Il valore della memoria

Ennio Di Francesco

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Otto maggio, nove maggio. Il giorno dell’anniversario della Fondazione della Polizia e il Giorno della Memoria, dedicato alle vittime del terrorismo politico e di mafia. Quarantotto ore durante le quali la Nazione riflette su se stessa, sul suo essere uno Stato i cui cittadini vivono liberi perché sicuri, protetti dall’ordinamento giuridico e da chi lo fa rispettare: Sub Lege Libertas. Questa coincidenza di date è il frutto di una legge introdotta di recente: la legge n. 56 istitutiva del Giorno della Memoria è infatti del 2007 e richiama gli italiani – il 9 maggio di ogni anno – al ricordo dell’uccisione di Aldo Moro e dei cinque uomini della sua scorta, tre poliziotti e due carabinieri. Strage-simbolo che ha significato il punto più tragico della stagione degli attentati dei cosiddetti anni di piombo, cominciati, dopo uno stillicidio di violenze durato un decennio, nel ’69 con le bombe di Milano e conclusisi (speriamo per sempre) il 2 marzo 2003 con la morte a Castiglion Fiorentino del sovrintendente capo della Polfer Emanuele Petri, ucciso dalle nuove Br. È infatti questa la drammatica cronologia degli avvenimenti riportata dal volume “Per le vittime del terrorismo nell’Italia repubblicana”, edito su iniziativa della Presidenza della Repubblica, che riporta le 378 schede delle vittime dirette del terrorismo. Così il Giorno della Memoria vede protagonista il Presidente della Repubblica. Il quale, nell’anniversario della Fondazione della Polizia dell’8 maggio, ha voluto conferire la Medaglia d’oro al Merito civile alla memoria alle guardie di ps Antonio Annarumma e Antonio Marino, in forza all’allora III Reparto celere di Milano, vittime nel ’69 e nel ’73 della violenza terrorista di piazza. E ha voluto, il 9 maggio, invitare al Quirinale le famiglie di quelle centinaia di vittime innocenti, perché si incontrassero e si stringessero la mano, quale segnale del superamento delle divisioni del passato. Nel Salone dei Co

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01/06/2009