alla cittadinanza italiana. L’articolo 11 della legge 91/92 prevede esplicitamente che “il cittadino che possiede, acquista o riacquista una cittadinanza straniera conserva quella italiana”, a differenza della precedente legge del 1912 secondo cui si perdeva automaticamente in caso di acquisto volontario di una cittadinanza straniera.
La perdita della cittadinanza è invece disciplinata dall’articolo seguente della stessa legge ed è prevista nel caso in cui al cittadino italiano venga intimato di interrompere particolari rapporti con uno Stato estero che siano in aperto contrasto con quello italiano (ad esempio in caso di guerra). Nel caso in cui non si ottemperi a questa indicazione si può verificare il caso di perdita della cittadinanza. Ma si tratta di casi rarissimi.

Un trend in crescita
Ad una lettura ragionata dei dati sulle richieste per diventare cittadini del nostro Paese, saltano subito all’occhio alcune cifre importanti che danno l’idea di quanti stranieri aspirino a diventare cittadini della Repubblica. Innanzitutto si nota un trend in netta crescita dal 2004 al 2009 con un aumento del 50% delle istanze presentate ed un ulteriore aumento delle concessioni per matrimonio e residenza che passano dalle quasi 12.000 del 2004 alle oltre 40.000 dello scorso anno. Uno stacco che si nota soprattutto tra il 2005 e il 2006, anno in cui è entrata in funzione la completa informatizzazione di tutte le pratiche per la richiesta di cittadinanza, con la creazione di un vero e proprio “fascicolo elettronico”. Ma i dati ci forniscono ulteriori curiosità, come ad esempio il “sorpasso” nell’ultimo anno delle concessioni per residenza (56%) su quelle matrimoniali. Un dato che può essere spiegato dai due provvedimenti normativi che nel 1995 e nel 1998 hanno sanato molte posizioni di “irregolari”, permettendo così a questi ultimi di arrivare nel 2009 a compiere il decimo anno di presenza sul territorio nazionale.
Per quanto riguarda le zone in cui vengono presentate più istanze per diventare italiani, a farla da padrone sono le regioni del centro-nord, dove c’è più possibilità di lavoro, mentre a livello provinciale la Capitale risulta in testa a questa classifica. Come è anche particolare il dato secondo il quale sono gli uomini a presentare più domande per residenza, mentre sono di più le donne che trovano l’amore nel Bel Paese; in entrambi i casi è la comunità marocchina ad avere la meglio sugli altri gruppi etnici. Per quanto concerne invece, in termini assoluti, la concessione della cittadinanza, questa particolare classifica nel 2009 è guidata dall’Albania, seguita da Marocco e Romania (che secondo i dati 2009 dell’Istat sono anche le comunità più numerose presenti nel nostro Paese). Un ultimo dato che salta all’occhio è quello del livello di istruzione di chi chiede di diventare italiano: i neocittadini “per residenza” infatti risultano avere nel 32% dei casi un livello di istruzione superiore o di secondo grado, nel 24% di primo grado, mentre l’8% è in possesso di un diploma di laurea.
Un trend previsto in crescita delle richieste di naturalizzazione anche per l’anno in corso, come sottolineano alla Direzione centrale per i diritti civili, la cittadinanze e le minoranze, e grazie all’adozione di procedure computerizzate e di regole sempre più precise sarà più semplice e veloce diventare italiani per chi sarà realmente in possesso dei requisiti necessari.

La normativa

  • Legge 5 febbraio 1992, n. 91 “Nuove norme sulla cittadinanza”.
  • Dpr 12 ottobre 1993, n. 572 Regolamento di esecuzione della l. n. 91/92.
  • Dpr 18 aprile 1994, n. 362 Regolamento recante disciplina dei procedimenti di acquisto della cittadinanza italiana.
  • Legge 15 luglio 2009, n. 94 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” (art. 1, commi 11 e 12).
  • Legge 14 dicembre 2000, n. 379 “Disposizioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana alle persone nate e già residenti nei territori appartenuti all’Impero austro-ungarico e ai loro discendenti”.
  • Legge 8 marzo 2006, n. 124 “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, concernenti il riconoscimento della cittadinanza italiana ai connazionali dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia e ai loro discendenti”.

Acquisto della cittadinanza per nascita (acquisto automatico)

  • IURE SANGUINIS: per nascita da padre o madre cittadini italiani.
  • IURE SOLI: per nascita sul territorio italiano se i genitori sono ignoti o apolidi o non possono trasmettere la propria cittadinanza al figlio secondo la legge dello Stato di provenienza; se trovato sul territorio e i genitori sono ignoti. 

 

Acquisto della cittadinanza per matrimonio 
Requisiti:

  • In Italia: due anni di residenza legale (permesso di soggiorno e iscrizione anagrafica) dopo il matrimonio.
  • All’estero: tre anni dopo il matrimonio.
  • I termini sono ridotti della metà in presenza di figli nati o adottati dai coniugi.
  • Validità del matrimonio e permanenza del vincolo coniugale fino all’adozione del decreto.
  • Assenza di sentenze di condanna per reati la cui pena edittale preveda almeno 3 anni di reclusione o di sentenze di condanna da parte di un’autorità giudiziaria straniera ad una pena superiore ad un anno per reati non politici.
  • Assenza di motivi ostativi per la sicurezza della Repubblica.

Provvedimento finale: decreto del ministro dell’Interno.

 

Concessione della cittadinanza per residenza 
Requisiti:

  • Residenza legale (permesso di soggiorno e iscrizione anagrafica)
    - 3 anni per discendenti di cittadini che siano stati italiani per nascita (fino al secondo grado) o per cittadini stranieri nati in Italia;
    - 4 anni per cittadini comunitari;
    - 5 anni per apolidi o rifugiati e per l’adottato maggiorenne;
    - 10 anni per cittadini non comunitari.
  • Redditi sufficienti
  • Integrazione sociale
  • Assenza di precedenti penali
  • Assenza di motivi ostativi per la sicurezza della Repubblica

Provvedimento finale: decreto del presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell’Interno.

Come si riacquista la cittadinanza italiana

Su domanda

  • Stabilendo la residenza in Italia entro 1 anno dalla dichiarazione di riacquisto.
  • Assumendo un pubblico impiego alle dipendenze dello Stato.

Automaticamente

  • Entro 1 anno dalla fissazione della residenza in Italia se non vi è stata rinuncia espressa da parte dell’interessato.

 

Un Call-Center e un servizio online
Il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha realizzato un servizio di call-center
(06.480.421.01/2/3/4)
che consente di:

  • fornire informazioni sulla normativa e sulle procedure per ottenere la cittadinanza italiana;
  • fornire notizie sullo stato delle domande indicando il codice identificativo della pratica.

Dal 5 luglio è disponibile un servizio di consultazione online (www.interno.it) per informazioni sullo stato della propria pratica.

 

Istanze presentate per provincia(matrimonio e residenza)
Roma 4.199
Milano 3.478
Torino 2.661
Brescia 2.267
Reggio Emilia 1.888
Modena 1.635
Vicenza 1.509
Verona 1.425
Firenze 1.349
Padova 1.191
Altro 34.808
Totale 56.410

 

Concessioni per provincia (matrimonio e residenza)
Roma 2.516
Milano 2.417
Torino 1.729
Brescia 1.397
Vicenza 1.341
Bologna 873
Padova 807
Verona 795
Bergamo 778
Treviso 776
Altro 21.231
Totale 34.660

 

Istanze presentate per Paese di appartenenza (matrimonio e residenza)
Marocco 11.580
Albania 8.745
Romania 3.971
Perù 1.922
Tunisia 1.914
Brasile 1.909
Argentina 1.637
Ucraina 1.482
Altro 28.176
Totale 61.336

 

Concessioni per paese di appartenenza (matrimonio e residenza)
Albania 6.101
Marocco 5.917
Romania 2.032
Argentina 1.556
Tunisia 1.256
Brasile 1.226
Perù 1.147
Egitto 926
Altro 19.923
Totale 40.084

 

Concessioni per paese di appartenenza (residenza)
Albania 5.209
Marocco 4.553
Tunisia 969
Romania 905
Perù 694
Bosnia 681
Rep. di Serbia 679
Egitto 647
Altro 8.625
Totale 22.962

 

Concessioni per paese di appartenenza (matrimonio)
Argentina 1.448
Marocco 1.364
Romania 1.127
Brasile 1.082
Albania 892
Venezuela 797
Ucraina 758
Cuba 695
Altro 8.959
Totale 17.122

Cittadinanza italiana

  Anno 2005
  matrimonio residenza Totale
INSERITE 18.770 10.240 29.010
1. Concesse 11.854 7.412 19.266
2. Respinte 337 829 1.166
3. Inammissibili 278 56 334
TOTALE DEFINITE 12.469 8.297 20.766
  Anno 2006
  matrimonio residenza Totale
INSERITE 17.341 13.232 30.573
1. Concesse 30.151 5.615 35.766
2. Respinte 279 243 522
3. Inammissibili 235 149 384
TOTALE DEFINITE 30.665 6.007 36.672
  Anno 2007
  matrimonio residenza Totale
INSERITE 21.257 25.261 46.518
1. Concesse 31.609 6.857 38.466
2. Respinte 84 63 147
3. Inammissibili 232 332 564
TOTALE DEFINITE 31.925 7.252 39.177
  Anno 2008
  matrimonio residenza Totale
INSERITE 24.959 32.026 56.985
1. Concesse 24.950 14.534 39.484
2. Respinte 434 305 739
3. Inammissibili 294 385 679
TOTALE DEFINITE 25.678 15.224 40.902
  Anno 2009
  matrimonio residenza Totale
INSERITE 25.373 35.963 61.336
1. Concesse 17.122 22.962 40.084
2. Respinte 432 427 859
3. Inammissibili 1.093 485 1.578
TOTALE DEFINITE 18.464 23.874 42.521

 

Concessioni per residenzaper titolo di studio e sesso
Titolo di studio Donne Uomini Totale
Laurea 773 1.025 1.798
Media superiore 2.861 4.431 7.292
Professionale 86 105 191
Licenza media 1.767 3.740 5.507
Licenza elementare 280 668 948
Nessuno 230 425 655
Non disponibile 2.397 4.174 6.571
Totale 8.394 14.568 22.962
 
fonte: ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione (dati 2009)

 

01/08/2010