a cura di Anacleto Flori
Il commissario Boris
Palermo. Un abbraccio sincero e commosso, una città intera che per due giorni si è stretta intorno al ricordo di un uomo e di un poliziotto speciale: il “nemico numero 1 di Cosa nostra” Boris Giuliano (al centro della foto). Trenta anni sono passati da quel 21 luglio 1979, da quella terribile mattina in cui l’allora capo della Mobile palermitana venne ucciso sotto casa dal boss mafioso Leoluca Bagarella. Un omicidio maturato all’ombra della “cupola”, preoccupata per le intuizioni investigative e i successi di quel tenace commissario che con il suo intuito e la sua capacità di indagare rischiava di interrompere il fiume di narcodollari che scorreva tra Palermo e New York. Ma trent’anni non sono bastati a cancellare il dolore e la memoria di quei giorni, come dimostrano le parole commosse del questore Alessandro Marangoni: «Come poliziotto pur non avendo mai lavorato con lui, attraverso i ricordi e i racconti della sua “Squadra” mi sono fatto l’idea di un uomo ricco di umanità, intelligenza e sensibilità: la porta del suo ufficio era sempre aperta, aveva un gesto, una parola buona per tutti. C’è un aneddoto che spiega molto bene chi fosse Giuliano: il giorno del suo funerale, gli abitanti di via Biscottari, del quartiere Ballarò, uno dei più difficili di Palermo, vollero essere presenti con uno striscione con su scritto “Eravamo amici di Boris Giuliano. Via Biscottari è in lutto”. E come un atto d’amore per una figura straordinaria vanno viste le iniziative organizzate per l’occasione dalla questura e dall’Università degli studi di Palermo a cui hanno partecipato i ministri dell’Interno Roberto Maroni e della Giustizia Angelino Alfano, il procuratore antimafia Pietro Grasso e il capo della Polizia Antonio Manganelli. Dal “Concerto per la città” della Banda della Polizia di Stato al Teatro di Verdura alla deposizione di una corona di fiori in via Francesco Paolo di Blasi (luogo dove è avvenuto l’attentato), dal taglio del nastro inaugurale dell’ex chiesa Santa Elisabetta, in cui sorgerà un museo multimediale che racconterà la storia della Polizia di Stato palermitana alla consegna di una targa ricordo alla vedova del commissario. Così fino al convegno sulla mafia e alla proiezione del film-documento sulla vita di Boris Giuliano. E per lui mai frase sembra più giusta di quella apposta sotto il monumento ai caduti della polizia che si trova nell’Accademia di Quantico (Usa): “La grandezza di questi uomini non sta nel modo in cui sono morti ma per come sono vissuti”.
Serpico e il poliziotto di ferro
Altre due figure di grandi poliziotti, uccisi in circostanze diverse da opposti gruppi di terroristi, sono state ricordate nel corso di altrettante cerimonie comme