Loradana Lutta
Telecamere nel metrò
Francia
Una volta erano adulti, “professionisti” tra 30 e 40 anni, difficili da acciuffare ma remissivi alla vista delle manette. Di tutt’altra pasta le borseggiatrici che quest’estate hanno imperversato sui treni del metrò parigino: adolescenti di origine rumena e serba che una volta in commissariato si ribellano agli agenti. Savoir-faire ineccepibile, invece, quello di cui hanno dato prova soprattutto sulle linee 1 e 4, le più turistiche, dove le vittime si sono contate a centinaia. Vestite come studentesse qualsiasi – magliette alla moda, borsa a tracolla, capelli raccolti – salgono su vagoni spesso affollati, pressando la vittima che, distratta, si gira lasciando tasche e borse senza più difese. Secondo un agente intervistato da Le Figaro, sarebbero più di un centinaio, provenienti dai campi della periferia, soprattutto Seine-Saint-Denis, tra le banlieue più effervescenti della capitale. Dicono tutte, o quasi, di chiamarsi Amidovic e di avere tra 12 e 15 anni, consapevoli che a 13 rischiano il fermo di polizia e con 16 conseguenze peggiori. Difficile accertarne identità e età attraverso le impronte o l’esame radiografico dello scheletro, procedure a cui si ribellano con tutte le forze. Tanto che, dice l’agente intervistato «Non possiamo correre il rischio di rompergli un braccio per tenerle ferme». Un aiuto viene dalle 7mila telecamere che vigilano su metrò e Rer, la rete ferroviaria dell’Ile-de-France, che consentono di individuare a distanza