La forza e la grazia
Un reportage, probabilmente il più completo mai realizzato, racconta in questo numero di Poliziamoderna la storia delle donne in polizia.
Un documentario ricco di date, riferimenti, cifre, tabelle, raffronti all’interno del quale ritroviamo, teso e lucido, il filo di una presenza trasversale che si è arricchita negli anni e si deve ormai considerare come componente fondamentale della Polizia di Stato. È passato mezzo secolo dall’ingresso delle donne nell’amministrazione. I quotidiani degli anni Cinquanta le definivano “poliziotti in gonnella” per ingentilire (quasi a giustificare) una presenza che soltanto pochi lustri prima si sarebbe considerata impossibile. Donne in polizia? Ma a fare che cosa? Si poteva sentir dire senza cogliere, in quel maschilismo ruvido, duro e fragile insieme, il senso di una posizione antistorica. Eppure, confessiamolo, i pregiudizi (spesso di convenienza) verso – o versus – le donne si rintracciano ancora, perché ci sono luoghi comuni duri a morire. Ma sono frammenti spuri rispetto ad una realtà a tratti perfino esaltante. Per prima, rispetto alle altre forze dell’ordine e per ragioni oggettive, la Polizia di Stato ha colto e accolto il grande valore aggiunto di genere rappresentato dalla presenza delle donne. I grafici mostrano a colpo d’occhio quanto e come questa presenza sia andata occupando negli anni ruoli assai diversificati, in ogni settore dell’amministrazione. Dai comparti dove lo studio, la riflessione, il metodo della ricerca rappresentano elementi fondamentali per raggiungere il successo a quelli, diciamo, operativi sul campo dove altre peculiari qualità vengono messe alla prova e utilizzate al meglio.
Del resto le “pantere rosa”, definizione che ha il sapore dell’ossimoro, non aggiungono, come si diceva una volta, un tocco di femminilità e di classe ad un mestiere impegnativo e perfino pericoloso: tutto ciò va da sé, ci mancherebbe. Ciò che i fatti (di)mostrano è, come accade nel resto di una società moderna, in continua trasformazione ed evoluzione, invece l’apporto fondamentale delle donne, portatrici di una sensibilità in molti casi insostituibile, non fungibile. La Polizia di Stato con grande determinazione utilizza questo bene prezioso e perfettamente versatile, cogliendo nella forza e nella grazia un binomio di straordinaria efficacia culturale e operativa.