Anacleto Flori
Urp: i primi dieci anni
Nati sulla scia di una rinnovata strategia di comunicazione verso l’esterno, sono diventati un vero e proprio front-office della Polizia di Stato
Un marito che non sa più a chi rivolgersi per rintracciare la moglie araba che lo ha piantato in asso per esibirsi nella danza del ventre in un locale della Capitale. Un cittadino indiano in lacrime perché un suo familiare è bloccato all’aeroporto di Francoforte e rischia di essere rimpatriato poiché il permesso di soggiorno italiano è stato scambiato per falso dalla polizia tedesca. Un bambino italiano, in vacanza in Polonia assieme alla zia, viene gravemente ferito da un pitbull all’interno di un ristorante, mentre i genitori sono disperati perché non riescono a mettersi in contatto con l’ambasciata italiana per farlo trasferire e operare d’urgenza in un ospedale del nostro Paese. Storie curiose, drammatiche, traboccanti di umanità, non sempre a lieto fine, che rappresentano l’aspetto forse più significativo, più toccante e, per alcuni versi, anche più gratificante delle svariate attività svolte in tutta Italia da centinaia di operatori degli Urp (gli Uffici relazioni con il pubblico delle questure), a cui ogni giorno si rivolgono migliaia di utenti con le loro richieste di intervento, di aiuto, di informazione, di assistenza.