Carla Massi*
Vecchie streghe e dischi rotti
Disturbo doloroso molto diffuso, l’ernia del disco oggi si cura con ginnastica posturale e riabilitazione. In molti casi meglio del bisturi
Il dolore attraversa tutta la gamba, dalla coscia posteriore fino al polpaccio e al piede. Alcuni giorni è difficile camminare. Altri giorni una fitta improvvisa e dolorosa impedisce anche di toccarsi le scarpe. Altri ancora un formicolio fastidioso e quasi paralizzante rallenta i movimenti. L’ernia del disco è questa. Segni precisi che il paziente difficilmente può sottovalutare e, soprattutto, dimenticare. L’ernia vuol dire sciatica, vuol dire “colpo della strega”, vuol dire intervento chirurgico e ginnastica posturale. Generalmente, per il paziente, la sciatica è una cosa e l’ernia discale è un’altra. In realtà il dolore che si irradia dai reni fino alla caviglia è un sintomo di una compressione di una o più radici che formano il nervo sciatico da parte di un’ernia. Il disco sporge dal margine vertebrale e schiaccia, appunto, la radice nervosa provocando dolore.
«In una fase iniziale – spiega Marcello Celestini che dirige il dipartimento di Fisiatria e riabilitazione dell’ospedale Santo Spirito di Roma – si verifica la degenerazione di alcune strutture riscontrabili nella maggior parte degli adulti di mezza età per fattori costituzionali, meccanici. In seguito, traumi rip