Ritorno al futuro

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Lo stadio è pieno di sciarpe e di bandiere che sventolano e si mescolano ondeggiando sugli spalti, di persone che si abbracciano, che esultano, mentre un ragazzino con la maglietta della squadra del cuore corre sotto la porta dove l’eroe dei suoi sogni domenicali ha appena segnato un gol. Sembra un’immagine ormai sbiadita, un flash di ritorno da un’epoca felice. Erano gli Anni ’70? O forse ancora prima? Di certo non c’era tensione, non c’era paura; il calcio era ancora e solo un gioco. Poi sono arrivati gli anni degli hooligans e degli ultras scatenati. Le domeniche pomeriggio scandite dall’assalto ai pullman dei tifosi sotto scorta, dalle auto incendiate, dalla conta dei feriti, dall’ennesimo bollettino di guerra. E poi quel tragico sabato sera del 3 febbraio 2007. La morte dell’ ispettore capo Filippo Raciti segnò forse il livello più alto della violenza calcistica in Italia, il punto di non ritorno dello sport più seguito e amato dagli italiani. Il mondo del calcio si fermò scioccato, quasi impaurito, invocando provvedimenti.
Non è stato facile risalire la china, la strada è stata lunga e non senza errori, ma l’unità di intenti tra le società sportive, la parte sana dei tifosi e le forze dell’ordine ha dato i suoi frutti. Il giusto mix di fermezza (le partite a porte chiuse, le trasferte vietate per gli incontri più “caldi”, i “Daspo”) e di nuovi modelli organizzativi (i tornelli per accedere allo stadio, i biglietti nominativi, gli steward) messo a punto dall’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, ha reso possibile una drastica riduzione degli incidenti e dei feriti. Ora però siamo di fronte a un bivio: tornare indietro vanificando i progressi ottenuti o proseguire su questa strada virtuosa. E lo scatto in avanti, il salto di qualità è rappresentato dall’introduzione della tessera del tifoso. Uno strumento in grado di stabilire un rapporto più stretto e privilegiato tra supporter e società; un processo di fidelizzazione che manca nel nostro calcio (ma che è già realtà nella Liga spagnola), fatto di reciproca fiducia e di reciproco vantaggio (corsia preferenziale per l’acquisto di biglietti e l’accesso allo stadio, la possibilità di seguire la propria squadra in trasferta e di assistere alla partita anche in presenza di restrizioni, e poi sconti e premi fedeltà). Ma la tessera del tifoso è anche il passo necessario e irrinunciabile per tenere la violenza e l’illegalità lontane dagli stadi (per ottenerla sarà necessario non avere Daspo e misure di prevenzione in corso e condanne per reati da stadio negli ultimi 5 anni). È un progetto impegnativo, in cui ciascuno è chiamato a fare la propria parte. Perché la tessera del tifoso rappresenta la messa alla prova di quella sicurezza partecipata, di quella collaborazione tra cittadini e istituzioni, che la Polizia di Stato ha scelto come faro del proprio cammino. Ma rappresenta soprattutto la speranza di ritornare ad un calcio più pulito, più virtuoso, di rispolverare l’immagine sbiadita di quel ragazzino che corre felice sotto la curva.

01/10/2009