Anacleto Flori

A mani nude

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Importato in Italia agli inizi del ’900 dai giapponesi, il judo entra a far parte del Gruppo sportivo delle Fiamme oro sin dagli albori, con un obiettivo: forgiare campioni

“Per vincere una forza non bisogna opporvisi. Anzi, al contrario, bisogna sfruttarla e piegarla a proprio favore”. Dietro l’antica saggezza orientale di queste poche parole si cela l’intima essenza di uno dei più famosi sport da combattimento arrivati in Occidente dal Paese del Sol Levante: il judo, che letteralmente significa proprio “via della cedevolezza”. Una disciplina che forse più del karate, suo lontano “cugino”, è caratterizzata da origini e aspetti militari. In Italia infatti le prime notizie sul judo sono legate ai contatti, avvenuti nei primi anni del ’900 tra i marinai nipponici e quelli italiani; questi ultimi, stupiti dall’estrema efficacia di quella esotica “lotta giapponese” condotta a mani nude, vollero tenere dei combattimenti dimostrativi alla presenza del re d’Italia Vittorio Emanuele III. Secondo le cronache dell’epoca, l’esibizione avvenne a Roma il 30 maggio 1908 nell’incantevole scenario di villa Corsini, alle pendici del Gianicolo. Malgrado il successo dell’iniziativa, nel nostro Paese il judo continuerà ancora per anni ad essere praticato solo da una piccola élite di appassionati. Bisognerà aspettarne l’inserimento nel programma dei Giochi olimpici di Tokio del 1964 (inizialmente per la categoria maschile; per quella femminile, invece, il riconoscimento avvenne a Seoul nel 1988) per far uscire il judo dal ristretto ambito militare e mostrare a una platea di pubblico sempre più vasta la magia e i segreti dei colpi dei maestri giapponesi.
Nonostante la nascita di numerose società private affiliate alla Fijlkam (Federazione italiana judo lotta karate arti marziali) e la crescente diffusione nelle palestre sportive, la spina dorsale del judo è ancora oggi rappresentata dai team sportivi militari. Tra questi un posto di assoluto rilievo spetta al gruppo delle Fiamme oro che fin dal periodo pionieristico della fondazione (1954) si impose come una delle squadre più titolate e agguerrite d’Italia. Un avvio folgorante contrassegnato dalle vittorie di atleti come Romano Polverari (prima medaglia d’oro per il gruppo della polizia ai campionati italiani del 1958) e Gino Zanchetta (protagonista di uno storico poker di titoli nazionali, nella categoria

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01/01/2010