Giulia Soi

Gli angeli custodi dell’infanzia

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Anche nella propria cameretta davanti al computer, i nostri figli si espongono ad un pericolo micidiale e costante: gli attacchi dei pedofili. A vigilare dal 2006 c’è la polizia postale

Sin dal 1989, la legislazione internazionale ha individuato la necessità di proteggere i più giovani in maniera diretta: il 20 novembre di quell’anno a New York è stata quindi redatta dall’Assemblea generale delle Nazioni unite la Convenzione sui diritti dell’infanzia.
Il 3 agosto del 1998, poi, in Italia è stata promulgata una legge (n. 296) di recepimento di questo testo, per regolamentare le attività contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia e del turismo sessuale contro i minori, considerate nuove forme di schiavitù.
Il 6 febbraio del 2006, infine, si è aggiunta a questo contesto giuridico la legge n. 38, con lo scopo di indicare le principali disposizioni contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia a mezzo Internet.
Una delle innovazioni principali di questa legge consiste nell’istituzione del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia in Internet: tale struttura ha il compito di prevenire, combattere e reprimere i reati telematici nei confronti dei minori. Per capirne il funzionamento e gli obiettivi, abbiamo intervistato il vice questore aggiunto Elvira D’Amato, che lavora per il Servizio di polizia postale e delle comunicazioni addetto al coordinamento operativo delle indagini di pedofilia in Rete.

Il quartier generale
Il Centro nazionale, spiega Elvira D’Amato, si trova in un immenso open space in cui cinque aree distinte svolgono e coordinano operativamente le indagini dei compartimenti della polizia postale distribuiti sul territorio. Questo tipo di attività è un vero valore aggiunto per tutte quelle analisi investigative informatiche svolte in un ambito senza frontiere come il Web. Esse richiedono una concezione, una pianificazione e una strutturazione sempre diversa; vanno supportate con strumenti investigativi particolari, notevole abilità ed esperienza, lunghe indagini sotto copertura ed una competenza tecnologica sempre all’avanguardia. Solo così è possibile monitorare con efficacia tutti quegli spazi virtuali clandestini dove circola materiale pedopornografico e dove i più giovani rischiano di imbattersi in trappole letali.
Non bisogna dimenticare che con la legge 38/2006 è stato istituito anche un altro importante organismo, dotato di proprie specifiche competenze: l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile presso il Consiglio dei ministri. Le due strutture hanno funzioni complementari, in quanto il Centro si occupa del coordinamento operativo, mentre l’Osservatorio si occupa del raccordo istituzionale.
Sempre parlando di attività parallele, va assolutamente ricordato anche il continuo contatto tra i vari organi di polizia internazionali sotto la guida di Interpol. Per loro, infatti, il Centro è il punto di raccordo di tutte le segnalazioni di reati che provengono dalle altre forze di polizia, dai provider della Rete, dalle associazioni di volontariato, dalle famiglie e molto spesso dagli stessi bambini. Questa attività continua e costante ha permesso la creazione della cosiddetta “black list”, un elenco in costante aggiornamento di tutti i siti pedopornografici che vengono poi filtrati e bloccati tramite delle apposite pagine dette “stop page”.

A caccia del lupo cattivo
L’analisi dei criminali già catturati ha portato all’individuazione di un profilo netto del pornopedofilo standard: come spiega Elvira D’Amato, si tratta di un criminale lucido e meticoloso; è un individuo con abili capacità relazionali e manipolatorie, accurato conoscitore della psicologia infantile, in grado di intrattenere stimolanti conversazioni e corrispondenze via mail e costantemente in contatto con altre persone come lui in tutto il resto del mondo. Riesce ad attuare strategie di attacco sempre più astute e differenziate, ma che – per fortuna, a livello investigativo – seguono delle tappe standard: c’è l’adescamento “sotto mentite spoglie”, poi si passa alla rivelazione della reale identità del soggetto, all’invito a confidenze sessuali ed infine alla richiesta di immagini proibite se non direttamente di un pericoloso, spesso letale, incontro di persona.
Il pornopedofilo fa sempre leva sulle necessità emotive dei ragazzi, sui loro vuoti affettivi, sulle loro ingenuità e curiosità proibite; prevalentemente, si rivolge a ragazzi d’età compresa tra gli 11 e i 14 anni spesso appartenenti alle fasce sociali più in difficoltà. Purtroppo, il numero delle vittime è in costante aumento: circa 10 milioni di minori di tutto il mondo sono stati segnati dalla piaga della pedopornografia, della tratta dei minori e della prostituzione, subendo gravissime conseguenze che vanno da pesanti problemi psicologici a malattie veneree o Aids, da gravidanze indesiderate alla morte.
Per fortuna, però, sono tante le persone che hanno deciso di mettersi al servizio della causa, anche al di fuori delle forze dell’ordine. La guerra alla pedopornografia richiede infatti l’aiuto di varie discipline: entra in campo la psicologia a formare e supportare i detective che lavorano sotto copertura per infiltrarsi nell’ambiente, ma anche per favorire un dialogo costante con i ragazzi colpiti o a rischio; ci si serve della geologia e della meteorologia per interpretare gli scenari delle singole foto che vengono reperite; c’è bisogno dell’ingegneria del suono e della dialettologia per analizzare gli stralci di comunicazioni vocali di cui si entra in possesso; anche le banche, infine, danno il loro contributo, favorendo l’acquisizione di informazioni relative alle transazioni di denaro collegate a questa piaga.
Proprio in questo senso, da più di dieci anni è stata stabilita una collaborazione tra le forze dell’ordine e “Save the children”, la più grande organizzazione non governativa per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini: ne è nato un progetto comune che mira ad approntare nuovi strumenti d’indagine per l’identificazione delle vittime effigiate nel materiale pedopornografico.
Con il tempo, “Save the children” si è rivelata il nodo fondamentale in Italia del cosiddetto “Safer Internet”, ovvero di quel network coordinato dall’Unione Europea che si propone di promuovere l’utilizzo sicuro del Web e delle sue nuove tecnologie. Tale progetto rivolge una particolare attenzione verso i bambini e verso la lotta ai contenuti illegali o non desiderati dagli utenti.

Non solo pedopornografia
Anche se quello della pedopornografia è senza dubbio il più grave dei problemi che affliggono la presenza dei più piccoli online, Elvira D’Amato ricorda che non è purtroppo l’unico. Non bisogna infatti dimenticare il turismo sessuale a danno dei minori che, abbandonato lo stereotipo del cinquantenne perverso con l’impermeabile e l’aria da sbandato, ha scelto di rivolgersi al più comodo universo di Internet per compiere le proprie nefandezze.
Avvalendosi delle possibilità tecnologiche della Rete, oggi migliaia di adulti di età compresa tra i 30 e i 45 anni, spesso insospettabili, magari sposati e sempre socialmente integrati, navigano alla ricerca di giovani compagni in ogni parte del mondo. Si orientano prevalentemente verso le destinazioni classiche del sud-est asiatico; da qualche tempo però hanno ampliato il raggio delle loro mete, spingendosi anche in Africa, in Sud America e in Europa dell’Est. In molti di questi Paesi, infatti, la legge purtroppo lascia più margine d’azione a tutti coloro che decidano di approfittare del mercato sessuale infantile.


Cinque suggerimenti per una navigazione sicura
1 - Insegniamo ai bambini a proteggere la loro identità dalla Rete, a non compilare con leggerezza i moduli che trovano online, a navigare con prudenza, a capire con chi si trovano ad interagire.
2 - Sorvegliamo la loro navigazione, posizionando il pc in una stanza centrale dell’appartamento, affiancandoli nei loro primi percorsi in Rete, aiutandoli a creare i propri profili nei social network o nelle chat, mostrando loro come gestire al meglio la casella di posta elettronica.
3 - Educhiamoli ad un uso corretto del computer, evidenziando l’importanza di non trascorrere troppe ore davanti al monitor e di comportarsi sempre in modo ragionato e civile.
4 - Proteggiamo il pc, con un buon firewall ed un antivirus sempre aggiornato. È consigliabile anche l’uso di software “filtro” che impediscano l’accesso a siti sconvenienti.
5 - Controlliamo la “cronologia” dei siti visitati e analizziamo periodicamente il contenuto dell’hard disk del computer, per individuare tracce di messaggi sospetti o di allegati pericolosi.


Una bella vittoria
Dobbiamo all’intervento della polizia postale la cattura del primo cittadino italiano colpevole di un reato sessuale compiuto in ambito internazionale. Si tratta di un 57enne di Verona che è stato condannato a 14 anni di reclusione per pedofilia e diffusione di materiale pedopornografico. L’operazione è stata compiuta grazie all’intercettazione di alcune telefonate in cui l’uomo si vantava di aver avuto – tra il 2001 e il 2005 – rapporti sessuali con almeno 400 ragazzi tra i 7 e i 15 anni. Nel suo computer, erano archiviate circa 65mila immagini pornografiche in cui spesso appariva anche lui.

01/07/2010