Enrico De Maria*

Il nuovo volto di Vercelli

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Meno industriale rispetto al passato, la città piemontese si conferma per ricchezza culturale e bassa criminalità a misura d’uomo

Placidamente adagiata sulle sue terre d’acqua (le risaie, secondo una fascinosa definizione del poeta-manager Giorgio Sambonet), Vercelli è, oggi, una cittadina di poco più di 47mila abitanti che si sta conquistando la fama di centro d’arte e cultura. Un tempo, poggiava sulla monoagricoltura (il riso) e sulla monoindustria (la Montefibre) e, alla fine degli anni Settanta, quando era lanciata verso quota 60mila abitanti, c’era chi aveva previsto un’impennata demografica che l’avrebbe portata nel volgere di due decenni a 80mila.
Ma poi arrivò la crisi della Montefibre che, in pochi anni, cancellò quasi tutti i suoi 3mila posti di lavoro, e la risicoltura, sempre più in mano a pochi produttori e industriali, non poté, da sola, compensare la sparizione delle industrie. La crisi Montefibre finì col travolgere gran parte delle altre attività, e l’emorragia di posti di lavoro non si è arrestata neppure ai giorni nostri; come se non bastasse, all’inizio del Duemila, Vercelli è persino riuscita a perdere la sua azienda più gloriosa e rappresentativa, la Sambonet (che realizzava anche posateria per gli hotel della catena Hilton), emigrata nel Novarese.
E anche se, adesso, qualche prospettiva di rilancio industriale appare all’orizzonte, la città si sta ritagliando un ruolo sempre più autorevole di centro artistico e culturale. Tutto è incominciato nel dicembre del 2004 quando è stato esposto un preziosissimo manufatto del Duecento: lo scrigno decorato con ceramiche di Limoges in cui il cardinale Guala Bicchieri – il religioso che ha caratterizzato il Medioevo vercellese – custodiva i suoi beni e che, alla morte, diventò anche la sua bara.
L’esposizione dello “scrigno”, corredata da una serie fortunata di eventi collaterali, ha dato il via ad un processo di valorizzazione della città, dei suoi tesori, dei valori artistici e culturali autoctoni; il recupero di edifici importanti, da tempo abbandonati, ha fatto il resto. Emblematica la trasformazione dell’ex chiesa di San Marco, per decenni ridotta a mercato ortofrutticolo e dei formaggi, in uno spazio espositivo unico in Italia, chiamato Arca. Grazie all’intesa con la Regione proprio nell’Arca Vercelli ha già ospitato due straordinarie mostre legate alla Fondazione Peggy Guggenheim di V

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01/11/2009