Caterina Carannante
Interviste investigative ed interrogatori
Regole e tecniche che permettono all’investigatore di poter ricostruire fedelmente un episodio
Introduzione
Indagare su un crimine significa porsi l’obiettivo di ricostruire fedelmente l’accaduto, valutando tutte le ipotesi investigative ritenute utili per la risoluzione del caso.
Un aiuto decisivo può ovviamente arrivare da chi è coinvolto in prima persona nell’episodio o da chi era presente al momento del fatto. Le interviste e gli interrogatori sono una delle prime fonti di informazione a disposizione degli inquirenti e possono interessare le vittime di un reato, i presunti autori o gli eventuali testimoni. I colloqui rappresentano uno strumento determinante nelle mani degli investigatori. Se condotti in modo adeguato, facilitano le indagini perché da un lato consentono di ottenere maggiori informazioni da parte di chi ha assistito all’evento, senza distorcerne il ricordo, e dall’altro riescono a creare le condizioni che possono indurre un sospettato a confessare il crimine commesso e a fornire dettagli attendibili relativi alla dinamica del reato, al movente o all’eventuale coinvolgimento di complici.
L’interrogatorio è dunque uno dei momenti più delicati e significativi di un’intera indagine e richiede la massima attenzione ed una accurata preparazione. Ciascun interrogatorio ha una sua unicità perché si basa sulla combinazione di diverse variabili specifiche capaci di influenzarne l’esito, quali le caratteristiche individuali degli interlocutori e il tipo di relazione che si instaura tra loro, la strategia che l’investigatore intende seguire, gli elementi conoscitivi di cui dispone. È possibile però adottare una serie di accorgimenti e di tecniche capaci di massimizzare i risultati del colloquio.
Quali sono le regole per porre domande in modo efficace? Come può un investigatore valutare la credibilità di un intervistato o l’accuratezza delle sue dichiarazioni? A quali elementi prestare particolare attenzione per rendersi conto se le risposte fornite sono vere o false?
Prima di interrogare
Soltanto una conoscenza approfondita degli atti dell’intera indagine può porre l’investigatore nella condizione di impostare l’interrogatorio nel modo più opportuno, formulando le domande giuste ed opponendo le obiezioni più pertinenti alle risposte fornite.
Prima di procedere al colloquio dunque, è fondamentale raccogliere tutte le informazioni rilevanti sul caso in questione, relative al crimine commesso, al sospetto autore del reato e alla vittima.
I principali dati preliminari di cui l’investigatore dovrebbe disporre per riuscire a ricomporre il quadro d’insieme per l’indagine sono elencati nel seguente schema.
a) Informazioni sul crimine
- Natura del reato in questione (violenza sessuale, aggressione, corruzione, omicidio, eccetera).
- Natura dei danni.
- Tempo e luogo del crimine.
- Descrizione del luogo, analisi delle tracce.
- Descrizione e caratteristiche dettagliate del crimine commesso.
- Probabile movente e possibili elementi incriminanti.
b) Informazioni sul sospetto
- Informazioni di carattere generale (sesso, età, professione, titolo di studio, stato civile, status socio-economico, eventuali precedenti penali, eccetera).
- Probabile movente.
- Condizioni fisiche e mentali (con relativa ed eventuale documentazione medica allegata).
- Eventuale appartenenza a gruppi (religiosi, politici).
- Ambiente familiare, contesto lavorativo, comportamento sociale.
- Informazioni sullo stile comunicativo e sulla sua personalità.
- Elementi incriminanti già acquisiti dalle indagini preliminari.
- Atteggiamento tenuto durante eventuali precedenti interrogatori.
- Informazioni su eventuali relazioni con la vittima.
- Alibi e altre dichiarazioni attinenti.
- Elementi biografici connessi al crimine.
- Presenza di eventuali perversioni sessuali, comportamenti anormali o fanatici connessi al crimine, con relative modalità ed intensità di attivazione.
- Capacità e opportunità di aver commesso il delitto.
c) Informazioni sulla vittima
- Informazioni di carattere generale (età, sesso, stato civile, professione, stato di famiglia, eventuali precedenti penali).
- Comportamento tenuto durante la commissione del crimine.
- Tipo di relazione esistente tra la vittima e l’autore del reato.
- Natura delle lesioni e del danno riportati.
- Situazione finanziaria e assicurativa.
- Caratteristiche fisiche e psicologiche.
- Eventuale presenza di perversioni sessuali, fanatismi, comportamenti anormali direttamente connessi con il crimine.
- Eventuali elementi che suggeriscono una qualche forma di ricatto da parte della vittima a qualcuno o possibili elementi di complicità. (schema tratto da “L’incredibile testimone – I processi della memoria nella testimonianza”, di Amato Fargnoli, Sonia Moretti – Utet Libreria)
1. Il buon interrogatorio
Una volta in possesso delle informazioni di carattere generale che serviranno da bussola durante le indagini, l’investigatore è in condizione di procedere al “faccia a faccia”, tenendo presente che l’obiettivo da raggiungere è quello di ottenere il maggior numero di informazioni, e di informazioni attendibili ed accurate, concernenti il fatto su cui sta indagando.
La pianificazione e la flessibilità sono le principali caratteristiche che contraddistinguono un buon interrogatorio. L’investigatore, lasciandosi guidare anche dall’intuito, dall’esperienza e dal buon senso, deve avvalersi di uno schema generale di domande preventivamente organizzato che, di volta in volta, dovrà però essere riadattato ed integrato in funzione delle risposte ottenute. È importante inoltre non solo formulare le domande più appropriate, ma anche scegliere i tempi giusti per porle, in modo da rendere il ritmo man mano più incalzante, rispettando però i tempi di risposta dell’interrogato e lasciando spazio a possibili dichiarazioni spontanee. L’investigatore dovrebbe quindi incoraggiare a fornire in prima battuta l’intera versione della storia, senza interrompere il flusso iniziale di informazioni, per poi eventualmente tornare indietro e aggiungere le parti mancanti o ottenere risposte più dettagliate.
La personalità e l’atteggiamento dell’intervistatore giocano un ruolo fondamentale. Chi conduce il colloquio deve saper ascoltare e comunicare abilmente, e contemporaneamente avere la capacità di osservare e monitorare i comportamenti sia verbali sia non verbali, mostrandosi sempre a proprio agio e sicuro di sé. Il modo di fare e lo stile di comunicazione ovviamente si differenzieranno a seconda del soggetto che si ascolta, ma in ogni caso chi interroga deve saper creare un clima di collaborazione, conquistando la fiducia dell’interlocutore, e facendosi riconoscere come una persona obiettiva, leale e pronta ad astenersi dai giudizi. A questo scopo è utile ostentare sincera curiosità, dimostrarsi interessati ed avvicinabili, senza però diventare confidenziali, in modo da non compromettere mai l’immagine professionale.
Ecco alcuni accorgimenti che l’interrogante può utilizzare per ottimizzare i risultati del colloquio investigativo.
- Controllare e ridurre l’ansia iniziale dell’esaminato.
- Dimostrare attenzione concentrata e vigile.
- Formulare domande accurate e verificare costantemente la reazione dell’intervistato.
- Verificare di aver compreso realmente le risposte ottenute.
- Adottare tecniche per intensificare la partecipazione del soggetto e facilitare l’esposizione.
- Controllare la comunicazione non verbale, prestando attenzione al linguaggio del corpo dell’interlocutore ma anche al proprio.
Il clima adatto
Un’intervista investigativa non è mai un’esperienza emotivamente neutra: l’investigatore non può non tenere conto dello stato di agitazione, di disagio, di imbarazzo, di confusione, a volte di paura in cui può trovarsi il soggetto ascoltato. Sia nel caso di colloqui con vittime o testimoni che nel caso di interrogatori a sospettati, è indispensabile evitare conflitti, ridurre la tensione e mettere a proprio agio l’interlocutore, rassicurandolo e spiegando i motivi per cui si trova in quella situazione. Chiarire le regole del colloquio serve anche ad evitare che l’intervistato tenti di tirare ad indovinare o inventare qualcosa solo per accondiscendenza.
L’intervistatore deve assumere un tono neutro, mai accusatorio, pur mostrando interesse alle dichiarazioni rilasciate, in modo tale che l’intervistato abbia la sensazione di essere ascoltato e non giudicato e sia quindi incentivato a