Alberto Bordi*
Viaggio di un assegno a vuoto
Ritenuto a torto prossimo all’estinzione, questo reato depenalizzato ormai da dieci anni produce ancora danni nel contesto socio economico del nostro Paese
“Una casa ed un lavoro in cambio di un rene in ottimo stato”; questa la drammatica inserzione apparsa sui giornali di qualche anno addietro che ha avuto per protagonisti un disoccupato di Bari, disperato per le tragiche condizioni economiche della propria famiglia, ed un commerciante di Lecce, inopinatamente disposto ad accettare la inusuale proposta. Nel prosieguo della vicenda, un impeccabile intervento chirurgico ha dato esecuzione alla prima prestazione contemplata nel singolare contratto di scambio “rene sano contro denaro”. Per la seconda prestazione, invece, avviene il colpo di scena, in quanto il beneficiario del trapianto effettua sì il pagamento pattuito ma con un assegno a vuoto, dando il via ad una conflittualità giudiziaria pare non ancora conclusa.
Il fatto di cronaca, che richiama alla memoria il film Il boom e la tragicomica storia di uno spiantato Alberto Sordi deciso a vendere un occhio in cambio di un cospicuo pacco di banconote, per quanto paradossale, consente di avvicinarsi ad un problema, ad un fenomeno, come quello della emissione di assegni a vuoto, a torto ritenuto in via di estinzione, ovvero marginale o limitato a poche aree depresse del nostro meridione. Ebbene il quadro di riferimento non è proprio in questi termini. Sul quotidiano “La Stampa” del 9 novembre 2009 si parla di vero e proprio “boom degli assegni a vuoto” che hanno segnato nel primo semestre dell’anno appena trascorso un incremento del 12,9% rispetto al 2008, con un valore complessivo valutabile intorno a 1,6 miliardi di euro. Nel periodo considerato risulterebbero infatti annullati oltre 300mila assegni a vuoto: di questi, 192mila hanno visto come protagonisti singoli cittadini e famiglie. Una prima analisi del fenomeno, che si fonda sui dati forniti dai bollettini statistici di Bankitalia, evidenzia come circa metà degli assegni non onorati arrivi dalle famiglie e non dai passaggi e dalle contrattazioni in ambito societario o imprenditoriale. Se ne deduce che, con la crisi che ha colpito l’economia mondiale, inclusa quella italiana, nel 2009 le famiglie abbiano mostrato una diffusa difficoltà ad onorare scadenze, rate, pagamenti per acquisti di ogni tipo, anche di beni di prima necessità. Ed ecco allora riemergere il vizietto, a dire il vero mai tramontato completamente, dell’assegno scoperto, che sembrava aver ceduto il passo ad illeciti, raggiri e truffe di nuova generazione e posti in essere con metodiche prevalentemente tecnologiche.
Altri dettagli interessanti emergono incrociando i dati delle tabelle fornite da Palazzo Koch: le famiglie “beccate” a firmare un assegno scoperto sono state, sempre nel primo semestre 2009, circa 63mila, il che sta a significare che ogni famiglia abbia staccato almeno tre volte un assegno “cabrio”, a riprova del connotato della recidiva che caratterizza fisiologicamente i comportamenti illeciti di chi “ha la firma facile”. L’importo medio di ogni titolo di pag