Umberto Galimberti

Giovani

CONDIVIDI

I giovani, anche se non sempre lo sanno, stanno male. E non per le solite crisi esistenziali che costellano la giovinezza, ma perché, come scrive Miguel Benasayag in un suo bellissimo libro: L’epoca delle passioni tristi (Feltrinelli), a loro il futuro non si presenta più come una promessa, ma come una minaccia che si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui.
Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare, solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove ciò che si consuma è la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa.
Per oltrepassare questa condizione occorre innanzitutto distanziarsi dallo sguardo psicologico che considera la giovinezza come un’età di mezzo in cui non si è più bambini e non si è ancora adulti, e perciò età f

...


Consultazione dell'intero articolo riservata agli abbonati

01/08/2009