Ivo Carezzano

Emozioni da leggere

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Sono tre donne e sei uomini i vincitori del nostro concorso narrativo. Hanno dato vita a storie intense, dedicate alla sensibilità femminile in divisa. La lettura del presidente della giuria Cristina Comencini

Sei uomini e tre donne. Tutti poliziotti. Da assistente capo a primo dirigente. Otto in servizio, uno in pensione. Sede: da Barletta e Potenza a Belluno e Ventimiglia, passando per Forlì e Lucca, Genova, Roma e Napoli. È l’Italia che si riconosce nel motto “Sub lege libertas” e che scrive. Scrive bene. Sintatticamente parlando. E con stile. Leggere per credere. Basta andare sul sito di Poliziamoderna. O aspettare il prossimo numero della rivista, per godersi al sole di luglio le storie dei vincitori assoluti. Ma quel che vi colpirà davvero, se leggerete, sarà soprattutto il senso e il ritmo. Nove autori, mai banali. Anzi, tosti. Spaccati di vita vera. Flash su professionisti che affrontano la realtà h24. E la descrivono e la rivelano secondo scienza e coscienza. E sentimenti. Prima di tutto l’amore, comunque declinato: amore di cui non vergognarsi mai. E i protagonisti dei nostri racconti lo dichiarano sempre, senza equivoci. Pietas, carità, amor filiale e materno, passione, eros: sempre e comunque un intenso sentimento di bene nei confronti di qualcuno o qualcosa. Questo sentono i nostri poliziotti quando si immergono nella loro realtà non mai romanzesca: in azione usano in primis l’intelligenza. Ma il cervello lancia messaggi neuronici all’unisono col cuore. Sempre. Questa è la forza dei nove narratori in divisa di Poliziamoderna.
Primi a pari merito il dirigente di un commissariato del Sud e un ispettore capo donna della Stradale del Nord. Lui parla di un’agente che, nottetempo, fa nascere il bimbo di una nigeriana disperata, usando la camicia del capopattuglia come scivolo per aiutare la creatura ad atterrare nel mondo. Lei costruisce il suo copione da maestra: un figlio grande che, nottetempo, osserva e parla in silenzio alla madre che per il suo servizio alla Stradale ha sacrificato tutto. Ci sarebbero mille ragioni per avercela con quella madre che ha perso i pezzi per strada e rischia di perdere anche il figlio. Invece no. Alla fine, all’alba, la trasmissione dei pensieri, tra figlio e madre, avviene: il silenzio si riempie di parole e sentimenti.
Al secondo e terzo posto ancora una donna e un uomo. Lei, ispettore alla giudiziaria che si occupa di minori, racconta dell’agente Lisa, poliziotta, moglie e madre che il marito (avvocato saccente e petulante, sedicente uomo di successo) mortifica di continuo perché lei è solo un’umile – dice lui – poliziotta. Finisce che lo pianta. Così le passerà l’eterno mal di stomaco. L’ispettore capo, oggi in pensione, ricostruisce invece, a ritmo serrato e senza la minima sbavatura, la breve luminosa vita di Emanuela Loi. Benissimo. Frasi non più lunghe di una riga. Punto e a capo. Un vortice di campi lunghi e sequenze da film. E la tragedia finale scandita dalle agen

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01/06/2010