Alessandra Nanni*

Rimini, magico difficile incrocio

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L’estate è nel pieno e la capitale romagnola ne è il centro. Qui tra stabilimenti balneari e movida notturna ai poliziotti viene chiesta una marcia in più

È la terra dove le feste comandate nascono nello spazio di un giorno e dagli sbuzzi degli assessori al turismo. Fu così per la “Notte rosa” che ogni anno a luglio contagia l’Italia e spedisce in riviera torpedoni di stranieri. È la terra dove la gente non è mai la stessa della settimana precedente. «Beato te che stai a Rimini», dicono agli indigeni ogni volta che passano i confini. Per un breve periodo, fu la “porta” sul mondo di quello che divenne poi l’impero romano. Testimoni silenziosi e imponenti, il Ponte di Tiberio che continua a fare il ponte da duemila anni, l’Arco d’Augusto, la Domus del Chirurgo e naturalmente la Via Emilia. Una vocazione all’apertura che gli è rimasta nei secoli. Questa è la terra che produce mode, trasgressioni e fenomeni. Chi sbarca qui viene “riminizzato”. Ha il suono di una parolaccia, ma ora è stampata sul vocabolario. Non potrebbe essere diversamente, quando sui 40 km di costa della provincia sorgono 2.500 alberghi, 20 discoteche, un centinaio di pub, 370 tra ristoranti e pizzerie solo in città, 8 parchi tematici e 309 sportelli bancari per 27 comuni e 320mila abitanti. Su tutto troneggia la spiaggia, fitta di migliaia di ombrelloni allineati e le idee che in cinquant’anni i bagnini si sono fatti venire per funzionare da calamita. Di crisi, nate da congiunture economiche o mucillaggini, ne sono passate a bizzeffe. Ma da queste parti la fantasia è sempre stata vincente sulla realtà. I sogni di Fellini sono nati qui, la prua stilizzata del Rex troneggia all’ingresso del cimitero cittadino, dove è sepolto insieme alla moglie e al figlio. Pochi metri separano la tomba di un altro “sognatore”, don Oreste Benzi, figlio di Rimini come il Maestro, ma dalle visioni ancora più ampie. È il prete che ha creato un impero mondiale di case-famiglia e ha presentato una prostituta nigeriana a Giovanni Paolo II. È la terra della Francesca immortalata da Dante, dove ogni anno si rinnova il processo al marito assassino, Gianciotto Malatesta, messo in scena da veri avvocati e magistrati. Contraddizioni solo apparenti. Sperimentare è la parola d’ordine, e come in un laboratorio spesso c’è il botto che precede la scoperta. Qualcuno dice che Rimini è tagliata in due, come la sua anima. D

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01/07/2010