L’unica via per la sicurezza
«In questi ultimi anni, la cultura del coordinamento – dello “stare insieme” – da noi inizialmente coltivata con perseveranza nel recinto interforze, ha poi lasciato cadere i suoi semi anche sul più vasto terreno del rapporto tra istituzioni nazionali della sicurezza, regioni, enti locali e le diverse espressioni della società civile. È nata così quell’idea di sicurezza partecipata che oggi rappresenta per tutti noi un riferimento insostituibile, dal quale sono scaturiti i Patti per la sicurezza. I risultati ottenuti nella lotta al crimine e all’illegalità ci hanno convinto che per questa via è possibile rendere ancora più incisiva la nostra azione di prevenzione e contrasto… con il solido raccordo operativo di tutte le componenti del sistema nazionale di sicurezza e di queste, nel loro complesso, con i corrispondenti esteri e internazionali». Queste le parole del prefetto Antonio Manganelli, il 2 luglio 2007, alla cerimonia d’insediamento come nuovo capo della Polizia. Tre anni dopo, il concetto di “sicurezza partecipata” rappresenta il baricentro delle strategie che guidano gli operatori della Polizia di Stato nel loro quotidiano impegno per costruire la rete di protezione per i cittadini e le istituzioni da ogni tipo di minaccia, insieme con gli operatori di tutte le altre forze dell’ordine, nazionali e locali, e tutti gli enti preposti alla prevenzione sociale. Le decine di Patti per la sicurezza firmati con le autonomie locali e i grandi protagonisti della società civile (un esempio per tutti, Confindustria) e le 1.300 ordinanze emesse dai sindaci, sempre più partecipi nella gestione della sicurezza urbana grazie anche alle nuove norme di legge in materia volute dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, che compiono giusto un anno, stanno dando risultati concreti. Tanto che il ministro, delineando a fine giugno un bilancio in materia, ha così sintetizzato i risultati: “Negli ultimi due anni, la collaborazione tra sindaci e forze dell’ordine ha portato a ottimi risultati. Nel solo 2009 gli episodi di criminalità sono stati il 13 per cento in meno e mi sembra un numero confortante”. Così come si rivelano confortanti i risultati conseguiti nella lotta alla criminalità organizzata (in primis i 25 mila beni confiscati alle mafie, per un valore di 12 miliardi di euro, più beni sequestrati per altri 2 miliardi) o il numero impressionante di accordi e protocolli di cooperazione internazionale firmati con le forze di polizia di cinque continenti, ormai indispensabili per perseguire quella che viene definita la “sicurezza globale”. Perché, come affermava il prefetto Manganelli tre anni fa, “sapersi porre, pensare e operare come parte di un tutto è stata, è e sarà sempre di più la nostra scelta di campo: al centro come in periferia; nella lotta al terrorismo internazionale o alla grande criminalità come nel contrasto alla criminalità diffusa”.