Luca Bertevello*
Nella Marca operosa
La provincia di Treviso negli ultimi dieci anni è cresciuta vertiginosamente facendo da traino economico a tutto il Nordest, ma ha dovuto anche affrontare nuovi problemi e una criminalità prima sconosciuta
Là dove Sile e Cagnan s’accompagna, a mezza via fra mare e monti, nel dolce digradare di una pianura solcata da rogge e canali, là sorge Treviso. Che non è più la città cantata da Dante, ma conserva scorci di rara bellezza inseriti all’interno di una provincia, la Marca trevigiana, unica per la sua varietà di paesaggi naturali e architettonici che si fondono in un compendio di grande armonia. La Marca di oggi, però, è molto diversa da quella di ieri anche perché poggia su equilibri del tutto nuovi: la produzione industriale è pari a quelle di Padova e Venezia messe assieme, la popolazione è aumentata con l’aumentare del benessere e l’importanza strategica assunta nel corso degli anni ha finito per riflettersi perfino sulla classe politica. Non a caso, in questo governo, la provincia ha espresso due ministri di peso come Maurizio Sacconi e Luca Zaia. La premessa era d’obbligo per comprendere il fenomeno Treviso e i problemi scaturiti da una crescita così vistosa, maturata in gran parte nell’ultima decade. Perché la ricchezza pro capite e la costante necessità di manodopera nelle industrie continua a richiamare stranieri generando effetti collaterali come l’aumento dei reati di natura predatoria, la diffusione di droga e prostituzione, l’effervescenza di una vita notturna che dietro luci stroboscopiche e brillantini, nasconde pericoli reali come l’abuso di alcol e lo spaccio di droga. È in questo contesto arioso e problematico che si inserisce il lavoro della questura di Treviso, sempre pronta – e non si tratta di un’ovvietà – a reagire all’onda lunga dei cambiamenti.
Per riuscire in questa impresa sono servite delle regole e le regole rispecchiano il più delle volte una filosofia. Quella del questore Carmine Damiano, che ha preso il comando nel 2008, si basa su pochi, solidi principi: ordine, sicurezza, contrasto, prevenzione, collaborazione. Messe giù così, sembrano vuote parole. Ma i numeri parlano di un calo complessivo dei reati, negli ultimi 18 mesi, che rasenta il 20 per cento, laddove le forze in campo direbbero che, semplicemente, un traguardo del genere non era neanche ipotizzabile: meno furti, meno borseggi, meno truffe, meno estorsioni, meno rapine, meno omicidi, meno les