Umberto Galimberti
Poesia
“Una striscia nostra di terra feconda tra fiume e roccia”. Così recita Rainer Maria Rilke in una delle sue Elegie duinesi. È in questa striscia che la poesia raccoglie tutti i senza-voce della storia, quelli che di solito non hanno diritto-di-parola, perché, per parlare, sembra non basti essere semplicemente uomini, immersi in quella quotidianità dove il susseguirsi delle azioni, ritmato dalle ore del giorno, stenta a mostrare il perché di un giorno dopo l’altro, fino alla sera della vita, quando ci si congeda anche da quella striscia di terra.
Una striscia, solo una striscia abitano i poeti, perché il resto della terra è occupato dalle parole e dai gesti di quegli uomini da cui dipende il rumore del mondo, troppo spesso scambiato col destino della Terra. Quando i politici, gli economisti, gli intellettuali, gli esperti, gli attori, insomma i protagonisti del rumore del mondo dormono o sono dediti alle loro macchinazioni, allora, nel loro silenzio e in loro assenza, è po