Neno Giovannelli

Le maschere dell’orco

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Orrore pedofilia: i profili e le tecniche di adescamento di criminali senza scrupoli

Quella via poco frequentata del quartiere, dove tutti conoscono tutti, lontana dal traffico e dai pericoli del centro cittadino, sembra davvero una piccola oasi di tranquillità per una bimba di quattro anni. Il posto ideale, per giocare. O per sparire nel nulla. Così come è accaduto a Denise Pipitone, che proprio cinque anni fa venne vista per l’ultima volta giocare davanti casa sua, a Mazara del Vallo. Ricerche, appelli di ogni tipo e soprattutto anni di indagini non sono riusciti a ritrovare la piccola (mentre prende sempre più corpo l’ipotesi di un rapimento per vendetta maturato nell’ambiente familiare). E accanto al suo volto sorridente, tornano alla memoria anche quelli della piccola inglese Maddie Mc Cann, di cui si sono perse le tracce a Praia da Luz (Portogallo) nel maggio del 2007, di Julie Léjeune e Melissa Russo vittime della follia omicida di Marc Dutroux (il “mostro di Marcinelle”) e, più recentemente, quello di Jaycee Dugard, californiana, rapita il 10 giugno del 1991 all’eta di 11 anni mentre stava aspettando l’autobus per andare a scuola e liberata solo nelle scorse settimane dopo 18 anni di segregazione. Casi esemplari dell’orrore suscitato dalla violenza pedofila, ma che rappresentano purtroppo solo la punta dell’enorme iceberg degli abusi sessuali commessi da criminali senza scrupoli nei confronti di bambini e bambine.

La figura del pedofilo
Raffigurato come un individuo asociale, un maniaco che si aggira in luoghi bui ed isolati per aggredire e importunare le proprie vittime, in realtà il più delle volte il pedofilo è una persona apparentemente “normale”, ben inserita nella vita di tutti i giorni, senza tratti maniacali evidenti che possano suscitare allarme e soprattutto difficilmente riconducibili ad un’unica tipologia. La pedofilia infatti non è legata all’età (ci sono pedofili anziani ma anche giovani), al grado di cultura (possono essere persone molto colte o con un livello scolastico bassissimo) al sesso (per lo più uomini ma non mancano le donne) o ai costumi sessuali (indifferentemente omo ed eterosessuali).
Una prima fondamentale distinzione può essere fatta tra i pedofili riconducibili all’interno del nucleo familiare e quelli extrafamiliari. Della prima categoria fanno parte genitori, anche adottivi, conviventi, nonni, fratelli, zii e cugini che, nel complesso, costituiscono oltre l’80% degli abusanti e le cui violenze sono in genere prolungate: i bambini, infatti, da un lato hanno difficoltà a “riconoscere” l’abuso, dall’altro non riescono a sottrarsi alla pressione psicologica e alle eventuali concessioni esercitate dal familiare. Alla seconda appartengono invece i conoscenti (amici di famiglia o vicini di casa), i pedofili “di strada” (persone del tutto sconosciute) e i gruppi organizzati (associazioni di pedofili o appartenenti a sette), ma soprattutto le figure professionali ed istituzionali (maestri, educatori, assistenti, sacerdoti, allenatori, medici) e tutti coloro che, ammantati di una qualche veste ufficiale, possono tranquillamente entrare in contatto con i bambini. In complesso, secondo i dati forniti dalla Direzione centrale della polizia criminale – Sistema informativo interforze, sono state 616 le persone denunciate nel 2008 per reati in danno di minori di anni 14 (in leggero calo rispetto alle 647 del 2007). Eppure dati e statistiche, per quanto allarmanti, non riescono a fotografare l’esatta entità della realtà criminale legata alla pedofilia, perché non sempre gli abusi vengono “riconosciuti” o riferiti dai bambini e quindi denunciati, così come è difficile stabilire quanti dei bambini (circa 3 mila) che ogni anno in tutto il mondo spariscono nel nulla sono, come Julie e Melissa, vittime di pedofili.
Sulla base, invece, dell’analisi della personalità e del comportamento morboso, i pedofili possono essere ricondotti a cinque principali profili criminali: il latente (la morbosità nei confronti dei bambini non sfocia mai in manifestazioni dirette, perché trova moralmente riprovevoli le proprie pulsioni e le reprime); l’occasionale (è il tipico fruitore del cosiddetto turismo sessuale); l’immaturo (incapace di interagire con il mondo degli adulti, incarna un’idea “malata” di amore, rivolgendo le sue attenzioni affettive ed erotiche verso i bambini che cerca di sedurre con premure e regali); il regressivo (pur avendo una vita affettiva e sessuale apparentemente normale, sviluppa progressivamente un’attrazione irrefrenabile per i minori); l’aggressivo (caratterizzato da un mix di frustrazione e impotenza, aggredisce le proprie vittime e abusa di loro, traendo piacere dal loro stato di paura e di sofferenza e portando fino alle estreme conseguenze le violenze).

Le tecniche di adescamento
Ad ogni profilo corrisponde uno scenario, una tecnica diversa di adescamento. I pedofili estranei, “di strada”, che preferiscono circuire bambini mai visti prima per non essere riconosciuti e denunciati, scelgono di solito luoghi in cui è facile incontrare ragazzini lasciati a giocare con maggior libertà, come giardini e piccoli parchi, campi sportivi o spiagge: situazioni percepite come tranquille in cui il livello di attenzione e di controllo dei genitori si abbassa. In contesti come questi, il pedofilo può nascondersi dietro il signore ben vestito che offre un passaggio a casa con la sua macchina elegante, la persona che non conosce la zona, che si è persa e chiede di essere accompagnata offrendo magari una piccola mancia, il ragazzo gentile con un gattino in braccio che invita il bambino a seguirlo perché in una scatola, proprio lì vicino, c’è un’intera cucciolata da vedere.
Al contrario ci sono quelli (la maggior parte) che non agiscono sotto la spinta di un impulso incontrollabile, ma che invece individuano freddamente la propria vittima e pianificano nel tempo la violenza. Ecco allora l’insospettabile orco, che spesso dissimula il suo vero aspetto dietro una maschera fatta di modi gentili e premurosi, insinuarsi nella cerchia dei conoscenti, conquistare la fiducia dei familiari, arrivando persino a frequentare ragazze madri o mamme separate per poter più facilmente insidiarne i figli. Spesso approfittando delle situazioni di degrado materiale e morale, diventa per il bambino un punto di riferimento, un “amico” più grande: è colui che racconta le favole, che inventa i giochi, che porta i regali. E una volta conquistata la fiducia, la trappola è pronta a scattare.

Le vittime
Il pedofilo è una minaccia trasversale: al Nord come al Sud, nelle grandi città come nelle comunità più piccole e apparentemente più sicure. Di fatto ogni bambino o adolescente tra gli 8 e i 14 anni (anche se le ultime statistiche del Censis evidenziano un ulteriore abbassamento dell’età critica) può essere una potenziale vittima. Sempre secondo i dati forniti dalla Direzione centrale della polizia criminale – Sistema informativo interforze, nel corso del 2008 i minori di 14 anni vittime di violenza sessuale sono stati 614 (rispetto ai 669 del 2007) di cui 458 femmine e 156 maschi. Anche se in calo si tratta di numeri che rimangono ancora altissimi e che richiedono un’adeguata risposta dal punto di vista legislativo e un forte impegno culturale in grado di contrastare i tentativi delle lobby e delle associazioni pedofile di legittimare e di far passare come “normale” questo aberrante crimine contro l’infanzia. Qualcosa si sta muovendo: in attesa di approvare una proposta di legge per modificare l’art. 609 quater del codice penale introducendo la parola “pedofilia”, fino ad oggi non menzionata in alcun testo legislativo dell’ordinamento giuridico italiano, il parlamento italiano è sceso in campo con forza istituendo per la prima volta, lo scorso 5 maggio, la “Giornata nazionale contro la pedofilia”.
Molto spesso, nonostante le raccomandazioni, il bambino non è in grado da solo di percepire il pericolo rappresentato da un pedofilo. Ha bisogno di aiuto. Un aiuto che può venire in primo luogo dai genitori, ma anche dagli insegnanti, dalle istituzioni, dai rappresentanti delle forze dell’ordine. Uno sforzo comune per dare vita a campagne di informazione, a progetti di sensibilizzazione in grado di aiutare il bambino a rafforzare la propria autostima, ad acquisire la giusta consapevolezza di sé e del proprio corpo e del diritto di controllarne l’accesso da parte di altri; ad imparare che ci sono contatti fisici “buoni” e leciti e altri “cattivi” e illeciti, che ci sono segreti che possono essere mantenuti e altri da dover rivelare. E soprattutto insegnare al bambino, una volta individuato un pericolo, a saper dire di no, con tutta la forza necessaria. Dire di no anche a quello sconosciuto che si avvicina lungo la strada, così tranquilla, proprio dove lui sta giocando e che con fare gentile gli sorride e gli chiede il suo nome, mentre sta già pensando a come rubargli la fiducia e l’innocenza, magari con qualche parola carina e la promessa di un regalo.


 Gli specialisti della polizia
La possibilità di tracciare un profilo criminale del pedofilo, i suggerimenti su come comportarsi e le iniziative della polizia nelle parole di Chiara Giacomantonio, responsabile della Sezione minori del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato.
È possibile tracciare un criminal profiling, risalire cioè ad un potenziale pedofilo attraverso l’analisi di altri eventuali reati commessi?
In genere al reato di pedofilia non risultano associati particolari crimini: se si tratta però di abusi sessuali commessi in famiglia molto spesso il pedofilo può avere alle spalle precedenti specifici per maltrattamenti. Non è però vero il contrario: cioè chi commette maltrattamenti in famiglia non è detto che spinga questi maltrattamenti fino alla violenza, all’abuso sessuale.
In caso di sospetto abuso come bisogna comportarsi?
Nel caso di abusi in famiglia spesso sono le maestre ad insospettirsi in presenza di atteggiamenti sessualizzati o disegni particolari da parte del bambino. La cosa migliore da fare è quella di far intervenire lo psicologo della scuola o avvisare i servizi sociali e le strutture specializzate: il rischio è che l’intervista al bambino fatta da persone non specializzate possa suggestionare il bambino stesso e “sporcare” l’eventuale testimonianza, creando così un falso positivo. E in ogni caso è sempre preferibile non chiedere al minore di ripetere più volte il racconto, al punto tale che spesso si procede direttamente per incidente probatorio.
A proposito di specializzazione, come è organizzata la Polizia di Stato per fare fronte al fenomeno pedofilia?
Presso ogni Squadra mobile sono state istituite, fin dal 1998, sezioni specializzate nell’accogliere denunce e nel contrastare i reati sessuali commessi nei confronti di minori. Si tratta di vere e proprie task force, con personale dotato di grande esperienza e professionalità, sia per quanto riguarda l’aspetto investigativo, tecniche di ascolto e di interrogatorio, sia per quello più prettamente psicologico. In alcune questure poi sono state allestite stanze ad hoc per l’accoglienza dei minori abusati, mentre altre, come ad esempio Roma, possono contare sulla presenza di uno nostro psicologo.
E sul piano della prevenzione, quali sono gli interventi messi in campo?
Spesso gli abusi si nascondono sotto un velo doloroso di silenzio, perché magari i bambini si vergognano di raccontare quello che è successo. L’impegno che abbiamo intrapreso è quello di andare nelle scuole per parlare di fenomeni come gli abusi sessuali e la pedopornografia, cercando di stabilire un primo contatto, di conquistare la loro fiducia e quindi di offrire un aiuto. A volte basta poco per strappare quel velo, per scacciare quella paura e spingere una ragazzina a confidarsi con una nostra collega, magari con la maestra o con l’assistente scolastico e uscire dall’inferno.


Cosa dice il codice penale

609 bis - Violenza sessuale
Chiunque con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. Alla stessa pena soggiace chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali:
1) abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto;
2) traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona.
Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi.

609 ter - Circostanze aggravanti
La pena è della reclusione da sei a dodici anni se i fatti di cui all’articolo 609 bis sono commessi:
1) nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni quattordici;
2) con l’uso di armi o di sostanze alcoliche narcotiche o stupefacenti o di altri strumenti o sostanze gravemente lesivi della salute della persona offesa;
3) da persona travisata o che simuli la qualità di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio;
4) su persona comunque sottoposta a limitazioni della libertà personale;
5) nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni sedici della quale il colpevole sia l’ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore.
La pena è della reclusione da sette a quattordici anni se il fatto è commesso nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni dieci.

609 quater - Atti sessuali con minorenne
Soggiace alla pena stabilita dall’articolo 609 bis chiunque, al di fuori delle ipotesi previste in detto articolo, compie atti sessuali con persona che al momento del fatto:
1) non ha compiuto gli anni quattordici;
2) non ha compiuto gli anni sedici, quando il colpevole sia l’ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con quest’ultimo, una relazione di convivenza.
Non è punibile il minorenne che, al di fuori delle ipotesi previste nell’articolo 609 bis compie atti sessuali con un minorenne che abbia compiuto gli anni tredici, se la differenza di età tra i soggetti non è superiore a tre anni. Nei casi di minore gravità la pena è diminuita fino a due terzi. Si applica la pena di cui all’articolo 609 ter, secondo comma, se la persona offesa non ha compiuto gli anni dieci.

609 quinquies - Corruzione di minorenne
Chiunque compie atti sessuali in presenza di persona minore di anni quattordici, al fine di farla assistere, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.
609 sexies - Ignoranza dell’età
della persona offesa
Quando i delitti previsti negli articoli 609 bis, 609 ter, 609 quater e 609 octies (violenza sessuale di gruppo, ndr) sono commessi in danno di persona minore di anni quattordici, nonché nel caso del delitto di cui all’articolo 609 quinquies, il colpevole non può invocare, a propria scusa, l’ignoranza dell’età della persona offesa.

609 septies - Querela di parte
I delitti previsti dagli articoli 609 bis, 609 ter e 609 quater sono punibili a querela della persona offesa. Salvo quanto previsto dall’articolo 597, terzo comma, il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La querela proposta e irrevocabile.
Si procede tuttavia d’ufficio:
1) se il fatto di cui all’articolo 609 bis è commesso nei confronti di persona che al momento del fatto non ha compiuto gli anni quattordici;
2) se il fatto è commesso dal genitore, anche adottivo, o dal di lui convivente, dal tutore, ovvero da altra persona cui il minore è affidato per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia;
3) se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio nell’esercizio delle proprie funzioni;
4) se il fatto è connesso con un altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio;
5) se il fatto è commesso nell’ipotesi di cui all’articolo 609 quater, ultimo comma.

01/10/2009