Umberto Galimberti
Povertà
Una società come la nostra che tende a percepirci solo come consumatori, capaci di rispondere positivamente alle tentazioni del mercato per mantenerlo attivo e scongiurare la minaccia della recessione, crea, secondo Zygmunt Bauman, una nuova classe di poveri i quali, a differenza di quelli di un tempo, che tali erano perché non riuscivano a inserirsi nei processi di produzione, oggi sono colpevoli di non contribuire al consumo e, «in quanto non consumatori o consumatori inadeguati e difettosi, sono un peso morto, una presenza totalmente improduttiva».
Configurandosi come una pura perdita, un buco nero che inghiotte servizi senza nulla restituire, con i poveri, per la loro inutilità e perché nessuno ha bisogno di loro, si può praticare la “tolleranza zero”. Si può bruciar loro le tende se vivono accampati, come spesso ci riferiscono le cronache, non per ragioni razziali come è facile credere e propagandare, ma perché, ci ricorda Bauman in Homo consumens: «Nella società