Luana de Francisco*

la tenace Udine

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Capoluogo di una terra ospitale e virtuosa, riesce a tenere saldamente insieme tradizioni friulane, cultura, istituzioni e cittadini

In piazza Primo maggio, da un paio d’anni, nei mesi della Coppa Uefa, il Comune chiude il passaggio alle auto e allestisce un mini-villaggio enogastronomico: lo fa per dare il benvenuto ai tifosi in trasferta, anche ai più indesiderati, alle teste calde provenienti dalla Croazia, la Germania e l’Inghilterra e che qualsiasi società sportiva preferirebbe tenere fuori dal proprio stadio, tanto più dalle proprie strade. Lo fa, perché in Friuli l’accoglienza e la convivenza diventano parametri indispensabili per una giornata all’insegna del gioco e del divertimento. Altro scenario, stessa cornice: la piazza, questa volta, è presa d’assalto dalle penne nere. Sono in migliaia e arrivano da ogni parte della regione e dal resto d’Italia. Tutti fieri e sorridenti, uniti sotto una miriade di Tricolore in festa, per celebrare i valori dell’alpinità, tra fiumi di vino e le note della fanfara. Euforici, ma con moderazione. Ecco un’altra bella istantanea sul Friuli e la sua gente. Sulla schiettezza di un popolo che nel senso del dovere, nella tenacia, fisica e psicologica, e nella generosità ha sempre creduto e puntato. E che proprio da quei valori ha attinto la forza per risollevarsi dalle ceneri del terremoto che, nel 1976, cancellò il volto di paesi interi e fece più di mille vittime. Non è un caso se fu da qui, dalle tendopoli montate in questo estremo lembo a nord-est del Paese, che cominciò la bella avventura della Protezione civile. Ed è ancora qui, in quella che ama definirsi la Patrie dal Friûl, come la Serenissima chiamò lo Stato formatosi dopo la nascita del Patriarcato di Aquileia, nel 1077, che è possibile riconoscere i segni di un radicamento saldissimo con il territorio e il suo patrimonio di cultura e tradizioni. A cominciare dal friulano, che da semplice vernacolo è stato promosso a lingua tutelata. Per continuare con le battaglie per l’autonomia, iniziate nel 1945 e approdate, nel 1963, nel riconoscimento alla Regione dello Statuto speciale.
Per chi passa frettolosamente per il Friuli, questa è la terra del Tocai (ormai ribattezzato Friulano) e dei confini con l’Austria e la Slovenia, del Tintoretto e dell’indimenticabile Zico. Per chi ci si ferma e la scruta dal di dentro, Udine e la sua provincia rappresentano molto di più: “Un piccolo compendio dell’universo”, come ebbe a scrivere Ippolito Nievo a metà dell’800. Di più: un laboratorio di convivenza e integrazione, aggiungerebbe oggi l’autore de Le confessioni di un italiano, osservando il piccolo miracolo che, da tre anni a questa parte, si ripete alla Festa della Polizia. Dove, mescolati agli udinesi, sotto il palco prima e attorno a banchetti con menù rigorosamente multietnici poi, ci sono anche gli stranieri, ciascuno abbigliato nelle fogge del proprio Paese di provenienza. Con una provincia di oltre 500 mila abitanti estesa dal mare alla montagna, un sindaco-rettore, il professor Furio Honsell, diventato volto noto dopo le frequenti apparizioni al pr

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01/01/2010