Giancarlo Angeleri*

La piccola Finlandia d’Italia

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Circondata dai laghi e distesa su sette colli, terra di coltivatori e di imprenditori, Varese vive in sicurezza l’integrazione con le nuove etnie

Non è la capitale del Nord. Ma con la capitale d’Italia un punto di contatto esiste. Varese si distende su sette colli. Bisogna vederla dall’alto questa città di quasi 90mila abitanti per comprendere il saliscendi che i varesini considerano parte integrante del loro vivere. Attorno un suggestivo specchio d’acqua e una montagna biforcuta che accoglie due suggestioni uniche in Lombardia: il Sacro Monte, luogo di preghiera che si snoda su quattordici cappelle dedicate ai misteri del Rosario, e il Campo dei Fiori, luogo di relax che custodisce ahimè dismesso uno dei più bei Grand Hotel in stile liberty. E poi la catena del Monte Rosa che nelle albe di sole avvolge la città appunto di rosa. Un attimo ma sufficiente a rischiarare la giornata. All’interno del grosso borgo cresciuto una perfetta integrazione di castellanze e rioni. Già, castellanze. Perché quando Varese era ancora piccola alla periferia del centro agivano borghi autonomi con porta d’ingresso e di uscita. In alcuni per passare si pagava dazio. Vestigia perse in buona parte ma vive nella memoria. Grandi lavoratori i varesini, soprattutto all’origine grandi coltivatori di terra. Solo oggi andiamo a riscoprire l’insalatina della periferia e i pesciolini del lago (per quel che la difficile rinascita dello specchio d’acqua ucciso da una presunta civiltà industriale permette). Il borgo d’allora, cinque-sei-settecento le epoche, si sviluppava solo attorno a una via, via dei Porcari. E questo dice la vocazione primigenia della città. Poco oltre osservava la vita il nobile grande palazzo Estense (dal nome del casato noto in tutta Europa) con i suoi meravigliosi giardini all’italiana, anzi alla varesina. Qui si dice Mozart rappresentò una sua operina giovane. Qui di certo l’aria austera di Maria Teresa con la rivoluzione epocale del catasto si faceva ben sentire. Poi lo sviluppo, timido durante l’Ottocento, deciso e anzi robustissimo nel Novecento al punto di far di Varese un marchio celebre nel settore della calzature e farlo ricordare a tutti nel settore dei frigoriferi, l’Ignis di Giovanni Borghi sposata a una squadra di basket incancellabile. La città in quei tempi di sviluppo si dotò anche di un suo quotidiano, la Cronaca Prealpina ora diventata Prealpina. Ha 123 anni alle spalle e tante, tante battaglie sempre nel nome della civiltà. Ad esempio grazie alla Cronaca, Varese nel 1927 si sdoganò dalla vicina Como e divenne autonoma provincia. Poco più tardi fu costruita la prima autostrada se non al mondo almeno in Italia: quella Milano-V

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01/03/2010