Roberta Cacalloro

Le tappe legislative

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L’ingresso delle donne nella Polizia di Stato è stato scandito da alcune tappe legislative, che hanno permesso l’istituzione, prima di un Corpo di polizia femminile, separato dal Corpo delle guardie di pubblica sicurezza, ma con esso in stretto rapporto lavorativo, poi la loro unificazione a creare l’attuale assetto organizzativo della Polizia di Stato, nonché l’adeguamento dell’ordinamento dell’amministrazione della ps alle leggi nazionali per quanto riguarda la creazione del Comitato nazionale per le pari opportunità e leggi riguardanti la tutela delle lavoratrici madri. Eccole.

La legge n. 1083, del 7 dicembre 1959, istituisce il Corpo di polizia femminile, la cui costituzione era già prevista nella legge 20 febbraio 1958 n. 75, “Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui”, meglio conosciuta come legge Merlin, che all’art. 12 del capo III (Disposizioni finali e transitorie) così recita: “È costituito un Corpo speciale femminile che gradualmente ed entro i limiti consentiti sostituirà la polizia nelle funzioni inerenti ai servizi del buon costume e della prevenzione della delinquenza minorile e della prostituzione. Con decreto presidenziale, su proposta del ministro dell’Interno, ne saranno determinati l’organizzazione ed il funzionamento”.

Nel 1975 con una circolare del ministro dell’Interno furono costituiti i “comitati di rappresentanza” del personale civile e militare di polizia, il cui primario compito fu di discutere il da farsi per dare un diverso status al personale femminile.
La legge n. 903, del 9 dicembre 1977, “Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro”, anche conosciuta come legge Anselmi, diede uno slancio decisivo alla parità in quanto con essa fu vietata, in materia di accesso a qualsiasi lavoro, ogni forma di discriminazione tra i due sessi. Grazie a questa legge, nel 1979, due donne ebbero l’opportunità di accedere al ruolo dei commissari a parità assoluta con i colleghi uomini, a seguito di ciò nelle questure, seppur per breve tempo, si trovarono a convivere due categorie di laureate, le ispettrici con compiti limitati, e i commissari donna con piene funzioni di polizia.

La legge n. 121, del 1° Aprile 1981 “Nuovo ordinamento dell’amministrazione della pubblica sicurezza”. È la legge di riforma che ha portato all’attuale assetto della Polizia di Stato. Significativo della parità sin qui analizzata è l’art. 25 (Personale della Polizia di Stato) che al 1° comma così recita: “La Polizia di Stato espleta i servizi di istituto con personale maschile e femminile con parità di attribuzioni, di funzioni, di trattamento economico e progressione di carriera”.

A seguito del dpr n. 395 del 31 Luglio 1995, come previsto dall’art. 20 (Pari opportunità) nel 1997 il capo della Polizia istituì un “Comitato nazionale per le pari opportunità”.
Tale comitato, presieduto da un rappresentante dell’amministrazione della pubblica sicurezza, ed in pari numero da funzionari dell’amministrazione, ha compiti di studio, di monitoraggio e di proposta finalizzati a creare effettive condizioni di parità tra il personale.
A livello provinciale, come previsto dall’art. 26 del dpr 395/95, operano poi le “Commissioni per le pari opportunità nel lavoro e nello sviluppo professionale”, aventi la stessa composizione del Comitato nazionale.
Il Comitato ha lavorato in questi anni sulla base di questionari formulati e consegnati al personale femminile, riguardanti le caratteristiche dell’uniforme, per dare rilievo alle esigenze delle poliziotte anche e soprattutto per quelle che sono le naturali differenze fisiche rispetto ai colleghi, attinenti inoltre al monitoraggio degli incarichi svolti dalle donne in uffici operativi, nonché se le stesse si sentissero o meno in qualche modo discriminate, sia direttamente che indirettamente, attraverso le mansioni loro assegnate.

La legge n. 53 dell’8 marzo 2000 “Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città”.

01/03/2010