Roberto Saviano

Caccia ai soldi della camorra

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Non solo gli immobili, ma anche i conti correnti, i titoli di Stato e un fiume di denaro liquido costituiscono il tesoro dei clan da confiscare e restituire alla collettività

Le ville, le masserie, le aziende, per i sodalizi criminali rappresentano molto di più di mere proprietà. Sono strumenti di profitto, beni a loro disposizione, simbolo e insieme dimostrazione di potere e successo. Risultato di un vincente percorso d’azione economica e criminale. E quando il bene viene confiscato, il suo mancato utilizzo, per cause burocratiche o per intimidazioni, riconferma il potere del gruppo criminale sulla proprietà.
In media, per una effettiva trasformazione del bene confiscato e perché possa essere riutilizzato, trascorrono dai 5 ai 10 anni. Tempi geologici che rischiano di rendere quasi innocua, per i clan, la legge Rognoni-La Torre che ha aperto la possibilità allo Stato di poter affiancare alle misure di prevenzione a carattere personale, anche quelle a carattere patrimoniale, colpendo l’economia, e quindi il cuore, delle organizzazioni criminali.
I beni immobili, soprattutto se si trovano nella terra d’origine del gruppo criminale, sono i dati primi che palesano il controllo militare, economico e culturale del clan sul territorio. Il riutilizzo per fini sociali dei beni confiscati è davvero l’unica

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01/08/2009